«Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che 4 anni di vita», sosteneva nel 1994 l’Unione Nazionale Apicoltori francesi. Un concetto che agricoltori, scienziati, professori ed esperti della biodiversità continuano a ribadire incessantemente ma che, spesso, viene dimenticato. Eppure, secondo il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, gli insetti impollinatori, sia selvatici che domestici, portano l’80% del cibo presente sulle nostre tavole, in maniera diretta o indiretta. Il diffondersi di patologie, l’indiscriminato utilizzo di pesticidi, i drastici cambiamenti climatici, la diffusione di monocolture e la riduzione degli habitat naturali contribuiscono alla riduzione di queste specie animali per noi indispensabili. Cosa fare? A livello individuale rispettare l’ambiente è sempre un’ottima scelta ma a pensare a qualcosa di davvero importante per il mantenimento della biodiversità sono, in primis, gli apicoltori. Apicoltura Urbana, nata nel 2016 nell’hinterland milanese per dare la possibilità di allevare le api anche all’interno di contesti urbani già da diversi anni sta studiando a fondo il fenomeno della riduzione di questi piccoli esseri viventi volanti. Nella nuova tappa del nostro Viaggio in Italia andiamo alla scoperta di questo piccolo mondo che ci sta sfuggendo di mano. Lo facciamo con l’aiuto di Giuseppe Manno, founder di Apicoltura Urbana, che oggi utilizza avanzati strumenti di intelligenza artificiale per il monitoraggio delle api. E non solo.
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Intelligenza artificiale contro l’estinzione delle api
Apicoltura Urbana è stata tra le prime società in Italia a introdurre il concetto di allevamento delle api in contesti urbani, installando gli alveari sui tetti delle aziende, degli uffici, dei condomini. Oggi è grazie ad avanzati strumenti di intelligenza artificiale che riesce a monitorare la vita quotidiana di questi piccoli esseri volanti che per l’essere umano e il Pianeta sono indispensabili. Attraverso soluzioni di image recognition, in collaborazione con una società norvegese specializzata in innovazione biotecnologica, BeeFutures, Apicoltura Urbana riesce a esaminare gli impatti dell’inquinamento sulle api, che diventano un vero e proprio bioindicatore per proteggere la biodiversità e tutti gli impollinatori. «Questa dotazione nasce da una richiesta di monitoraggio della biodiversità con interventi concreti sull’ambiente circostante – spiega Giuseppe – Le api sono degli eccellenti bioindicatori che vengono in contatto con tutte le matrici ambientali: aria, acqua, terra e suolo. Grazie a questi sistemi di AI riusciamo a effettuare una serie di indagini. Per esempio, analizzando l’alveare come la quantità di cera presente, il polline ecc… Riusciamo a risalire a una serie di materiali inquinanti che arrivano fino alle microplastiche. Inoltre, possiamo capire in tempo reale lo stato di salute della colonia e il comportamento di volo».
Laddove non arrivano gli strumenti tradizionali come, ad esempio, le bilance, arriva l’intelligenza artificiale. «L’AI ci aiuta a contare il numero di api in ingresso e in uscita, così capiamo quali sono le attività di volo sulla colonia, se ci sono avvelenamenti esterni, ecc… Questo sistema riesce anche a misurare il polline presente sulle zampe delle api ed è un dato importante perché è parte proteica degli impollinatori». Le api vanno protette anche perché ci aiutano a capire lo stato di salute delle aree che ci circondano: «Il nostro sistema, per esempio, calcola il polline che le api si portano dietro e lo cataloga per colore, fornendo un importante risultato in merito al tipo di fiori che questi animaletti impollinano e, in base a questo, le aziende possono sapere come e quando iniziare la piantumazione per sopperire all’assenza di fioriture».
Parola chiave per Apicoltura urbana: creare sinergie
In questo grande lavoro, Apicoltura Urbana collabora con altre realtà del settore come BeeFutures e Alveario. «Con questo lavoro in sinergia coinvolgiamo più Paesi e condividiamo con loro una serie di valori essenziali per risolvere problemi che l’apicoltura sta affrontando a livello mondiale, considerando anche il cambiamento climatico in corso – racconta Giuseppe – Per esempio, questa settimana dovrebbe essere la più importante per la fioritura dell’acacia, ma con le basse temperature le api sono in sofferenza e gli apicoltori sono costretti a nutrirle artificialmente. Qualche giorno fa abbiamo visto che le operaie stavano cacciando i fuchi dall’alveare. Questo accade perché quando l’alveare è in sofferenza alimentare li espelle per garantire la sopravvivenza delle api operaie». Il sistema di Apicoltura Urbana è utile non solo al monitoraggio delle api, ma anche delle piante: «Ci stiamo anche focalizzando su altre tecnologie pensate per monitorare lo stress delle piante – continua Giuseppe – Così mettiamo in relazione l’attività delle api con lo stato di salute ambientale». Apicoltura Urbana si avvale di una rete di 50 aziende di apicoltura collaboratrici a livello nazionale per monitorare la salute degli alveari. «I dati sono custoditi in un database che aiuta i nostri clienti e stiamo sempre di più diffondendo la nostra tecnologia».
Che succede se scarseggiano le api?
Il quadro restituito dai sistemi di analisi diffusi da Apicoltura urbana è un po’ a macchia di leopardo per quanto riguarda la situazione della nostra Penisola: «Al Sud si denotano certe caratteristiche degli alveari che al Nord non sono presenti. Così come se si notano delle sofferenze nel Settentrione, non è detto che queste ci siano anche nel Meridione. Ogni regione ha le sue problematiche», racconta Giuseppe e aggiunge: «La mancanza di api danneggia tantissimi aspetti della nostra esistenza, sia da un punto di vista economico che sociale. Per esempio, già l’anno scorso la produzione del miele di acacia è stata inferiore al 90%, e anche quest’anno la situazione sarà molto grave, con alcune aziende che rischiano di chiudere. Le api si sono sviluppate milioni di anni fa e hanno adattato il proprio comportamento sulla base delle stagioni, con le fioriture. In questi ultimi decenni il loro normale ciclo vitale è stato sconvolto e sono le prime testimoni del cambiamento climatico perché si ritrovano completamente disorientate». Insomma, questo problema riguarda tutti, non solo gli imprenditori del settore, come racconta sempre Giuseppe: «È una partita a scacchi con la natura: le piante hanno bisogno dell’impollinazione per riprodursi, non solo per la frutta e verdura ma anche per l’ossigeno che restituiscono».
Educare per cambiare
Grazie al network di apicoltori creato, questa realtà ha messo a punto diversi programmi di divulgazione ed educazione ambientale, a partire dalle scuole. «I ragazzi di oggi saranno gli apicoltori del domani – sostiene Giuseppe – E noi vogliamo formare e divulgare l’importanza degli impollinatori a tutti i livelli: dalle aziende alle scuole grazie al contributo di professionisti che si occupano di didattica e che ci permettono di promuovere eventi e attività anche con le istituzioni pubbliche. Noi che vediamo con i nostri occhi come sono peggiorate le condizioni di salute degli alveari vogliamo condividere questo grido di allarme, soprattutto con i bambini. Vogliamo gettare le basi per promuovere una cultura sui prodotti che ci restituiscono gli alveari e sui benefici che questi hanno per la salute umana».