Ex presidente Istat ed ex ministro del Lavoro, da anni il portavoce ASviS è in prima linea sull’Agenda 2030
AGGIORNAMENTO: Enrico Giovannini è nuovo ministro dei Trasporti del Governo di Mario Draghi
StartupItalia ha intervistato più volte Enrico Giovannini, ex presidente dell’Istat ed ex ministro del Lavoro nel governo Letta. In queste ore abbiamo provato a metterci in contatto con l’attuale portavoce dell’ASvisS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – che ha però preferito non commentare le ultime notizie che lo indicano come prossimo possibile ministro della transizione ecologica nel governo di Mario Draghi. Cautela che interpretiamo come un valido indizio: l’economista è in pole per il nuovo dicastero. In attesa però di capire le prossime mosse dell’ex presidente della BCE, che oggi salirà al Quirinale per sciogliere la riserva sul suo esecutivo, ecco la storia politica e professionale di Enrico Giovannini.
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Enrico Giovannini: l’impegno nel green
Enrico Giovannini, nato a Roma nel 1957, è l’attuale portavoce di ASviS, realtà nata nel 2016 “per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. Sono anni che l’ex ministro si impegna in prima persona per sostenere l’importanza della transizione ecologica. Proprio in merito ai Sustainable Development Goals così aveva dichiarato Giovannini a StartupItalia: «Tutti i 17 obiettivi vanno visti in modo sistemico, ma la crisi in atto rende urgente affrontare quelli maggiormente impattati dalla crisi, cioè quelli sull’occupazione, sul benessere economico, sulla povertà e sulle disuguaglianze».
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Le nuove fragilità
Da ministro Enrico Giovannini è stato il primo a introdurre un strumento universale per contrastare la povertà, il Sia (Sostegno per l’inclusione attiva) che alcuni avrebbero poi inteso come antenato del reddito di cittadinanza. Il tema della transizione ecologica, come hanno sollevato le associazioni ambientaliste ricevute nei giorni scorsi da Mario Draghi, non riguarderà soltanto l’ambiente e i trasporti, ma anche un nuovo modello sociale che dovrà tenere in considerazione le nuove fragilità prodotte dalla pandemia.
L’appoggio alla linea Draghi
In un’intervista a Formiche.net della scorsa estate, Giovannini ha commentato con favore le parole dell’ex presidente della BCE pronunciate al Meeting di Rimini (dove disse, tra le tante cose, che «privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza»). «Per trasformare il Paese – ha spiegato l’ex ministro – servono investimenti non solo fisici ma anche immateriali, in capitale umano e sociale».
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Testa su Next Generation EU
In più interviste Giovannini ha ribadito che gli oltre 200 miliardi di euro che l’Italia riceverà nei prossimi anni non andrebbero accolti come Recovery Fund, ma come Next Generation EU, ovvero uno strumento pensato non soltanto per far fronte all’hic et nunc ma per preparare un futuro migliore alle prossime generazioni. «Molti – ci aveva detto lo scorso ottobre – erano a favore di una ripresa classica, fatta di sussidi, abbassamento delle tasse ai soliti noti e libertà assoluta per le imprese di agire anche in maniera non responsabile. Questa volta l’Europa ha scelto di cambiare paradigma». Che, per concludere, passerà anche da un modo diverso di fare impresa. «C’è bisogno di una nuova generazione di imprenditori, più attenti alla sostenibilità e ai diritti dei lavoratori».