L’agricoltura biodinamica evita lo spreco di terra e di acqua e si pone come futuro del settore primario. I vantaggi? Economici, ambientali e un impatto positivo sulla salute
Il numero delle aziende che applicano il metodo biodinamico in Italia è stimato in 4.500. Di queste, oltre alla certificazione ai sensi del Regolamento Ue per la bioagricoltura, hanno accesso all’applicazione del marchio Demeter, logo storico dell’agricoltura biodinamica diffuso in oltre 40 paesi, ben 390 aziende agricole e di trasformazione, che raggiungono un fatturato totale annuo di 445 milioni di euro.
Contro lo spreco di risorse
Un’economia e una cultura basate non sul degrado e sullo spreco delle risorse ma sulla protezione di suolo, acqua, aria. È questa la sfida del nuovo millennio, cui non partecipano più solo i movimenti ambientalisti ma tutti cittadini: una sfida che da pochi mesi è stata rilanciata da Papa Francesco e raccolta dalla maggioranza dei paesi del mondo al summit dell’Onu sul clima di Parigi. E che oggi si declina fortemente anche in termini agricoli: nel suolo è presente più della metà di tutta la sostanza organica esistente sulla terra, oltre 300 miliardi di tonnellate secondo le stime degli studiosi. Cioè significa che avvengono più processi vitali nelle prime decine di centimetri di suolo sotto terra che in tutto il globo: è evidente che proteggere, conservare e curare il suolo è uno dei compiti primari dei prossimi decenni.
Il costo del degrado ambientale
Il degrado ambientale è responsabile di almeno un quarto del carico globale di malattie che colpiscono attualmente l’umanità, secondo i dati Unep sono stati resi noti durante il convegno “Per l’economia della Terra. La nostra casa comune”, organizzato dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica a Milano. Infatti i costi dei rischi per la salute connessi al degrado ambientale si stimano dall’1,2% al 9% del Pil mondiale e sono da 10 a 30 volte superiori ai costi della prevenzione. Mentre un ambiente sano produce molteplici vantaggi, soprattutto in termini di salute e benessere. “L’agricoltura ecologica è uno dei più potenti strumenti per sanare gli squilibri ecologici ed è allo stesso tempo lo strumento per produrre innovazione, tenuta sociale e salute per l’uomo”, afferma Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica. “La biodinamica è un pezzo importante di questo processo, anche grazie alle piccole e grandi aziende che hanno intrapreso un nuovo modello agricolo capace di aprire nuovi orizzonti anche sul piano dell’economia. Gli oltre 4.500 agricoltori italiani che coltivano utilizzando questo metodo vicino alla natura e allo stesso tempo assolutamente innovativo sono anche un segnale di interesse per nuove forma di partecipazione sociale: molte di queste imprese utilizzano forme di cooperazione e di nuova aggregazione sociale”.
La crescita del biodinamico
Il biodinamico – sottolineano i numerosi imprenditori che si avvicendano dal palco dell’aula magna della Bocconi – è in forte crescita: oltre a rappresentare alcune delle aziende più grandi dell’intero comparto biologico, è diffuso in maniera uniforme nel Paese. I suoi fatturati seguono quelli in forte aumento del settore bio (+17% nel 2014 rispetto l’anno precedente) ma si prevede una crescita complessiva molto importante nei prossimi anni. Salvaguardia delle fertilità e della salute del suolo, così come dell’alimentazione e della salute umana e animale. Ma anche bellezza e protezione del paesaggio italiano. L’agricoltura biodinamica – sottolineano molti degli interventi – può essere la chiave di volta per un grande progetto di restauro del paesaggio agrario italiano, oggi diviso tra cementificazione, industrializzazione dei campi e incuria totale. Secondo i dati forniti da Mauro Agnoletti, della facoltà di Agraria di Firenze, l’abbandono delle terre coltivate nel nostro Paese procede alla velocità di 100mila ettari l’anno, con la trasformazione dei campi in boscaglia che avanza ogni anno su circa 70mila ettari. Un segnale – quello del progressivo ritorno alla ‘selva selvaggia’ – che non è complessivamente positivo neanche in termini ambientali, oltre che culturali ed economici. E l’agricoltura biodinamica si candida per essere protagonista d’elezione di una grande operazione di restauro e di ritorno alla bellezza tradizionale del paesaggio italiano.
Il terreno trattiene più acqua
I terreni coltivati con l’agricoltura biodinamica, rispetto a quelli coltivati con i metodi tradizionali, sono infatti in grado di trattenere mediamente il 55% in più di acqua. Una straordinaria proprietà che dipende dalla ricchezza (fino al +70%) di humus, la preziosa componente organica del suolo, capace di trattenere acqua fino a 20 volte il suo peso. Insomma l’humus si comporta come una vera e propria spugna naturale che impregnandosi trattiene l’acqua più a lungo nel suolo ed evita – come avviene nei campi convenzionali – il compattamento dei terreni. Una caratteristica non da poco che riduce anche i consumi idrici e rende i suoli più resistenti all’erosione e al dilavamento. I dati elaborati dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica, da uno studio dell’Università di Sydney in Australia e dell’Istituto Elvetico FIBL, sono stati resi noti in occasione del convegno. Gli studi hanno dimostrato, inoltre, che gli appezzamenti biodinamici diventano naturalmente più fertili e resistenti, perché ospitando una maggiore varietà di piante e animali e microorganismi che rendono l’ecosistema più forte, affrontano meglio le situazioni di disturbo e di stress come appunto gli effetti del climate change.