Eco-sistemi è una piccola azienda che da Trento grazie a un fondo pubblico ha trovato il modo di coniugare il riciclo virtuoso alle nuove tecnologie. Abbassando i costi e le emissioni di CO2 per ripulire le acque reflue e non solo.
Riutilizzare un rifiuto così com’è, regalandogli una nuova vita senza bisogno di riadattarlo e portandoci a casa un grosso risparmio, ma anche una tecnologia più sostenibile e attenta all’ambiente. Succede in Trentino a Progetto Manifattura, il Business Innovation Centre tutto dedicato alla green economy, dove la startup Eco-Sistemi ha inventato un depuratore per le acque reflue che funziona con i tappi delle bottiglie di plastica. L’azienda ha già ottenuto vari riconoscimenti, tra i quali la vincita del bando Seed Money della Provincia Autonoma di Trento, un fondo che promuove le iniziative imprenditoriali innovative e di alta tecnologia.
Come funziona?
La macchina di Eco-Sistemi si chiama RCBR, Rotating Cell Biofilm Reactor, e il cuore del suo funzionamento è estremamente semplice: una cella cilindrica piena di tappi che ruota parzialmente immersa nel refluo da trattare. Essendo numerosi, piccoli e tridimensionali, i tappi sviluppano una superficie molto ampia dove si forma una pellicola di batteri (chiamata film biologico) che si nutre delle sostanze inquinanti contenute nell’acqua. Tutti i tappi, diventati “casa” per i batteri, entrano in contatto con i reflui a fasi alterne: quando sono immersi assimilano e degradano gli inquinanti, quando poi ne escono il biofilm può assorbire dall’aria l’ossigeno necessario alla respirazione cellulare. i batteri, la chiave di questo processo di depurazione, come avviene per gli organismi più evoluti del regno animale, hanno bisogno anche loro di mangiare e respirare.
“Le tecnologie classiche che si basano sulla depurazione tramite biomassa adesa usano costosi supporti plastici, in polietilene o PVC, che devono essere realizzati appositamente”, spiega il chimico Sergio Modenesi, presidente di Eco-Sistemi. “Si tratta di una lavorazione industriale che consuma energia e l’aspetto negativo è che introduce nuova plastica nell’ambiente”. Proprio da qui nasce l’idea di sostituire questi supporti con i tappi: sono già pronti per l’utilizzo e, arrivando dall’industria alimentare, sono fatti di propilene di alta qualità. Perciò atossici. Per di più li si sottrae a un destino decisamente meno virtuoso, come il termovalorizzatore o nel peggiore dei casi la discarica: ed è subito economia circolare.
I numeri dell’impatto ecologico di RCBR
Il depuratore RCBR richiede circa cinque Kg di tappi di polipropilene per metro cubo d’acqua depurato al giorno, tappi che non vengono stampati a questo scopo ma recuperati dal mercato del riciclo. Considerando che le emissioni di CO2 per la produzione di polipropilene dei tappi di plastica è di circa 3,5Kg di CO2 emessa per ogni kg di polipropilene prodotto, l’applicazione del sistema RCBR riduce le emissioni di CO2 in atmosfera di 17,5 Kg per ogni metro cubo d’acqua che viene depurato.
Una volta installato il macchinario la manutenzione è minima, i costi energetici bassi e non c’è mai bisogno di cambiare i tappi: non si degradano perché sono talmente stretti e bloccati tra loro nel cilindro da non subire urti che li rovinino o facciano deteriorare. “Questo risolve un altro problema, ovvero il rilascio di microplastiche dannose nelle acque: nei reattori a biomassa adesa a letto mobile, ad esempio, i supporti plastici per depurare sono liberi all’interno delle vasche e soggetti a erosione a causa degli urti. Con i tappi non succede”, spiega Modenesi.
Insieme a lui gli altri tre soci di Eco-Sistemi, i biologi Anna Occhipinti e Dario Savini e l’impiantista Aniello Esposito, sono uniti da un obiettivo: lavorare al risanamento ambientale utilizzando tecnologie proprie e a bassissimo impatto. A oggi sono quattro gli impianti RCBR già in funzione e il primo ad applicazione industriale, quello del birrificio Hordeum di Novara, è servito da pioniere per quantificare il consumo energetico del depuratore: 1,7 KWh per ogni metro cubo di refluo. Di molto inferiore rispetto ad altre tecnologie complesse (come i reattori discontinui sequenziali e i bio-reattori a membrana) che consumano un minimo di tre KWh. “Rispetto ai sistemi più efficienti in commercio”, spiega Modenesi, “RCBR permette una riduzione di circa il 32% delle emissioni di CO2 per ogni metro cubo depurato”.
Ecco dove finiscono i tappi che i nostri figli raccolgono a scuola
Ma come ci si procura tutti questi tappi? Unendo le nuove tecnologie al fare del bene per il sociale, grazie alla collaborazione di tante onlus presenti sul territorio, come Trentinosolidale Onlus, che organizzano campagne per la raccolta e il riciclo. Eco-Sistemi acquista i loro tappi facendo una donazione e portando così ulteriore valore: il costo dei 400 kg di tappi usati nell’impianto del birrificio Hordeum, ad esempio, è servito per opere benefiche in Trentino. Un altro canale di raccolta passa per le scuole, che ospitano i contenitori per i tappi in cambio di formazione per i bambini, legata alla sensibilizzazione sul tema dell’acqua e della sostenibilità. Così coinvolgendo i piccoli si recuperano i tappi di tutta la famiglia.
Intanto Eco-Sistemi guarda al futuro per il suo RCBR, e ha come target di mercato la piccola e media depurazione civile e/o industriale. “I grandi impianti di depurazione centralizzati costano molto e sono in grado di servire solo una piccola fetta della popolazione europea e mondiale, si parla di meno del 30%”, conclude Modenesi. “Per questo stiamo orientandoci soprattutto verso i Paesi con buone opportunità di sviluppo, stiamo conducendo in porto accordi specialmente con India ed Emirati Arabi, dove le problematiche ambientali sono esigenze non più rimandabili”.
Eleonora Degano – @Eleonoraseeing