La maggioranza delle emissioni sono dovute all’estrazione delle materie prime e al processo produttivo, così come al trasporto
Non avranno la marmitta catalitica, ma anche gli smartphone inquinano. E pure parecchio. Deloitte ha stimato che nel 2022 genereranno 146 milioni di tonnellate di CO2 (o CO2e, emissioni equivalenti) a livello globale. Del resto sono sempre di più: ormai sfiorano l’incredibile numero di 4,5 miliardi.
In particolare, spiega lo studio di Deloitte, se si considerano le diverse fasi del ciclo di vita di uno smartphone, la maggioranza (83%) delle emissioni sono dovute all’estrazione delle materie prime e al processo produttivo, così come al trasporto. Le emissioni generate dall’utilizzo degli smartphone, in particolare dopo il loro primo anno di vita, ammonteranno invece a “solo” l’11% delle complessive legate al consumo energetico; una quota residuale (5%) discende dalle attività di recupero e ripristino dei dispositivi utilizzati e al loro processo di fine vita.
Cosa fare per ridurre l’inquinamento degli smartphone?
Se dunque il processo produttivo è quello a più alte emissioni di CO2, l’effettivo ammontare emesso dipende, da due fattori principali. Il primo è la scelta da parte degli stessi produttori di utilizzare materiali riciclati, perché questo consente di ridurre l’impatto legato all’estrazione dei materiali e in particolare delle terre rare. Il secondo fattore è legato all’efficienza energetica degli impianti di produzione e all’utilizzo di energie rinnovabili per alimentarli.
Dato il forte impatto che la produzione di nuovi smartphone ha in termini di emissioni, uno dei principali fattori che potrebbe portare ad una riduzione dei loro effetti sull’ambiente riguarda il prolungamento della vita media dei dispositivi, che ad oggi è stimata tra i 2 e i 5 anni.
Un segnale positivo in tal senso emerge già dalle risposte dei consumatori italiani che, al pari dei consumatori europei, sembrano “ritardare” anno dopo anno l’acquisto di nuovi smartphone. Se nel 2016 infatti quasi 2 consumatori su 3 in Italia dichiaravano di aver acquistato nell’ultimo anno e mezzo uno smartphone, la percentuale è scesa a poco meno della metà dei consumatori nel 2021. Questo trend inoltre non ha riguardato solo l’Italia, ma anche altri paesi europei come il Belgio, l’Olanda, l’Australia, la Germania e il Regno Unito.
Non a caso, la durata attesa del dispositivo è un elemento di attenzione per il 14% dei rispondenti. A questo si aggiunge un 10% complessivo di persone che guardano ad altri fattori che potrebbero influenzarne la durata, come il supporto agli aggiornamenti software e la resistenza a all’acqua.