Quali sfide attendono la società di domani? Quali sono i rischi e quali le possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico? Per la rubrica “Futuro da sfogliare” un estratto del libro Donne fra le stelle di Patrizia Caraveo e Annamaria Nassisi, edito da Springer.
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Lo spazio è nato e si è sviluppato come un mondo maschile. Basta guardare le foto degli astronauti che hanno fatto la storia della conquista della Luna per rendersi conto che erano tutti maschi bianchi. Né le donne, né le persone di colore trovavano posto tra gli astronauti e neppure tra i tecnici che lavoravano nelle sale di controllo. Perché? Forse le donne non erano interessate? Ovviamente c’erano donne capaci e sicuramente vogliose di camminare sulla Luna, ma il sistema le escludeva da subito.

La NASA sceglieva i suoi astronauti tra i piloti collaudatori che si erano formati in Aviazione, in marina e nel corpo dei marines. Dal momento che all’epoca la carriera militare era preclusa alle donne, non c’era alcuna possibilità. Anche l’exploit di Valentina Teleskova nel 1963 era stato un caso isolato. La seconda donna sovietica e la prima americana sarebbero volate venti anni dopo. Ma la preclusione funzionava anche per le carriere tecnologiche e scientifiche. Film come “Il diritto di contare” ci hanno fatto apprezzare il contributo dato da matematiche di colore che facevano i conti dietro le quinte senza avere il diritto di sedere nelle sale di controllo.

Nel mondo dello spazio, le donne sono poche e spesso si sentono isolate e fuori posto. A questo proposito troviamo sempre utile guardare la foto di JoAnn Morgan, instrumentation controller di Apollo 11, l’unica donna nella sala di controllo di Cape Canaveral. Per riuscire a mettersi in gioco le donne devono prima di tutto combattere i pregiudizi. Lo spiega molto bene Amalia Ercoli Finzi nel suo intervento. Alle donne viene rimproverato di avere tre grosse mancanze no talent, no temper, no time. Le signore non hanno il talento, il temperamento ed il tempo per poter fare questo tipo di carriera.

È tempo di sfatare questo luogo comune; tutti, uomini e donne, possono dare il loro contributo al progresso della scienza e della tecnologia. Per costruire un mondo migliore c’è bisogno del talento di tutti, indipendentemente dal genere. Incrementare la presenza femminile nelle materie scientifiche (quelle che vanno sotto il nome di STEM per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) è una delle priorità dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Per fare aumentare la presenza femminile in ambiti ritenuti (a torto) tradizionalmente maschili occorre dare visibilità a figure di donne che hanno realizzato i loro sogni. Donne fra le Stelle è nato per promuovere una maggiore presenza femminile nel mondo delle scienze e delle tecnologie collegate allo spazio, e lo vuole fare fornendo dei modelli di ruolo che possono essere di esempio e di ispirazione a chi sta cercando la propria strada in vista di una futura carriera.

Per questo vengono organizzati congressi per fare conoscere al pubblico le esperienze di scienziate, manager, imprenditrici e studentesse che si sono messe in gioco e hanno trovato il loro posto nel mondo della ricerca, dell’industria e della imprenditoria. Le loro storie dimostrano che è possibile raggiungere traguardi che molti ritengono irraggiungibili. La tenacia, l’impegno, lo studio e una visione lungimirante porteranno l’umanità a fare quel salto evolutivo che ci condurrà a diventare una razza multiplanetaria.
Il libro Donne fra le stelle è nato dal desiderio di fissare nel tempo e condividere con quante più persone possibile l’esperienza vissuta al centro congressi di Abano Terme nell’aprile 2024. Oltre a raccontare percorsi di ricerca e di lavoro in astronomia, in fisica, in ingegneria, l’associazione Donne fra le stelle sente di avere un debito di riconoscenza verso Rossella Panarese, giornalista di Radio3 scienza che aveva accettato di moderare la prima edizione ma non ha potuto tenere fede al suo impegno perché è improvvisamente scomparsa.

Per questo il libro contiene un bellissimo racconto della carriera di Rossella alla quale è stato dedicato il “Premio Nazionale Rossella Panarese per la divulgazione scientifica spaziale”, indirizzato a ricercatori, giornalisti, studiosi, autori, registi, blogger che con il loro impegno, e attraverso la loro arte di comunicatori, hanno contribuito a divulgare la scienza spaziale.

Benché si tratti degli atti di un congresso, il libro è di facile lettura. Tutti gli interventi sono stati trascritti e poi rivisti dalle autrici che hanno cercato di mantenere l’immediatezza delle loro presentazioni. Purtroppo non abbiamo potuto inserire gli intermezzi musicali che hanno arricchito il congresso grazie al talento (anche musicale) della giovane ingegnera aerospaziale Alessia Gloder e neppure un interessante incontro dibattito sul rapporto tra fede e scienza.