Dal Kindle all’e-book, dalle mail alle chat, dai sottotitoli delle serie tv ai messaggi su app e smartwatch. Nel nostro longform domenicale la sociologa Lella Mazzoli, co-direttore del Festival del Giornalismo Culturale con Giorgio Zanchini, ci racconta la rivoluzione senza fine che riguarda la lettura
Leggere, attività principe della nostra vita culturale, ma non solo, direi del nostro benessere. Lo sostiene anche la Generazione Z, seppure con le dovute differenze rispetto alle popolazioni adulte. Per questo l’undicesima edizione del Festival del giornalismo culturale (di cui StartupItalia è media partner) è dedicata proprio alla lettura. Leggere per… è il titolo della edizione 2023. Il sottotitolo – il futuro del giornalismo culturale nell’era degli schermi – esplicita bene l’evoluzione, talvolta la rivoluzione, dell’azione del leggere. Il festival lo fa chiedendo a giornalisti generalisti e culturali, a scrittori, a studiosi e ricercatori qual è il loro rapporto con il leggere e quali sono i prodotti privilegiati della lettura per il loro lavoro.
Le mille facce della lettura
Per capire meglio cosa accade oggi alla lettura, il Cepell (Centro per il libro e la lettura del Ministero della cultura diretto da Angelo Piero Cappello e presieduto da Marino Sinibaldi) ha commissionato all’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino una ricerca che indaga proprio quella generazione, la Z, che sta modificando i propri comportamenti verso la lettura. Modifica che però non esclude affatto lo svolgere di questa attività. Non è infatti vero, questo è noto, che oggi si legge di meno, anzi. È vero però che si legge su altri device, in momenti diversi, con modalità differenti rispetto al passato. Ancora: non è vero che il libro di carta è morto, anzi. I ragazzi e le ragazze fra i 14 e i 19 anni (il campione della ricerca è di 2000 interviste CAWI inviate appunto ad appartenenti a quella generazione Z e 10 focus group condotti nelle terze classi delle Scuole medie inferiori) non disdegnano il libro tradizionale, amano l’odore della carta, ri-vederlo nelle librerie di casa, alcuni vi ‘fanno le orecchie’ altri sottolineano o evidenziano mentre altri ancora sono inorriditi da queste modalità che considerano maltrattamenti come se fossero fatti sulla loro stessa pelle.
Se da una parte questa tradizione rimane fra le modalità di lettura scelte, non mancano tutte le altre forme di lettura. Dal Kindle all’e-book per le letture lunghe che ha caratteristiche quasi uguali alla carta, alle mail, ai commenti, alla chat fino ai sottotitoli delle serie tv e dei film, finanche ai messaggi sullo smartwatch (strumento però poco diffuso tra generazione in questione). Sono forme di lettura praticate dalla generazione Z, con percentuali interessanti. Sullo smartphone leggono messaggi personali (88%), in-game chat (35%), articoli su siti di news (68%) e sottotitoli di video online (68%). Su pc e laptop si riscontra invece poca attività di lettura così come sul tablet, strumento considerato ancor più antiquato del computer. Quello che conta maggiormente è la possibilità di combinare ascolto e lettura, modalità fondamentale soprattutto per gli intervistati 16-19enni. Occorre tenere bene in conto queste indicazioni, dal momento che costituiscono driver e opportunità per la promozione della lettura tra le generazioni di giovani di oggi e di domani. Multimedialità è la parola chiave anche per leggere, un collante interessante che editori, formatori e pure la politica dovrebbero tenere in conto.
Nel volume Il futuro del leggere (edito da Castelvecchi) che riporta i dati della ricerca dell’Istituto per la formazione al giornalismo (con i ricercatori Francesco Sacchetti, Andrea Lombardinilo, Niccolò Sirleto da me diretti e coordinati) e che verrà presentato al Festival del giornalismo culturale domenica 8 ottobre, il curatore Angelo Piero Cappello, direttore del Cepell, scrive nell’introduzione un paragrafo provocatorio dal titolo “Conclusione provvisoria: un futuro per leggere” in cui, a ragione, sottolinea come la lettura non sia di serie A o B, a seconda di dove la si pratichi. Non è dimostrato, cito dalla sua introduzione, che «il lettore digitale (nativo o acquisito) sia, per capacità cognitive, inferiore o superiore al suo omologo tradizionale». Gli stessi ragazzi e ragazze intervistati mettono in evidenza un aspetto, che fa riflettere su modalità e dispositivi per la lettura: quello della distrazione, più frequente nelle letture fatte su device digitali perché questi in contemporanea inviano messaggi, notifiche e altro. Ciò però accade anche se la lettura viene fatta su carta, dato che siamo sempre collegati. Non è dunque la lettura sulla carta che ci mette al sicuro dalla distrazione.
Influencer della lettura
Ma attenzione. C’è un ulteriore aspetto che la generazione Z sottolinea. Come scelgono cosa leggere? Chi sono i loro consiglieri? Non più recensioni su inserti culturali ovviamente, per niente seguiti da questa generazione di lettori, ma su cui ci sarebbe molta da dire per una sorta di familismo amorale legato ai recensori su carta, in tv o in radio ovvero attraverso il mainstream. La generazione Z sceglie su segnalazione, suggerimenti e consigli che provengono dal web e dai social. Booktok ha la meglio su tutto e tutti: Tiktok è utilizzato dal 68% degli intervistati, scelto per i video dal 91% mentre per i testi solo dall’8%. Quello che però è davvero interessante è che il 70% segue live, commenti e presentazione di libri sui social dove l’hashtag BoohTok ha la meglio rispetto ad altre piattaforme, pur utilizzate e conosciute come Instagram o Twitch.