Quel che accade in Università ha effetti sul sistema sanitario nel lungo periodo. Ce ne ha parlato il founder di una startup che aiuta gli studenti a prepararsi agli esami di ammissione
Soltanto nei pronto soccorso italiani mancano più di 4mila medici. A tre anni dallo scoppio della pandemia lo stato della sanità resta tra le priorità da affrontare da Stato e Regioni. Anche se potrebbe sembrare un argomento lontano dalle emergenze che pazienti, medici, infermieri e personale degli ospedali vivono tutti i giorni, il nodo dei test di ingresso universitari a Medicina e altre facoltà scientifiche potrebbe contribuire a risolvere (o, d’altra parte, complicare ancor di più) la situazione sul lungo periodo. «La verità è che, io credo, nessuno sembra davvero mettere in discussione il sistema del numero chiuso a livello strutturale. Da quando abbiamo iniziato, i test sono soltanto aumentati». Abbiamo intervista Ludovico Callerio, Co-founder e Ceo di Testbusters – azienda che offre corsi di vario tipo e durata riservati a chi vuole passare i test – per affrontare un tema cruciale nel futuro non soltanto del lavoro, ma del livello della sanità in Italia.
Un mestiere che cambia
Nei giorni scorsi è circolata l’ipotesi di una cancellazione o allentamento dei test di Medicina da parte della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Il Ceo di Testbusters resta perplesso sull’abolizione, ma ha aggiunto: «Oggi paghiamo gli errori fatti almeno 12-15 anni fa. Alla luce di quel che sta accadendo, sarebbe stato meglio tenersi qualche margine in più quando si è scelto il numero chiuso. Sembra che non si sia tenuto conto del numero di chi ha lasciato gli studi in Medicina, così come dei fuori corso complessivi e dei medici che poi sono andati a fare altro. È un lavoro che, come tutti, è cambiato molto e cambierà sempre più».
Le novità dei test di Medicina
In attesa di capire cosa ne sarà dei test di ammissione a Medicina, già qualcosa sta per cambiare: la prossima edizione sarà infatti divisa per la prima volta in due appelli, uno ad aprile e uno a luglio. «E poi non ci sarà più il test in modalità cartacea, ma a computer», ha sottolineato il Ceo di Testbusters. «Già qualche anno fa eravamo noi stessi a dire che si sarebbero potute fare due prove all’anno. Anche per caricare studenti e studentesse di minori preoccupazioni. Ora con due tentativi si possono fare già dalla quarta superiore».
Abolire o riformulare i test di ingresso a Medicina, magari prevedendoli dopo il primo anno di studi universitari, sarà una decisione che prenderà il governo nei prossimi mesi. Ma non si può più trascurare il fatto che chi studia Medicina non per forza farà o vuol fare fin da subito il medico. In altre parole: non si può far affidamento soltanto sul numero di studenti, o aumentarlo di poco, per stimare il numero di dottori che andranno in servizio tra tot anni. «Io sono un medico odontoiatra e da due anni, anche se ho continuato a esercitare, faccio l’imprenditore quasi a tempo pieno», ha commentato Callerio.
Questione di competenze
Un test di ingresso, va da sè, non stabilisce le competenze o il valore effettivo di uno studente. Si tratta di un metodo consolidato che il nostro sistema universitario ha introdotto da tempo. Ma in tutti questi anni le competenze tecnologiche tra i dottori che parabola hanno seguito? «In questo momento non credo ci sia piena consapevolezza dei cambiamenti all’orizzonte, nell’era dell’informazione digitale quella del medico è una professione destinata a essere profondamente ripensata e rivoluzionata, anzi sta già succedendo.». Ci sono già dei casi in cui la tecnologia sta performando meglio delle persone? «L’esempio più semplice è probabilmente la radiologia: già da qualche anno molti software diagnostici hanno preso piede, specie in quei casi in cui per alcune diagnosi le macchine e l’intelligenza artificiale riscontrano una percentuale di errore minore rispetto a quella dei radiologi».
Non si tratta di tecnologie che spazzeranno via il lavoro delle persone, come si legge per ChatGPT (il software di OpenAI di cui vi abbiamo scritto più volte). Ma sono i nuovi professionisti che dovranno assorbire competenze adeguate per offrire un servizio migliore, dalla telemedicina alla sinergia con l’IA fino alla robotica. Nel frattempo Testbusters continuerà la propria attività per preparare i neodiplomati a superare i test. Fondata nel 2012 a Milano, ha chiuso il 2022 con 7 milioni di euro di fatturato e oltre 6mila corsisti; presente in 35 città offre corsi di vario tipi, dagli intensivi a quelli spalmati su più mesi. «Tutti i nostri docenti – ha concluso il Ceo – sono ragazzi e ragazze che hanno superato il test. Nasciamo così per fare da guide, da “fratelli” e “sorelle” maggiori per chi vuole fare quel che abbiamo fatto noi: superare il test d’ammissione alle università italiane».