Solo Italia e Ungheria hanno votato contro la direttiva sulle Case Green approvata nei giorni scorsi dall’Ecofin. Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono invece astenute. Al netto della presa di posizione da parte del Governo, il Paese dovrà comunque adeguarsi al nuovo pacchetto che avrà senz’altro un impatto sul settore dell’edilizia nel vecchio continente. «È una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga?», è stato il commento amaro del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Case Green: quali obiettivi?
Secondo i dati riferiti dalle autorità europee, gli edifici sono responsabili di un terzo delle emissioni a livello UE. In base alla nuova direttiva, entro il 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero ed entro il 2050 l’intero parco edilizio nell’Unione Europea dovrà essere trasformato in un parco a emissioni zero. Al fine di decarbonizzare il settore edilizio, i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici dovranno prevedere una tabella di marcia per l’eliminazione graduale delle caldaie a combustibile fossile entro il 2040.
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Confedilizia ha definito inaccettabile il testo. «Visto che è iniziato il festival delle categorie interessate ad ottenere lavoro facile a spese altrui, è importante chiarire agli italiani che nessun obbligo di intervento sugli immobili è ad oggi previsto – ha commentato il presidente dell’associazione Giorgio Spaziani Testa -. Solo il Governo potrebbe imporlo, recependo la direttiva. Ci sono due anni per farlo, ma noi confidiamo che l’Esecutivo e la maggioranza impieghino questo periodo di tempo impegnandosi con decisione per far sì che il provvedimento venga, al minimo, radicalmente modificato nella prossima legislatura europea».
Nella direttiva Case Green ci sono poi altri impegni, con tempi serrati. Gli Stati membri si dovranno infatti assicurare che il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali sia ridotto del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per incorporare le disposizioni della direttiva nella propria legislazione nazionale. La Commissione UE riesaminerà la direttiva entro il 2028.