Tra le possibili cause dell’impazzimento del clima anche il successo del regolamento dell’Organizzazione marittima internazionale per limitare il consumo di carburanti contenenti zolfo. Come? Ce lo spiega l’astrofisica Patrizia Caraveo
Con la fine dell’anno, i dati relativi a dicembre sono arrivati e gli scienziati hanno potuto confermare che il 2023 è stato il più caldo della Terra da un secolo e mezzo a questa parte. Le temperature globali hanno iniziato a superare i record a metà anno e non si sono più fermate. La corsa è iniziata a giugno che è stato il giugno più caldo del pianeta. Poi, luglio è stato il luglio più caldo. E così via, fino a dicembre. L’elaborazione grafica delle temperature mensili pubblicata nel report annuale di Copernicus è chiarissima.
Quello che ha regalato il primato termico all’anno passato non sono state solo le devastanti ondate di calore estive, ma piuttosto il prolungato (ed inusuale) tepore autunnale. Dal punto di vista climatico, godersi il sole in spiaggia a fine ottobre o passeggiare in maglietta a Natale sono eventi altrettanto eccezionali dei picchi delle temperature registrati durante la torrida estate. Emblematico il caso di Palermo con i 47 gradi misurati il 24 luglio sul tetto dello storico Osservatorio astronomico dove la centralina metereologica funziona dal 1865 ed il valore massimo precedente era stato 44,6 il 10 agosto 1999. Nel clima, come nello sport, i record si giocano sui centesimi o sui decimi. Qui parliamo di un salto di oltre 2 gradi che ci fa capire che il record non è stato superato, ma piuttosto polverizzato.
Considerando i valori medi dello scorso anno, le temperature in tutto il mondo sono state di 1,48 gradi Celsius più alte di quelle della seconda metà del XIX secolo. Si tratta di un aumento di 0,17 gradi rispetto al 2016, il precedente anno più caldo. Ben prima che arrivasse la certificazione ufficiale del primato termico del 2023, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, nel suo discorso di apertura dell’assemblea generale a settembre, ha detto «ogni continente, ogni regione, ogni stato ha percepito il calore, ma non sono sicuro che tutti i leader sentano lo stesso calore». In effetti, Guterres ha usato l’espressione “feeling the heat” che significa percepire il caldo ma anche sentire la pressione generata da un problema. Senza fare nomi, ha puntato il dito verso le 20 maggiori economie che non fanno abbastanza nel campo della decarbonizzazione, anzi ha detto che gli obiettivi sono abissalmente lontani. Guterres hai poi ribadito con forza la sua posizione alla COP 28 di Dubai.
Le temperature eccezionali non sono solo numeri, hanno conseguenze che interessano tutti noi e l’ambiente che ci circonda. Le zone inabitabili perché troppo calde sono raddoppiate rispetto a 30 anni fa. Esseri umani, animali e piante soffrono per lo stress termico e questo ha effetti negativi che spaziano dalla salute, all’economia, all’agricoltura, all’ecologia. Le ondate di calore colpiscono tutti, ma quelli che soffrono maggiormente sono i più fragili specialmente ai due estremi della vita. Da un alto si registra un aumento delle nascite premature, dall’altro ogni andata di calore causa un picco nel numero dei morti tra la popolazione anziana. Il gran caldo, unito all’opera di piromani senza scrupoli, ha trovato nella vegetazione disseccata dalla prolungata siccità le condizioni ideali per lo sviluppo di incendi giganteschi. Le Hawaii hanno assistito al rogo più tragico della loro storia, mentre centinaia di incendi in Canada hanno affumicato le metropoli americane. Dopo il caldo intenso, sono arrivate abbondantissime le piogge con le micidiali bombe d’acqua che sono diventate una costante del clima impazzito.
Il primato del 2023 per i climatologi non è stata una sorpresa, anche se nessuno aveva previsto un aumento così vistoso che è certamente dovuto alla somma di diversi fattori. Da un lato l’incessante utilizzo dei combustibili fossili continua a fare aumentare la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera, contribuendo ad aumentare l’effetto serra. Dall’altro si è registrata la transizione climatica tra La Niña, che, dal 2020 al 2022, ha portato in superficie una maggiore quantità di acque fredde profonde nell’Oceano Pacifico orientale contribuendo ad assorbire il calore e ad abbassare le temperature globali, e il El Niño, che nel 2023, ha ricoperto il Pacifico equatoriale con acque calde, contribuendo a far aumentare le temperature globali. Ma anche questo capovolgimento non è sufficiente a spiegare il record del 2023 dal momento che, in genere, El Niño gioca un ruolo maggiore nelle temperature globali l’anno successivo al suo inizio e, nel 2023, le anomalie termiche sono state misurate lontano dall’influenza di El Niño, sopra le parti settentrionali dell’Atlantico e del Pacifico. Ci potrebbe essere stato un contributo da parte delle grandi quantità di vapore acqueo liberate nella stratosfera a seguito dell’eruzione del vulcano nell’isola di Honga Tonga nel 2022. Mentre è sicuramente vero che il vapore acqueo intrappola calore agendo come un gas serra, le eruzioni vulcaniche liberano anche enormi quantità di solfati che rendono le nubi più riflettenti, abbassando le temperature. Quindi, difficile dire quale sia l’effetto netto dell’eruzione. Forse la ragione per il riscaldamento supplementare va cercata nel posto più impensato: il successo del regolamento dell’Organizzazione marittima internazionale per combattere l’inquinamento ambientale limitando il consumo di carburanti contenenti zolfo. Questo ha causato una diminuzione, certificata con dati di diversi satelliti, dell’aerosol blocca-luce presente nell’atmosfera. L’aria più pulita, però, risulta più trasparente alla luce del sole, che non viene riflessa dall’aerosol, contribuendo al riscaldamento globale. È sconcertante constatare che un’iniziativa benemerita per la salute delle persone contribuisca alla febbre del pianeta. Questa apparente contraddizione non ci deve fare desistere dalla lotta all’inquinamento. Piuttosto va vista come un esempio di quanto sia complicato trattare un problema che dipende da molte variabili che si influenzano reciprocamente. Di sicuro, è imperativo che tutti si impegnino a cambiare stile di vita per ridurre le emissioni di gas serra.