Al Milano Luiss Hub focus sulle startup e sul cambiamento climatico, organizzato da MITO Technology e COREangels Climate. In Italia lavorano 350 startup Climate Tech, raccogliendo 642,2 milioni di euro in tre anni
Quando si parla di innovazione per un mondo migliore bisogna ricordare la madre di tutte le battaglie: il cambiamento climatico. Il mondo ha 10 anni di tempo per dimezzare le emissioni globali di gas serra ed evitare che il riscaldamento globale si innalzi di oltre 1,5 °C. Una consapevolezza questa che si sta diffondendo negli ecosistemi innovativi, Italia inclusa, grazie al paziente lavoro delle Università che producono tecnologie, di quelle più dotate di visione strategica di lungo periodo e di founder, venture capital e investitori più sensibili ai temi ambientali.
Uno degli appuntamenti di maggior rilevanza nazionale per fare il punto sugli investimenti, le tecnologie e le startup operanti nel settore Climate Tech, è IT’S Climate (ITalian Start-up Climate), evento che mira a favorire lo scambio di conoscenze fra innovatori italiani in materia di cambiamento climatico e investitori, che si è tenuto nei giorni scorsi presso il Milano Luiss Hub. Una lunga sessione di lavori organizzata da MITO Technology, operatore di VC specializzato nella sostenibilità e, appunto, nel Climate Change, e COREangels Climate, veicolo di investimento verticale nelle tecnologie climatiche.
L’impegno a sostenere lo sviluppo dell’ecosistema degli innovatori su Climate Change e sostenibilità ambientale vede l’Università Luiss ricoprire un ruolo da protagonista ormai da anni. L’Ateneo è impegnato nella sostenibilità e nel ClimateTech dal 2009, anno in cui è stata fondata l’Associazione Techgarage che, fra le primissime iniziative ha organizzato, appunto, un contest fra start-up verticale su clean e greentech. E oltre all’impegno nella terza missione, attraverso Luiss Enlabs, che gestisce l’acceleratore Zero, dal prossimo anno accademico sarà istituita in Luiss una cattedra in “Climate Change” finanziata da AXA ITALIA. Sul tema peraltro sono in fase di istituzione ulteriori cattedre sponsorizzate da imprese “illuminate” che consentiranno di coniugare didattica su temi innovativi ma anche ricerca. L’obiettivo è creare un vero e proprio laboratorio concentrato sulla “Social Science perspective on Climate Change”, concentrandosi su politiche pubbliche, aspetti normativi, impatti sui mercati, e comportamenti di business decision maker, investitori e consumatori in tema di Climate Change.
IT’S Climate è stata l’occasione per condividere una visione allargata delle tecnologie per il clima nel panorama italiano, ponendo le basi per lo sviluppo di una vera e propria “community” di innovatori su questo fondamentale tema per il nostro futuro.
All’evento erano presenti alcune delle realtà più rilevanti dell’ecosistema italiano, tra cui quattro delle principali startup che operano sulla sostenibilità ambientale: 3BEE, TAU Group, Blu Brake e WSense.
IT’S Climate: i numeri
All’evento hanno partecipato circa 100 persone tra founders, investitori, e professionisti del settore climatico provenienti da diversi Paesi. Sono stati condivisi tanti numeri. I finanziamenti italiani per la tecnologia del cambiamento climatico in Italia sono molto incoraggianti, soprattutto nelle fasi pre-seed e seed. E il 2023 sarà caratterizzato da una crescita significativa degli investimenti, con un raddoppio dai 96 milioni del 2022 ai circa 197 milioni di dollari entro fine anno.
In Italia sono attualmente attive 350 startup del Climate Tech, che rappresentano il 2,5% del numero totale di startup nel Paese (circa 14.000). Le startup italiane di tecnologia climatica sono riuscite a raccogliere un totale di 642,2 milioni di euro tra il 2010 e il primo trimestre del 2023.
In termini di distribuzione geografica, la Lombardia è in testa con 82 startup (23,4%), seguita dal Lazio con 45 (12,9%) e dal Piemonte con 41 (11,7%). Milano è la città più rappresentata con 58 startup, seguita da Roma (38) e Torino (34). Queste città sono i principali hub dell’ecosistema italiano delle tecnologie climatiche, ospitando il 37,1% del numero totale di startup nel settore delle tecnologie climatiche.
Agricoltura, Silvicoltura e Alimentazione ed Energia sono i settori leader per densità di startup, rispettivamente con 81 e 80. Segue Manifattura e Industria con 58 startup, mentre Trasporti e Mobilità è al quarto posto con 42 startup.
Probabilmente non c’è mai stato un momento migliore per lanciare un’azienda impegnata nel Climate Tech. Imprenditori e investitori stanno sperimentando una confluenza di condizioni favorevoli che creano un contesto senza precedenti per produrre un impatto sostanziale e significativo sul cambiamento climatico.
Nei prossimi anni si prevede una crescita significativa dell’ecosistema italiano delle startup per il clima. Questa crescita sarà probabilmente guidata da una base di startup in espansione, dall’aumento degli investimenti in capitale di rischio e dalla maturità del settore industriale italiano, in particolare nei settori dell’energia, dell’agricoltura e dei trasporti.
«L’aver lanciato IT’S Climate simboleggia l’incontro di due delle nostre principali aree di investimento e passioni: la tecnologia e la protezione del nostro pianeta. Siamo onorati dalla presenza di founder di spicco che hanno accettato di condividere le loro esperienze con i partecipanti» commenta Leonardo Massa, Investment Manager di MITO Technology. «Questo evento non rappresenta solamente un’occasione per comprendere a fondo la situazione delle startup nel settore del Climate Tech, ma anche un’opportunità per scambiare interazioni, creare connessioni e contribuire alla formazione di un ecosistema italiano con la comune ambizione di ridurre le emissioni di gas serra e contrastare il cambiamento climatico».
Climate Tech, un ecosistema in crescita. Il ruolo di Luiss Guido Carli
Anche in Italia vi sono solide basi per supportare le tecnologie innovative in grado di accelerare il processo di transizione verso un’economia a zero emissioni.
Ne abbiamo parlato con il professore Michele Costabile, Direttore Luiss X.ITE Centro di Ricerca su Tecnologie e Comportamenti di Mercato. Il Professor Costabile, inoltre, contribuisce al rafforzamento dell’ecosistema dell’innovazione italiano, impegnandosi direttamente nel venture capital con alcuni fondi di rilievo e con l’Investment club dell’Ateneo, Luiss Alumni 4 Growth (LA4G).
«Sono emerse alcune evidenze molto interessanti dall’evento IT’S Climate» commenta il professore. «In Italia disponiamo di ottime tecnologie rivolte alla sostenibilità, sviluppate dai politecnici e dalle tante università che, nonostante la percezione diffusa, rendono il nostro Paese uno dei leader mondiali per lo sviluppo di tecnologie per la sostenibilità. Possiamo contare su una diffusa capacità di creare innovazione partendo dalla ricerca scientifica sui temi della sostenibilità e del cambiamento climatico. Inoltre, sebbene l’ecosistema italiano sia agli inizi del suo sviluppo, c’è una community importante di innovatori e investitori molto attenta a questi temi. Oggi le startup italiane impegnate nel Climate Tech attirano prevalentemente capitali internazionali, perché in Italia non disponiamo ancora di un numero sufficiente di investitori specializzati in questi settori. Ma le prospettive sono incoraggianti. Questo è un settore molto verticale che necessita di competenze specifiche, ed è per questo molto importante organizzare eventi rivolti a un ecosistema verticale, come IT’A Climate».
Guardando al futuro, il rafforzamento dell’ecosistema passa anche attraverso una rimodulazione degli investimenti: «È necessario sviluppare il mercato degli investimenti indiretti» spiega il Professor Costabile. «Più forte sarà il supporto di fondi di fondi, pubblici e privati, maggiore sarà la velocità e la capacità di sviluppo di fondi di venture capital verticali, fra i quali dovranno esservi quelli sul Climate Tech. La Luiss è impegnata da circa 15 anni su tutte le principali fasi del percorso che conduce dal trasferimento di scienza e tecnologia in innovazioni, passando per la creazione di start-up e il sostegno alle scale-up, fino all’open innovation delle grandi imprese incumbent. Un impegno declinato nella didattica, nella ricerca e nella c.d. terza missione – basta citare le partecipazioni in Luiss Enlabs, Digital Magics e gli investimenti di Luiss Alumni 4 Growth. Un impegno che proseguirà e che speriamo diventi contagioso per tutto il mondo accademico italiano>>.