Daniele Manni è docente di Informatica (e imprenditorialità) a Lecce: è il primo italiano ad aver vinto la competizione internazionale. A darne notizia la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina
In un momento in cui la scuola italiana è al centro dell’attenzione, ma per ragioni che esulano dalla qualità dell’offerta didattica, notizie come questa sono una boccata di ossigeno e anche il segnale di come si risponde alle sfide che aspettano e il Paese e l’insegnamento e le competenze dei lavoratori di domani. Daniele Manni, 61 anni compiuti ad agosto, docente di informatica all’Istituto Tecnico Economico Galilei Costa di Lecce, ha vinto il Global Teacher Award: è il primo italiano in assoluto ad aggiudicarsi questo riconoscimento e il 22 novembre volerà in India per portarselo a casa. Con lui, altri 50 super insegnanti di tutto il mondo.
Successi reali e posti di lavoro
A convincere i giurati indiani per Daniele Manni è stata “la perseveranza e l’aver ottenuto successi reali. Molti dei ragazzi – ha spiegato – hanno avviato imprese che hanno avuto successo dopo la scuola. Non solo teoria didattica, quindi, ma posti di lavoro. Uno di loro ad esempio è partito veramente dal garage del padre, ora ha un magazzino di 14mila metri quadrati e dà lavoro a 70 giovani”.
Il mio collega Carlo
Il primo pensiero di Daniele Manni? È andato al “mio carissimo collega Carlo Mazzone”, il docente di Benevento, anche lui di informatica, che è invece nella decina dei finalisti del Global Teacher Prize, un altro premio, quello che mette in palio un milione di dollari. Che cosa accomuna i due docenti? Sono entrambi del Sud ed entrambi hanno le idee chiare su startup e innovazione. Entrambi poi hanno un metodo, testato nel corso degli anni. Quello di Manni si chiama “Imparare l’imprenditorialità facendo startup”.
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Vincere in un momento così
Con l’emergenza Covid protagonista della vita sociale, economica e culturale del Paese (e del mondo), il premio vinto da Daniele Manni ha un sapore particolare. “Assume un significato molto importante – spiega il docente – la scuola oggi è in una baraonda totale, ogni giorno cambia qualcosa. C’è sì disordine, ma c’è al tempo stesso la capacità di docenti e dirigenti di adattarsi. Mettendo sempre avanti il bene dei ragazzi. È questa la forza del nostro corpo docente. Ovvio, vogliamo tutti tornare alla scuola in presenza con il contatto reale con i nostri alunni. Ma prima di allora dobbiamo adattarci”.
I complimenti della Ministra
“Sono felicissimo anche per i ragazzi, che si sentono coinvolti in una cosa meravigliosa” ha aggiunto Manni a proposito del premio. Ma oltre ai complimenti dei suoi alunni e dei colleghi, è arrivata anche la soddisfazione della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. “È stata lei ad aver dato la notizia. È una cosa che mi ha positivamente sorpreso. È stato un gesto molto importante”.
Professore, lei è un docente di informatica che insegna imprenditorialità.
“Da circa vent’anni ho abbracciato la didattica dell’imprenditorialità. Sono docente di informatica e 18 anni anni fa ho iniziato a dedicare parte delle ore a materie che allora non esistevano: creatività, innovazione e cambiamento. Che cosa faccio? Costringo, mi passi il termine, i ragazzi di 14 anni a inventarsi una startup e un’idea imprenditoriale e li accompagno affinché l’idea diventi realtà, un impresa reale su un mercato reale, non una simulazione”.
Questo approccio che risultati ha dato?
“Ad alcuni si apre la possibilità di intraprendere la carriera imprenditoriale. A tutti offre la possibilità di fare un percorso che li aiuta ad acquisire tante competenze trasversali, utili, qualsiasi sia il loro futuro”.
Come si insegna una startup a scuola?
“Una startup non si insegna, si fa. Il mio approccio didattico parte da questa premessa. Non spiego mai alla lavagna cos’è un’impresa o che cos’è un imprenditore o il mercato, ma lo facciamo. Una volta individuata un’idea la mettiamo sul mercato”.
Seguite così tutta la filiera del prodotto o del servizio.
“Dai dati di mercato fino alle quantità e all’ordine, compreso il ricorso all’avvocato nel caso di clienti che non pagano. In questo quadro, il business plan non è solo un concetto ma un’idea concreta. E così i ragazzi, che imparano sul campo, ne capiscono esattamente il senso”.
Ma poi sul mercato ci andate davvero?
“La nostra scuola è conosciuta per la sua vocazione all’imprenditorialità. In particolare i miei studenti sono pronti in questo senso”.
Professore cos’è per lei la didattica a distanza?
“È stata una necessità, quando si è presentata nelle nostre vite durante il lockdown. Ma è anche un’opportunità. Molti dei miei colleghi che non hanno mai usato il computer, in poche settimane hanno imparato molto velocemente e hanno scoperto che potrà essere utile anche in una normalità futura”.