Come mantenere intatta la storia di un piccolo paese di 80 anime e permettere anche a chi non la conosce di riviverla? Da questa domanda è nato il progetto MuDi, Museo Diffuso del Parco Regionale Sirente-Velino, che ha preso forma a Goriano Valli, frazione del comune di Tione degli Abruzzi, in provincia dell’Aquila. Si tratta di un’iniziativa che abbraccia l’intero borgo e lo trasforma in un percorso esperienziale multiculturale in ricordo delle origini degli abitanti, della cultura, dell’arte e della natura. L’idea alla base dell’iniziativa è del manager Fausto Di Giulio, creatore di MuDi, che ha pensato, così, anche di contrastare lo spopolamento, con l’obiettivo di salvare il piccolo borgo medievale abruzzese dalla mancanza di prospettive lavorative e imprenditoriali. «Quasi tutta la mia famiglia vive lì, dove ci sono segni di una cultura millenaria che volevo tramandare – racconta Fausto a StartupItalia – Quindi mi sono inventato questo museo diffuso anche con l’intento di attrarre qui realtà imprenditoriali italiane e straniere. Siamo noi i custodi del nostro stesso patrimonio».
Per Goriano Valli, Fausto Di Giulio ha immaginato un esperimento socioeconomico che non solo preserva gli ultimi ricordi e segni dell’arte povera di una cultura contadina di montagna e millenaria ormai estinta, ma apre la strada a nuove opportunità di sviluppo sostenibile. Ci ha spiegato come proprio lui, in questo nuovo appuntamento con il Viaggio in Italia.
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Cosa si può visitare al MuDi
Immerso nel cuore della storia di un piccolo paese abruzzese, il progetto è stato possibile soprattutto grazie alla collaborazione degli stessi abitanti di Goriano Valli, come sottolinea Fausto Di Giulio: «Grazie al contributo dei cittadini, ogni angolo di questo villaggio è diventato una “stazione” dedicata a un personaggio noto della storia locale o a un concetto filosofico, con uno sguardo rivolto al futuro – spiega Fausto – Si tratta di un progetto filantropico che ha coinvolto artisti, istituzioni, imprenditori e aziende e che, grazie all’impegno di tutti, è ben riuscito. Abbiamo attirato anche l’attenzione di scuole e università». Tra le attrazioni più interessanti c’è la stazione Me-To-Me, The Leader Museum For The Future, ispirata dall’esperienza internazionale di Fausto Di Giulio nella formazione di dirigenti aziendali. «Qui, innovatori e manager possono riflettere sul proprio ruolo nel guidare il cambiamento, promuovendo un impatto positivo sulle comunità e sull’ambiente. Abbiamo allestito una sala in cui i visitatori trovano 99 libri, come i 99 castelli, che nel 1.200 contribuirono alla fondazione dell’Aquila». Il MuDi non è solo un luogo di riflessione, ma un progetto che vuole contribuire a creare un’eredità per i secoli a venire. «Quando ho iniziato a mettere in piedi questa realtà eravamo in piena pandemia e avevo molto tempo libero. Inizialmente, ero da solo, poi mi hanno dato una mano anche i miei fratelli, e poi tutto il paese, anche i bambini e gli anziani. I bambini hanno fatto le guide, mentre gli anziani portavano gli oggetti e raccontavano le storie. Tra i valori di cui andiamo orgogliosi ci sono quelli della generosità, dello spirito collaborativo e della gratitudine. Vogliamo che questo progetto diventi un bell’esempio a livello globale».
Le stazioni del MuDi
La stazione numero uno del MuDi, come anticipato, è Me-To-Me, The Leader Museum For The Future, ed è quella più originale. Con sede in una vecchia bottega alimentare e nella prigione dei marchesi Sannesio Malaspina, feudatari del luogo nel 1.600, è pensata per ospitare le esperienze individuali di due giorni ed è rivolta a manager, imprenditori ed istituzioni. A ispirare Fausto è stata la sua esperienza all’Institute for the Future di Palo Alto, nella Silicon Valley: un luogo di introspezione per attirare visitatori dall’estero in cerca di autenticità dove distaccarsi dal frenetico ritmo quotidiano, riconnettersi con sé stessi e la natura e migliorarsi.
Al MuDi ci si può anche fermare nella “Casa Medievale più piccola al mondo”, dimora di appena 8 metri quadrati, che restituisce un ritratto fedele di come si viveva secoli fa. Gli ultimi a vivere qui dentro furono Rachele Mariani e Pierfelice Capestrani, una coppia di contadini che si prodigava ad aiutare gli orfanelli, nonostante la loro povertà.
C’è, poi, la “Cancella Rinascimentale” dedicata agli artigiani gorianesi, la “Bottega del Dopoguerra” sull’economia circolare, la “Stalla dell’asino”, dedicata a Celestino V e al suo asino in groppa al quale l’eremita del Morrone attraversò la valle per salire a L’Aquila al soglio papale, la “Stalla delle pecore e delle capre”, sulla transumanza, “Il pagliaio”, in ricordo di chi ha deciso di non emigrare per un atto d’amore e fiducia verso la propria terra d’origine, la “Stalla di Regina e Pupetta”, dedicata agli animali, con i lavori del fotografo naturalista di Goriano Valli e Luca Di Vincenzo. “Cantina Annonnasè”, ricca di oggetti, foto, ambienti e suggestioni che raccontano le storie delle donne gorianesi, la “Cantina del Vino”, in omaggio al condottiero e mercenario Braccio Fortebraccio da Montone, la “Cantina del grano e del pane”, dedicata ad Antonuccio Camponeschi, nobile aquilano del XV secolo, che si distinse per il suo impegno politico e militare contro la dominazione esterna, in particolare nella lotta contro Braccio da Montone, il “Pagliaio”, in memoria di Jacopo Caldora, nobile e capitano di ventura italiano del XV secolo, noto soprattutto per il suo ruolo nelle lotte tra i vari regni e potentati dell’Italia meridionale durante il periodo delle guerre tra Angioini e Aragonesi. La “Cantina del Torchio Antico”, sorta in onore di Frà Berardinello da Fontavignone, per alcuni autore di miracoli come la guarigione di disabili e la moltiplicazione del pecorino, vissuto e morto nel convento dei francescani osservanti di San Giorgio di Goriano Valli, la “Cantinola”, dedicata alla convivialità e, infine, “Il tempo che ci vuole”, spazio per la mindfulness dove riscoprire il valore del tempo e delle pause.
L’importanza dell’ascolto
Qui non è importante soltanto studiare gli aspetti più antichi del borgo, ma soffermarsi anche a conoscerli attraverso alcuni esercizi di introspezione. «I visitatori sono invitati a sedersi sulle “Thinking Seats” e a camminare attraverso il borgo, riflettendo sugli insegnamenti della lifestyle medicine, la medicina preventiva basata sugli stili di vita sani, e sulla scuola di Aristotele, che ricorda Nietzsche: “Tutti i pensieri veramente grandi vengono camminando”. Tutto questo con percorsi specifici studiati sui bisogni della salute personale e aziendale. Il MuDi, oltre a essere un museo per tutti gli italiani, si propone di attrarre in Italia e in Abruzzo leader aziendali internazionali per ritiri di riflessione ed equilibrio dedicati ai team dirigenziali. Questo permette loro di scoprire le bellezze autentiche, sia naturalistiche che storiche, dell’Aquila e dell’Abruzzo». Il museo ha allacciato rapporti anche con l’Università della Terza Età. «L’incontro con l’istituto è stato casuale e da questo è nato un progetto filantropico. Ci hanno appoggiato anche aziende importanti quotate in Borsa, alcune aziende italiane e americane che vengono a visitare il museo e fanno il consiglio di amministrazione in mezzo agli oggetti. Inoltre, il museo si visita in 10mila passi, collegando il progetto anche all’attività fisica».
Il MuDI Sirente Award
Con l’idea di far conoscere il paese a quante più persone possibile è nato il MuDi Sirente Award, un premio che conferisce il riconoscimento a chi ha appoggiato da subito il progetto. Tra i premiati ci sono: la scrittrice Dacia Maraini, per aver deciso di abitare nell’Abruzzo interno e per il suo impegno per il territorio, il regista Riccardo Milani, per il film “Un mondo a parte” che mostra al mondo lo spopolamento dei borghi appenninici, il maestro aquilano Leonardo De Amicis, direttore dell’Orchestra del Teatro Ariston al Festival di Sanremo e responsabile artistico della Perdonanza Celestiniana all’Aquila, e l’imprenditore del turismo Daniele Kihlgren, ideatore dell’albergo diffuso Sextantio di Santo Stefano di Sessanio. Anche antropologi, archeologi e storici, comunicatori e web creator hanno ricevuto il riconoscimento, così come gli imprenditori Massimo Biancone, di ITA Innovation Automotive, Sergio Galbiati e Raimondo Castellucci di Hubruzzo, la fondazione industria responsabile creata da dodici industriali abruzzesi, e Simone Veglioni di Vantea, società quotata in borsa che si occupa di cyber security e che è stata la prima ad aver portato il suo team di più di cento collaboratori ad un ritiro filantropico a Goriano Valli.