La Casa di Detroit fu la più agguerrita nel sostegno a Trump, che voleva sottrarre ai singoli Stati la competenza di legiferare sul tema dell’inquinamento
Ai tempi di Donald Trump, General Motors (da qui in poi, GM) era stata la Casa automobilistica che più di ogni altra si era battuta affinché l’inquilino della Casa Bianca strappasse dalle mani dello Stato della California il potere di decidere limiti sulle emissioni di gas climalteranti provenienti dai tubi di scappamento delle vetture diesel e benzina, in deroga a quelli previsti a livello federale. Ne era seguita una battaglia violentissima, al termine della quale pareva che la California fosse stata spogliata da ogni podestà.
Da nemici ad amici: lo strano caso GM – California
Poi, come sappiamo, la storia, quella con l’iniziale maiuscola, ha seguito un altro corso: Trump non è stato rieletto e al suo posto è arrivato Joe Biden, che punta a rilanciare l’economia statunitense proprio attraverso la necessità di convertire rapidamente al ‘green’ la propria industria, a iniziare dall’automotive, attraverso il pacchetto di riforme Build Back Better.
E anche GM sembra essersi adattata rapidamente al nuovo corso: “General Motors Co si unisce alla California nella nostra lotta per l’aria pulita e la riduzione delle emissioni come parte della ricerca dell’azienda per un futuro a zero emissioni”, ha affermato il governatore della California Gavin Newsom. “Questo accordo aiuterà ad accelerare l’impegno della nazione californiana nell’affrontare la crisi climatica”.
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Due acerrimi nemici, GM e il governatore ‘green’ californiano, ora alleati nella battaglia contro il cambiamento climatico. Com’è possibile che il colosso di Detroit, dopo averlo avversato in ogni modo ora abbia accettato di riconoscere l’autorità della California di stabilire standard sulle emissioni dei veicoli ai sensi del Clean Air Act?
L’amore per il prossimo, per l’aria pulita e per il pianeta c’entrano poco. L’improvvisa svolta ambientalista di General Motors Co permetterà alla casa automobilistica di Detroit ritornare in lista negli acquisti di flotte governative da parte dello stato della California. Del resto, tra il 2016 e il 2018, la California ha speso 58,6 milioni di dollari in veicoli General Motors e nel novembre 2019 aveva annunciato di voler interrompere tutti gli acquisti di nuovi mezzi da GM, Toyota e altre case automobilistiche che stavano sostenendo l’ex presidente Donald Trump nella battaglia sulle emissioni di scarico.
Non solo: col cambio alla presidenza, GM si è trovata senza appigli politici. Che la situazione le si stesse ritorcendo contro si era già intuito lo scorso aprile, quando l’Agenzia per la protezione ambientale (EPA) aveva dichiarato che si stava muovendo per ripristinare l’autorità legale in California per stabilire regole severe sulle emissioni dei veicoli e mandati per i veicoli a emissioni zero, dopo che gli interventi dell’ex presidente USA Donald Trump avevano provato a sottrarle competenza in materia.
Le frequenti accelerazioni sulle emissioni di gas climalteranti della California stanno comunque creando frizioni anche col nuovo inquilino della Casa Bianca. La California prevede di vietare la vendita di nuove autovetture a benzina a partire dal 2035, un passo che l’amministrazione Biden rifiuta di fare. Il presidente democratico da parte sua ha chiesto che il 50% dei nuovi veicoli venduti entro il 2030 siano elettrici o ibridi plug-in. E dato che le Case automobilistiche sembrano aver perso la possibilità di fare lobby in modo drastico, infuenzando persino gli equilibri federali, non resta che provare a rallentare la road map già tracciata e, nel frattempo, adeguarsi alle decisioni.