Secondo gli ultimi dati Istat, mediamente in Italia nell’erogazione si perde ogni giorno circa il 40% dell’acqua, con una grande eterogeneità tra le regioni. Da oltre un ventennio, l’Italia si riconferma al primo posto nell’Unione europea per la quantità, in valore assoluto, di acqua dolce prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali, sempre più condizionati dalla scarsità di precipitazioni. Una situazione che mette in grave difficoltà non solo i cittadini, ma anche, e soprattutto, le aziende che incontrano grandi difficoltà a gestire una risorsa fondamentale per la vita che sta diventando sempre più preziosa.
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Stress idrico, come siamo messi in Italia?
Lo stress idrico minaccia, infatti, molti aspetti della vita che dipendono da questa risorsa fondamentale. L’acqua è diventata un’emergenza attraverso la quale si percepiscono i principali effetti del cambiamento climatico ed è strategica per lo sviluppo socioeconomico di qualsiasi territorio. «Non è pensabile immaginare un sistema socio-economico davvero sostenibile senza una gestione ottimale dell’acqua, ma per fare questo è necessario ripensare radicalmente l’approccio che finora ha guidato l’utilizzo di questa risorsa e che non può essere limitato esclusivamente a considerazioni di carattere tecnico», ha affermato Simonetta Giordani, segretario generale dell’Associazione Civita durante l’appuntamento del ciclo “Quando la sostenibilità incontra…”, dedicato a innovazioni e strategie per una nuova cultura dell’acqua.