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Grazie all’analisi dei Big Data, i sistemi di supporto alle decisioni (Dss) sono in grado di fornire informazioni strategiche su un determinato terreno e permettono all’agricoltore di intervenire in maniera rapida e precisa, per esempio di fronte a una condizione di stress idrico o a un attacco fungino, ottimizzando così l’uso delle risorse. Un esempio è offerto dalla piattaforma Cropwise messa a punto da Syngenta
Sempre più con lo sguardo sullo schermo di uno smartphone per interpretare i dati che arrivano dal campo e sempre meno intento a ispezionare di persona lo stato di salute delle piante: sarà davvero questo il profilo dell’agricoltore del futuro?
L’agricoltura viene spesso vista come un settore in cui rimanere ancorati al passato è da considerarsi un valore aggiunto. Niente di più sbagliato. In ambito agricolo l’innovazione può fare la differenza, eccome. Soprattutto per migliorare la produttività e la sostenibilità di un’azienda.
Stando a quanto emerge dalla seconda edizione del rapporto AGRIcoltura100, promosso da Reale Mutua in collaborazione con Confagricoltura e realizzato dall’Innovation Team del Gruppo Cerved, quasi 9 imprese su 10 (l’88,7% del campione) hanno sostenuto investimenti per innovare le loro attività. Il 31,7% lo ha fatto per essere più sostenibile dal punto di vista ambientale, per esempio adottando sistemi avanzati di monitoraggio e mappatura delle coltivazioni tramite sensori e droni.
Del resto, ce lo chiede l’Europa. Non bisogna dimenticare infatti che tra gli obiettivi, fissati al 2030, della strategia europea Farm to Fork c’è la riduzione del 20% dell’uso dei fertilizzanti e del 50% di quello dei prodotti fitosanitari.
Un assistente chiamato Dss
Tra gli strumenti digitali che permettono una gestione più efficiente delle risorse da parte dell’azienda agricola troviamo i cosiddetti Dss, acronimo che sta per Decision support system. Facciamo subito una premessa. I Dss sono concepiti non per sostituire l’intervento umano, ma per supportare l’agricoltore nelle decisioni da prendere.
Sulla base dell’analisi dei dati, il Dss è per esempio in grado di individuare un’area di possibile rischio all’interno del territorio di un’azienda, che magari si estende per molti ettari, e di suggerire degli interventi: come ad esempio un’irrigazione di soccorso o un trattamento fitosanitario. L’agricoltore sa quindi in anticipo dove intervenire esattamente in modo da ottimizzare l’utilizzo delle risorse (acqua, concimi, agrofarmaci eccetera) e delle ore di lavoro.
Il concetto stesso di Dss in agricoltura è strettamente connesso a quello di precision farming. Uno dei pilastri dell’agricoltura di precisione consiste proprio nel non considerare i terreni di un’azienda agricola come delle aree omogenee. Ogni frazione di terreno è una storia a sé.
Facciamo un esempio. Irrigando in maniera uniforme su tutta la superficie si corre il rischio di avere dei ristagni idrici in alcune aree e perdite idriche in altre. Di conseguenza le piante potrebbero andare in sofferenza. In poche parole, non stiamo ottimizzando la produzione, e anzi stiamo sprecando una risorsa preziosissima. Ridurre al minimo gli sprechi invece conviene. Non solo all’ambiente, ma anche al portafoglio.
Dai satelliti al grappolo d’uva
Per comprendere meglio il funzionamento di un Dss è interessante studiare il caso di Cropwise, la piattaforma digitale sviluppata da Syngenta a supporto della protezione dei campi. “Cropwise è un brand a livello mondiale: ogni Stato ha la possibilità di implementare un pezzo di questo grande strumento adattandolo alle esigenze del mercato e del territorio“, spiega Giacomo Purromuto, New Technologies Technical Lead di Syngenta Italia. “Mi piace pensarlo come qualcosa di vivo, in costante aggiornamento“.
Una delle componenti di Cropwise è Imagery, uno strumento che consente di verificare da remoto le condizioni di salute delle coltivazioni sfruttando il potere delle immagini satellitari. “Attraverso la rielaborazione delle immagini multispettrali che vengono catturate dai satelliti (ma che possono essere raccolte anche da droni con un’apposita fotocamera installata), l’algoritmo di Imagery calcola in maniera veloce e precisa gli indici di vegetazione. Tutto questo ci dà un quadro d’insieme riguardo a ciò che sta accadendo nell’appezzamento di terreno di nostro interesse“, prosegue Purromuto.
Cropwise permette quindi di individuare rapidamente le aree dove è presente una possibile sofferenza, dovuta magari a carenze idriche, a carenze nutrizionali o anche all’attacco di funghi o insetti. “In sostanza, la piattaforma ti dice «occhio, puoi intervenire per tempo ma solo in quel pezzetto di terreno», indirizzando il trattamento. Imagery ha un’interfaccia desktop e permette di creare una sorta di database sul campo. L’agricoltore, comodamente seduto da casa, può monitorare i suoi terreni da un qualsiasi dispositivo mobile“.
Un altro importante tassello della piattaforma è Sustainability. “In Italia è declinato su due strumenti“, aggiunge Purromuto. “Da una parte c’è Runoff Tool, che permette di identificare le aree più problematiche dal punto di vista dell’erosione del terreno e del ruscellamento, suggerendo come intervenire in maniera adeguata per limitare la perdita di suolo“.
“Dall’altra c’è eMAT, un software che consente ai viticoltori di conoscere in anticipo i profili residuali dei loro raccolti, ovvero la quantità di residuo che rimarrà sull’uva, e di avere una mappa degli Stati in cui potranno esportare il loro prodotto. Perchè, ricordiamolo, ogni Paese ha le sue regole e fissa una determinata soglia di tolleranza sui residui“. Per quanto riguarda eMAT, attualmente è in uso soltanto in ambito vitivinicolo, ma l’obiettivo di Syngenta è quello di estendere le sue funzionalità al pomodoro e ai cereali.