Con la “weather modification” possono essere manipolati intenzionalmente gli eventi atmosferici per aumentare le precipitazioni o ridurre l’inquinamento. Lo racconta Vincenzo Levizzani dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). La strategia interessa particolarmente a Paesi come Cina ed Emirati Arabi
Dall’Antico Egitto alle tribù dei Nativi americani negli Stati Uniti, la “danza della pioggia” era una cerimonia molto diffusa per provare ad aumentare le precipitazioni. E se da molto tempo ormai gran parte dell’umanità ha abbandonato questa strategia, provare a modificare il tempo è rimasto tra i nostri obiettivi per cercare di risolvere il problema della siccità. Usando però i mezzi offerti dalla scienza e in particolare dall’ingegneria climatica. È quello che prova a fare la “weather modification” o modifica del tempo, cioè “quelle tecniche di ingegneria ambientale volte ad alterare o manipolare intenzionalmente gli eventi atmosferici”. Per rendere il Pianeta un po’ più vivibile dal punto di vista dei cambiamenti climatici e aumentare la disponibilità d’acqua.
Come si formano le nubi
Come si fa lo racconta Vincenzo Levizzani dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) che si occupa di misura della precipitazione, struttura delle nubi, dei grandi temporali e tanto altro ancora. Spiega l’esperto: “Prima di tutto occorre sapere che le nubi non si formano esclusivamente dal vapore acqueo, ma anche da nuclei di condensazione. Particelle di aerosol prodotte, per esempio, dalla spuma delle onde del mare, quindi di cloruro di sodio, o dall’erosione dei suoli, dalle argille ecc. Il vapore migra verso queste particelle anche a saturazione relativamente basse dando origine alle goccioline, ai cristalli e quindi alle nubi”.
Come funziona la “weather modification”
Un concetto importante perché il processo di “weather modification” viene messo in atto proprio inseminando le nuvole potenzialmente precipitanti con particelle di aerosol. Come aggiunge ancora Levizzani per provocare la pioggia si deve volare sopra o all’interno delle nubi che potrebbero in linea di principio produrre precipitazione e introdurre le particelle in modo che contribuiscano ad aumentare la “nucleazione” dei cristalli nella nube. Si formano così molti più aggregati di cristalli di ghiaccio che poi scendendo sotto il livello di zero termico della nube in atmosfera, si sciolgono e formano le gocce d’acqua. Precisa Levizzani: “Va da sé che questo può succedere soltanto in presenza di nubi. Se il cielo è completamente libero e sereno non c’è niente da fare perché manca il vapore acqueo sufficiente. Inoltre, solo alcune nubi hanno la capacità di formare precipitazione”.
Ridurre l’inquinamento
Un altro aspetto che rende la “weather modification” interessante è la sua capacità di ridurre l’inquinamento perché le precipitazioni funzionano come una sorta di “spazzino” che pulisce l’atmosfera. Le gocce d’acqua e i cristalli di neve, infatti, cadendo dalle nubi catturano particelle e gas inquinanti e le trascinano al suolo. Motivo per cui la Cina è uno dei Paesi che al momento sta investendo di più su queste tecniche visto l’alto inquinamento delle sue zone urbane. Insieme agli Emirati Arabi che avendo zone estremamente aride sono interessati a produrre più acqua possibile.
Efficienza ancora da provare
Di contro però negli anni, tanti altri Paesi tra cui gli Stati Uniti hanno perso interesse. “In linea di principio la modifica del tempo è molto utile, ma non è provato che l’efficienza dell’inseminazione sia così alta da renderla anche economicamente interessante” commenta Levizzani. “Da oltre 40 anni, infatti, Paesi come Stati Uniti, Sudafrica, Cuba, Israele, Russia e così via, hanno condotto diversi esperimenti, ma senza un successo apprezzabile perché non riproducibili. Le nubi, infatti, sono diverse fra di loro e non è noto cosa ci sia al loro interno. Questo è un grosso problema perché non permette di sapere se la tecnologia avrà veramente un impatto sulla produzione di acqua al suolo. Una possibilità è usare radar al suolo, come fanno gli Emirati Arabi per capire qual è la struttura interna della nube e cercare di rendere questi esperimenti il più mirati possibile”.
“In linea di principio la modifica del tempo è molto utile, ma non è provato che l’efficienza dell’inseminazione sia così alta da renderla anche economicamente interessante”
Una tecnologia sicura
Se dal punto di vista dell’efficienza e dei costi/benefici molto resta ancora da dimostrare, sulla sicurezza della tecnologia non c’è dubbio. L’intervento di inseminazione, infatti, non va contro natura né interferisce con essa, ma semplicemente aumenta il numero di cristallini che si formano dal vapore acqueo. Aiutando così la nube a produrre maggiori precipitazioni. Le particelle usate per la formazione dei cristalli sono di sintesi – come lo ioduro d’argento che già nuclea cristalli di ghiaccio intorno allo zero – ma non inquinano più di tanto e sono inerti. “Non ci sono in sostanza controindicazioni o aspetti negativi, né tanto meno problemi etici”, come ricorda l’esperto.
“Non ci sono in sostanza controindicazioni o aspetti negativi, né tanto meno problemi etici”
L’inseminazione dal basso
Nonostante tutto però Levizzani non crede che la weather modification potrà avere grandi sviluppi in futuro. Al contrario di altri progetti che sono oggi al vaglio della comunità internazionale. Come l’inseminazione delle nubi dal basso attraverso catamarani senza pilota che risucchiano l’acqua del mare, per farla evaporare e formare sale sotto forma di piccole particelle, che poi, attraverso comignoli molto alti vengono iniettato nelle nubi.
Conclude lo scienziato: “Il sale nuclea le goccioline e i cristalli e quindi sbianca le nubi e le rende più riflettenti. Una tecnica utile contro i cambiamenti climatici perché in questo modo molta più radiazione solare viene riflessa, facendo sì che la temperatura salga meno. L’idea è di metterla in pratica sugli stratocumuli marini che occupano vastissime aree degli oceani. In linea teorica è un’idea intelligente, ma va sempre considerato il numero di catamarani necessari e le relative risorse economiche richieste”.