C’è un approccio alla salute e al benessere globale – si chiama One Health – che presuppone che la salute, la salute con l’iniziale maiuscola, sia una sola. Chi pensa One Health pensa, cioè, che la salute umana, la salute animale e la salute del pianeta siano interconnesse: una non può esistere senza l’altra; se una delle tre dimensioni si deteriora, lo faranno anche le altre. Si tratta di un approccio dalle solide radici scientifiche – è stato ufficializzato nel 2017 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità -, di una visione olistica che, per vincere la grande sfida del benessere globale, incoraggia ad abbracciare la complessità, a includere i punti di vista diversi, a integrare i saperi scientifici, a moltiplicare le prospettive.
Proprio One Health è il titolo di un bel saggio, appena pubblicato da Il Saggiatore, che raccoglie quattordici contributi di scienziati, studiosi, intellettuali, sotto la curatela di Vittorio Lingiardi, saggista di fama, psichiatra, psicanalista, professore ordinario alla Sapienza di Roma, e di Isabella Saggio, genetista e docente al Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin della Sapienza: la Saggio è stata, peraltro, curatrice della mostra Elogio della diversità, da poco terminata a Palazzo Esposizioni Roma, un viaggio scientifico, estetico, emotivo nella bellezza e nella necessità di quel patrimonio di variabilità che è la biodiversità delle forme di vita presenti sulla Terra.
Connettere, contribuire, collaborare
Ad aprire il saggio One Health è David Quammen, il divulgatore scientifico americano che ha acquisito fama planetaria durante il Covid per aver previsto nel suo best seller Spillover una pandemia di origine animale con focolaio in Cina: è lui a ricordare, nel capitolo che ha chiamato La salute è una sola, appunto, il nesso tra la deforestazione, gli allevamenti intensivi, il commercio della fauna selvatica e le pandemie, lui che invita a ragionare cercando sistematicamente il collegamento tra le cose e a rifuggire i compartimenti stagni, a interconnettere le attenzioni e le pratiche, a stringere collaborazioni con tutte le dimensioni di studio e a tutti i livelli. E mentre la ricercatrice Simona Fraschetti ci convince della necessità di diventare custodi dell’acqua perché gli oceani garantiscono la biodiversità, regolano il il clima del pianeta e la salute globale, la saggista Daniela Minerva riflette sull’urgenza di costruire parole rigorose ed empatiche, adeguate a una divulgazione scientifica che stimoli nelle persone il senso di responsabilità e di cooperazione.

Ripensare le città come ecosistemi viventi
Le città diventano teatro di sperimentazione per l’architetto Stefano Boeri a partire dalla Città dei 15 minuti – un modello urbano policentrico in cui i cittadini trovano i servizi necessari entro il raggio di 15 minuti a piedi – e dalla Città arcipelago, dovei quartieri somigliano a isole circondate da verde e sono connessi da sistemi di mobilità sostenibile. «Saranno due le grandi questioni che l’umanità dovrà affrontare nei prossimi anni», scrive Boeri nel capitolo La città come ecosistema. Si tratta «della transizione ecologica necessaria per la conservazione della nostra specie sul pianeta Terra e della strenua campagna per ridurre quelle crescenti disuguaglianze di reddito, di genere, di origine geografica e sociale che negli ultimi decenni hanno creato enormi fratture nelle società degli individui umani. E queste due questioni sono interrelate in modo inscindibile». Per il medico e professore emerito della Sapienza Andrea Lenzi, le città sono soggetti, ecosistemi, tessuti viventi, che sul modello dell’Urban One Health, devono favorire l’empowerment di chi le abita, l’equità, la sostenibilità sociale, economica e ambientale, il rispetto dei diritti e dei doveri individuali e collettivi.
Guardare oltre i confini del già noto
Nel saggio si alternano anche contributi economici, filosofici, giuridici, psicologici e che riguardano l’intelligenza artificiale, a dimostrazione di come le competenze necessarie per vincere le sfide della salute globale debbano essere molteplici, interdisciplinari, condivise e integrate e di come quella della salute non sia più solo una sfida scientifica, ma anche etica e culturale: esemplari i capitoli dello scrittore Paolo Giordano e del filosofo della biologia Telmo Pievani.
Infine, considerando i quattordici contributi raccolti in One Health emerge una coincidenza non casuale, ovvero che tutti insieme coprono per intero i 17 Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite. È certamente la dimostrazione della completezza degli approfondimenti proposti dagli autori e dalle autrici, ma anche la prova che la salute dell’intero ecosistema ha come precondizione la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. «Serve immaginazione, coraggio e la capacità di guardare oltre il confine del già noto», riflette Vittorio Lingiardi. «La crisi è anche una chiamata alla responsabilità: il modo in cui sapremo rispondere definirà il nostro tempo e il tempo a venire».