Il ministro Di Maio ha fissato obbiettivi ambiziosi: dimezzare le emissioni dell’industria, ridurre del 33% quelle dei trasporti e raddoppiare l’approvvigionamento dalle rinnovabili. “È una rivoluzione amica dell’ambiente”
Pochi minuti fa il Governo ha presentato il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030. Si tratta della road map che ha come meta finale la decarbonizzazione del Paese. Il Piano costituisce lo strumento con il quale ogni Stato comunitario, in coerenza con le regole europee, stabilisce i propri contributi agli obbiettivi decisi da Bruxelles. Obbiettivi che prevedono di raggiungere entro i prossimi 11 anni adeguati standard sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili.
Cos’è il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030
“Bisogna uscire dalla mentalità che ci ha imposto l’obbligo di scegliere tra ambiente e lavoro. Era un modello fallimentare anni fa che oggi va superato”, ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, presentando il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030, assieme al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e al sottosegretario Davide Crippa. “Il cittadino viene finalmente messo al centro di questa transizione energetica”, ha aggiunto Di Maio, ricordando che ieri è stato lanciato il portale (energiaclima2030.mise.gov.it) del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 attraverso il quale sarà possibile prendere parte alla consultazione pubblica. “Si tratta di una rivoluzione amica dell’ambiente”, ha poi aggiunto invitando cittadinanza e stakeholder a partecipare con idee e progetti per raggiungere la finalità indicata.
Riduzione delle emissioni dell’industria del 56%
“Puntiamo ad abbattere la dipendenza dalle fonti fossili, sostituendola con le rinnovabili”, ha quindi definito il titolare del Mise. “L’obbiettivo è realizzare una nuova politica energetica che assicuri la piena sostenibilità sociale, economica ed ambientale. Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 – ha annunciato Di Maio – consentirà di ridurre entro il 2030 le emissioni dell’industria e della produzione dell’energia elettrica del 56% rispetto al 2005, contro il 43% richiesto dall’Ue”.
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“Nei trasporti terrestri, civile e agricoltura, si raggiungerà il -35% contro il 33% chiesto da Bruxelles. Altro grande obbiettivo sarà raggiungere la copertura delle rinnovabili del 30% rispetto all’attuale 18”.
Costa: “Puntare sulle rinnovabili crea occupazione”
Medesimo concetto è stato ripetuto dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: “Occorre cambiare paradigma, cambiare modo di produrre perché tuteli la produzione ma anche l’ambiente, senza lasciare indietro nessuno”. “Ogni transizione lascia una certezza e si sviluppa in un momento di fragilità: per ogni miliardo speso nel carbon-fossile si ottengono 5mila posti di lavoro. Nelle rinnovabili sono 15mila”.
I 5 punti del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030
Vediamo quindi più nel dettaglio gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030, definiti confrontando due scenari: il primo proietta l’evoluzione del sistema energetico nazionale partendo dalle politiche attualmente vigenti. Il secondo impone gli obiettivi, tratteggiando le soluzioni economicamente più convenienti.
1. Decarbonizzazione (comprese le fonti rinnovabili)
Un obiettivo, non direttamente conseguente alle previsioni del pacchetto europeo, è l’abbandono del carbone per la produzione elettrica. Il raggiungimento di questo obiettivo presuppone la realizzazione di impianti e infrastrutture sufficienti per sostituire la corrispondente produzione energetica e per mantenere in equilibrio il sistema elettrico.
Sul fronte delle fonti rinnovabili, come annunciato da Di Maio, è stato definito un obbiettivo di quota dei consumi totali coperti da fonti rinnovabili pari al 30% al 2030.
“Si tratta – fanno sapere dal Mise – di un obbiettivo assai impegnativo, che comporterà, nel settore elettrico, oltre che la salvaguardia e il potenziamento del parco installato, una diffusione rilevante sostanzialmente di eolico e fotovoltaico, con un installato medio annuo dal 2019 al 2030 pari, rispettivamente, a circa 3200 MW e circa 3800 MW, a fronte di un installato medio degli ultimi anni complessivamente di 700 MW. Questa diffusione di eolico e fotovoltaico richiederà anche molte opere infrastrutturali e il ricorso massivo a sistemi di accumulo distribuiti e centralizzati, sia per esigenze di sicurezza del sistema, sia per evitare di dover fermare gli impianti rinnovabili nei periodi di consumi inferiori alla produzione”.
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Importanti sforzi saranno richiesti anche per incrementare il consumo di energia rinnovabile per il riscaldamento e raffrescamento, soprattutto in termini di diffusione di pompe di calore, e per i trasporti.
Ai fini della decarbonizzazione sussiste un obbiettivo nazionale vincolante che chiede di ridurre entro il 2030 del 33% le emissioni di CO2 nei settori non ETS (Terzo settore), rispetto a quelle del 2005, risultato che può essere raggiunto attraverso diversi interventi, sia nazionali che comunitari, soprattutto in termini di efficienza energetica e fonti rinnovabili.
2. Efficienza energetica
In questo campo “sussistono diversi obiettivi da raggiungere, tutti derivanti dalle regole europee. Il primo consiste nella riduzione, al 2030, del fabbisogno di energia primaria europeo del 32,5%, calcolato rispetto alle proiezioni elaborate dalla CE nel 2007 con lo scenario Primes. Si prevede che l’Italia conseguirà una riduzione del 43%, calcolata allo stesso modo”.
“Molto impegnativo – scrivono sul sito del Mise – è l’obbiettivo di ridurre, in ciascuno degli anni dal 2021 al 2030, i consumi finali di energia di un valore pari allo 0,8% dei consumi annui medi del triennio 2016-18, mediante politiche attive. Questo obiettivo equivale a una riduzione di 0,93 Mtep/anno, e, confrontato con il consumo finale 2016 di 115,9 Mtep, evidenzia il grande sforzo che richiederà, anche in settori “difficili”, tra i quali gli edifici e i trasporti”.
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“Molto importante sarà la penetrazione dell’elettricità nei trasporti: si mira, al 2030, a 1,6 ML di auto elettriche pure, 4,5 ML di auto ibride, su un parco auto circolante nelle stesso anno di 37 ML di veicoli, leggermente inferiore a quello attuale”.
3. Sicurezza energetica
Si punta a migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento, da un lato, incrementando le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica e, dall’altro, diversificando le fonti di approvvigionamento, ad esempio con il ricorso al gas naturale anche tramite GNL, avvalendosi di infrastrutture coerenti con lo scenario di decarbonizzazione profonda al 2050. Ai fini della sicurezza sarà necessario il coordinamento dei piani di emergenza nazionali con quelli degli altri Paesi che sono collegati ai medesimi corridoi di approvvigionamento fisico.
“Un ruolo nuovo per le infrastrutture gas, da investigare, potrebbe derivare da carburanti come il biometano e dall’integrazione con il sistema elettrico, ad esempio con la trasformazione in combustibili gassosi dell’energia da fonti rinnovabili non immediatamente consumata.
Per quanto riguarda i prodotti petroliferi, che continueranno ad essere necessari per i trasporti, sarà favorita l’evoluzione in senso green delle infrastrutture esistenti, tra le quali le raffinerie”.
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Sul fronte del sistema elettrico, sarà importante promuovere la realizzazione di infrastrutture e sistemi di accumulo necessari per tener conto dell’evoluzione del mix produttivo, sempre più basato su rinnovabili intermittenti, tema peraltro connesso alla dimensione mercato interno.
4. Mercato interno dell’energia
Si vuole garantire maggiore flessibilità del sistema elettrico, ampliando le risorse che potranno fornire i servizi necessari all’equilibrio in tempo reale tra domanda e offerta. “Parimenti, le regole del mercato dovranno evolvere in modo da favorire l’integrazione della crescente quota di rinnovabili, ad esempio con un progressivo avvicinamento del termine di negoziazione a quello di consegna fisica dell’elettricità”.
“Opportuni sviluppi della rete di trasmissione, interna e con Paesi terzi, e l’accoppiamento del mercato elettrico nazionale con quelli di altri Stati – comunicano dal Mise – concorreranno ad avvicinare i prezzi italiano dell’energia elettrica a quelli europei”.
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“Di centrale importanza – prosegue la nota – sarà un ruolo sempre più attivo dei consumatori, in veste di prosumer (produttori da fonti rinnovabili e consumatori), anche attraverso le comunità dell’energia rinnovabile. Importante sarà la tutela dei consumatori, sia promuovendone un ruolo attivo sul mercato, sia attraverso una maggiore trasparenza del mercato in tutte le sue fasi, in particolare quella della vendita.
Occorrerà comunque introdurre meccanismi di mercato per garantire anche l’adeguatezza del sistema, vale a dire la capacità del sistema di soddisfare il fabbisogno di energia elettrica atteso nel medio e lungo termine, rispettando i requisiti di operatività e qualità, tema dunque connesso anche agli obiettivi di sicurezza.
Da ultimo, non in ordine di importanza, saranno perfezionati gli strumenti volti a contrastare il fenomeno della povertà energetica (famiglie in disagio economico)”.
5. Ricerca, innovazione e competitività
In tema di ricerca, “si punta a migliorare la capacità del sistema della ricerca di presidiare e sviluppare le tecnologie di prodotto e di processo essenziali per la transizione energetica e a favorire l’introduzione di tecnologie, sistemi e modelli organizzativi e gestionali funzionali alla stessa transizione energetica e alla sicurezza.
Gli strumenti principali consisteranno in un miglior governo del sistema ricerca e nel coordinamento tra le politiche e misure sul fronte della domanda di prodotti e tecnologie (indotta, ad esempio, dai meccanismi di sostegno delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica) e dell’offerta degli stessi prodotti e tecnologie, in modo che il sistema produttivo trovi conveniente evolvere in senso coerente con le esigenze del futuro sistema energetico”.