Torino, Roma, Genova, Trento, Urbino, Napoli, Pavia, Milano. È partito giovedì 4 luglio con Intesa Sanpaolo un viaggio nell’Italia che studia e che prova a prepararsi al meglio alle sfide del lavoro del domani in quei contesti accademici che formano le nuove generazioni di studentesse e studenti futuri professionisti impegnati nelle aziende italiane e globali. Tutto questo è Build Your Future, programma di incontri ideato proprio da Intesa Sanpaolo e realizzato in collaborazione con scuole e università che nei prossimi mesi coinvolgerà 10.000 studenti di tutta Italia per ispirarli e formarli sui grandi processi trasformativi della società: digitalizzazione, intelligenza artificiale, blue economy, space economy, life science e transizione ecologica e molto altro.
«Abbiamo creato un format ispirazionale e coinvolgente, replicabile in tutti i territori per aiutare i giovani ad acquisire gli strumenti necessari a diventare più consapevoli delle trasformazioni che stanno impattando il nostro modo di vivere e lavorare. Si tratta di un programma di eventi educazionali per le studentesse e per gli studenti delle università e delle scuole secondarie di II grado. Obiettivo: ispirare e guidare i giovani attraverso l’approfondimento dei trend trasformativi e approfondire la conoscenza delle competenze chiave per la propria crescita formativa e professionale. Vogliamo trasmettere alle nuove generazioni la voglia di costruire il loro futuro con un approccio proattivo. Il nostro contributo è quello di supportarle fornendo loro strumenti e stimoli per approfondire la conoscenza delle competenze chiave del futuro». Così afferma Elisa Zambito Marsala, Responsabile Education Ecosystem e Global Value Programs Intesa Sanpaolo.
Mismatch tra domanda e offerta
L’obiettivo di Build Your Future è approfondire la conoscenza di alcune competenze chiave per la crescita personale e professionale – tra cui le cosiddette soft skills – e promuovere nelle giovani generazioni una maggiore consapevolezza per affrontare i cambiamenti della società. Tutto parte dalla partnership scientifica con l’Università Luiss e dalla nascita di Look4Ward, primo osservatorio sulle competenze del futuro. «Individuiamo quali saranno le competenze maggiormente richieste nel prossimo futuro. Le nostre ricerche hanno evidenziato come nel 2023 siano stati stimati quasi 2,5 milioni di profili di difficile reperimento in Italia, con un incremento di circa il 18% sull’anno precedente, a fronte di un tasso di disoccupazione giovanile di oltre il 20% nel 2023. Questo squilibrio, dovuto in parte anche all’accelerazione delle trasformazioni in atto, rappresenta un ostacolo significativo allo sviluppo economico e un’importante sfida per i giovani che entrano nel mondo del lavoro. Ci siamo quindi concentrati nell’individuare i fabbisogni di nuove competenze e di rigenerazione di competenze, necessari per adeguarsi alle trasformazioni aziendali in corso ed ai nuovi business, in settori strategici per il Paese», dice Zambito.
“Vogliamo trasmettere alle nuove generazioni la voglia di costruire il loro futuro con un approccio proattivo.”
La forza delle soft skills
Ma quali saranno le competenze strategiche del futuro, quelle che plasmeranno le imprese del domani e definiranno i profili dei talenti? «Le ricerche condotte hanno esplorato diversi settori dell’economia ed è emerso come in un mondo in cui è in costante aumento la domanda di competenze legate alle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e la sostenibilità, per oltre l’80% delle aziende intervistate le soft skills diventano sempre più cruciali e strategiche: mi riferisco a competenze quali il pensiero critico, il problem solving, la creatività, la resilienza, la capacità di costruire alleanze e fare network, in quanto forniscono gli strumenti determinanti per garantire competitività in un mercato del lavoro in continua trasformazione», precisa Zambito. Così dall’osservatorio emerge un’attenzione a individuare i fabbisogni di nuove competenze e di reskilling, necessari per rispondere alla trasformazione che le aziende stanno vivendo a seguito della digitalizzazione, della sostenibilità e dei nuovi business. «La nostra capacità di rimanere competitivi e continuare a innovare in modo sostenibile dipenderà da quanto saremo capaci di formare e preparare le nuove generazioni ad un mondo in continua trasformazione. Questo è ancor più rilevante per il nostro Paese che deve far fronte alle note sfide demografiche. Per creare scenari di rilancio economico imperniato sulla competitività occorre attivare circoli virtuosi tra aziende, istituzioni, scuole e università», dice Zambito.
Dai dati dell’osservatorio emerge che, in un mondo in cui le tecnologie aumentano, l’interpretazione umana e l’individuo restano al centro. «Le professioni del futuro saranno caratterizzate sempre di più da una fusione tra conoscenze tecniche verticali e competenze trasversali e relazionali», conclude Zambito.