Esploratore e scrittore, collabora anche con Piero e Alberto Angela. Col suo lavoro ci ha permesso di scoprire la bellezza di ciò che si trova sott’acqua. Lo abbiamo intervistato
Quest’anno la giornata mondiale degli Oceani è stata sporcata, mai termine fu più appropriato, dal naufragio della nave cargo MV X-Press Pearl, ormai tristemente adagiata su di un fianco al largo del porto di Colombo, in Sri Lanka. Siamo, dicono gli esperti, all’alba di uno dei più spaventosi disastri ambientali mai visti, un “attentato al clima” vero e proprio, considerate le condizioni in cui viaggiava l’imbarcazione, poco più che una bagnarola, e le materie altamente tossiche trasportate. Abbiamo parlato anche di questo nel nostro colloquio con Alberto Luca Recchi, esploratore, fotografo subacqueo (tutte le foto in questo articolo le ha scattate lui, in immersione) e scrittore che, da oltre trent’anni, racconta con le immagini, anche nelle trasmissioni di Piero e Alberto Angela, la vita degli oceani.
E sempre oggi, in occasione della giornata degli oceani, protagonista di un podcast, “Un Mare di Storie“: 6 episodi in cui racconta le sue più grandi avventure (e disavventure) negli Oceani.
L’intervista a Alberto Luca Recchi
StartupItalia: Alberto, lei esplora il mare da oltre tre decadi: com’è cambiato e soprattutto quanto è peggiorato a causa dell’inquinamento?
Alberto Luca Recchi: Tanto. Prima era un Paradiso, ora un deserto desolato quasi ovunque.
SI: Quali sono le cicatrici più evidenti che abbiamo causato oggi visibili nell’ecosistema marino?
ALR: Le cicatrici sommerse le vedono coloro che vanno sott’acqua e che sono abbastanza anziani per poter fare un confronto con il mare di ieri. Le cicatrici di superficie le vediamo tutti anche a riva. Cosa vedi tu, Carlo, quando d’estate guardi con la maschera sotto il pelo dell’acqua? Non vedi nulla o quasi. Eppure non ti arrabbi, perché ti sembra normale. Ma non è normale, non era così quando io ero bambino. Dal mare abbiamo tolto i pesci e nel mare abbiamo buttato la plastica.
SI: Quest’anno ‘festeggiamo’ la giornata mondiale degli Oceani con lo spaventoso incidente marittimo dello Sri Lanka: quali conseguenze può avere un simile naufragio? E per quanto tempo le sostanze sversate rischiano di contaminare l’ambiente?
ALR: Potremmo perdere la bellezza delle Maldive e della Tailandia. Le creature marine dell’Oceano Indiano soffriranno per queste sostanze tossiche anche quando le mie figlie avranno la mia età.
SI: Si parla spesso di bandiere blu e ci si convince che i nostri mari stiano bene, ma qual è il reale stato di salute del Mediterraneo?
ALR: È un mare che soffre. Non è morto, ma è gravemente ferito. Le bandiere blu lasciano il tempo che trovano. Indicano lo stato di un piccolo punto di mare in un certo momento, ma le correnti possono cambiare tutto in una notte. Segnalano più gli sforzi delle Amministrazioni che lo stato di salute del mare.
SI: Allora da cosa possiamo capire se un mare è in salute?
ALR: Un indicatore affidabile è la presenza di uno squalo. Gli squali non sono stupidi e sono dei buongustai. Dove c’è un predatore, in genere, ci sono anche le prede. E se in un tratto di mare ci sono prede e predatori, quel tratto di mare sta bene.
SI: Ha collaborato più volte con gli Angela, secondo lei in televisione si affronta con la dovuta frequenza e attenzione il tema della protezione dell’ambiente?
ALR: Alcuni canali sì, alcune trasmissioni sì, alcuni giornalisti sì. La gran parte dei media no. I più si occupano di politica, sport, attualità e cronaca, ma se l’ambiente muore non ci sarà più spazio per le altre attività umane.
SI: Siamo agli inizi di una nuova stagione estiva: ha qualche suggerimento che ciascuno di noi può attuare per fare in modo che la nostra permanenza al mare sia il più sostenibile possibile?
ALR: Dal mare non togliete nulla e in mare non buttate nulla. Non siamo i padroni di casa, siamo ospiti. E da ospiti ci dobbiamo comportare. E smettiamo di mangiare i superpredatori come squali, pesce spada e tonni.
SI: Prima ha parlato di squali, ma quali sono gli incontri più insoliti che è possibile fare a pochi metri dalle nostre coste?
ALR: Anche una bavosa, un polpo o una sogliola sul bagnasciuga sono affascinanti, ma occorrerebbe sapere qualcosa su di loro. Studiarli un minimo. Se si cercano online si trovano più che altro cucinati. La cultura del mare è ai primi passi e la vera divulgazione sta iniziando. Con i miei Podcast ci sto provando…
SI: Ecco, appunto, ci parli di questa nuova avventura nella quale si è imbarcato: Un mare di storie, cioè un podcast di sei episodi. Cosa avremo modo di ascoltare?
ALR: Si tratta di favole di mare realmente accadute…
SI: Non ci vuole svelare nulla di più?
ALR: Per me il podcast è stata una scoperta, non li avevo mai fatti e mai ascoltati. La mia sensazione quando registravo era un po’ quella che provavo quando raccontavo le favole alle mie figlie piccoline, ma con una differenza: nei podcast tutto quello che dico è vero. Mi è davvero capitato, anche se certe storie sembrano incredibili. Ne sentirete di belle, soprattutto su alcuni animali del mare che pensavate di conoscere.
SI: E poi all’orizzonte c’è I segreti del Mare, a teatro, con Piero Angela…
ALR: Una serata fantastica in cui il mare è il protagonista. Piero Angela ne parla dal punto di vista scientifico, io emozionale. Lui è il cervello, io il cuore con i racconti delle mie avventure e disavventure e con un messaggio di fiducia, questo: il mare non è come una miniera che una volta svuotata è vuota per sempre, il mare è come una foresta, basta lasciarla in pace e si riprende.
Vi aspetto.