Energia e materie prime dai rifiuti per il nuovo impianto di Sesto San Giovanni, primo hinterland del capoluogo. Un progetto da 47 milioni
Economia circolare e progettazione partecipata alle porte di Milano per un progetto che porterà a recuperare energia e materie prime dai rifiuti, riconvertendo gli impianti esistenti e senza consumo di suolo. Entrerà in funzione a marzo 2023 la nuova Biopiattaforma di Sesto San Giovanni, tra i principali comuni dell’hinterland meneghino. Si tratta del primo termovalorizzatore autorizzato in Italia da un decennio a questa parte.
A realizzarlo, il Gruppo CAP, la società pubblica che gestisce il servizio idrico integrato (acqua potabile, depurazione acque e gestione della rete fognaria) della Città Metropolitana di Milano, che ha recentemente acquisito la quota di maggioranza (il 79,2%) di Core, consorzio pubblico specializzato in smaltimento di rifiuti attraverso incenerimento e recupero energetico. Sono soci azionisti di Core i Comuni di Sesto San Giovanni, Pioltello, Cologno Monzese, Segrate e Cormano. Il valore del progetto, chiamato “Biopiattaforma”, è di 47 milioni di euro.
Sull’area dell’impianto sorgerà anche un polo di ricerca innovativo che si è già assicurato un finanziamento da 2,5 milioni di euro grazie al progetto europeo Horizon 2020.
Biopiattaforma, cosa dice il progetto
Il vecchio termovalorizzatore presente sull’area verrà smantellato nelle prossime settimane e riconvertito in un impianto destinato a bruciare e valorizzare solo fanghi da depurazione: 65mila tonnellate ogni anno (questa la stima) prodotte dai quaranta depuratori distribuiti sul territorio della città metropolitana di Milano.
Dai fanghi, finora materia di scarto, si recupererà tutto quanto possibile: secondo l’azienda, il 75% verrà trasformato in energia (11.120 MWh di calore per il teleriscaldamento) mentre dal restante 25% si otterrà una serie di materie prime, a partire dal fosforo, impiegato in agricoltura ma anche per la produzione di dentifrici e in molti processi in cui è necessario innescare una combustione.
Sesto San Giovanni, i rifiuti “digeriti” si trasformano in biometano
Ma nella Biopiattaforma arriveranno anche i rifiuti umidi dei comuni serviti da Core, che verranno “digeriti” all’interno di biodigestori, grandi silos che faranno fermentare il materiale organico a temperatura corporea, circa 37 gradi. Il biogas ottenuto, a sua volta, genererà biometano da autotrazione (da utilizzare per alimentare 2.200 camion aziendali), e , per la frazione residua, potrà essere inserito nella rete nazionale, in quanto combustibile a tutti gli effetti. Si parla di circa 30mila tonnellate annue di rifiuti umidi recuperati, che oggi sono affidati a strutture esterne.
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Nel laboratorio di ricerca, invece, si studieranno nuovi impieghi per le componenti nobili presenti nei fanghi di depurazione: ad esempio cellulosa e acidi grassi volatili, che possono essere recuperati per generare nuove molecole e bioplastiche.
Transizione ecologica, Russo (Gruppo CAP): “In Italia eccellenze e ritardi”
“Qui si applica l’economia circolare in maniera compiuta come raramente è stato fatto – ha commentato con StartupItalia il presidente del gruppo CAP Alessandro Russo – . Si va a ricostruire un’area la cui destinazione d’uso era già industriale riconvertendo gli stessi impianti: un’attività industriale nuova con consumo di suolo pari a zero“.
Russo si aspetta molto dal nuovo ministero della Transizione Ecologica. “Prendiamo il settore idrico, che in Italia annovera alcune eccellenze ma anche consistenti ritardi: siamo tra i primi in Europa per qualità dell’acqua potabile, ma abbiamo uno tra i tassi di dispersione più alti, frutto di un deficit infrastrutturale che ci trasciniamo da decenni. Questo perché la gestione dei servizi idrici è stata storicamente demandata agli enti locali, che non erano in grado di operare i grandi investimenti richiesti”. Nè di avere la visione di insieme necessaria, anche a livello tecnologico.
L’economia circolare? “Richiede infrastrutture e impianti”
“Al nuovo dicastero – prosegue il manager – spetterà il compito di promuovere i grandi investimenti infrastrutturali e impiantistici necessari. Perché non ha senso parlare di economia circolare se, poi, non si costruiscono gli impianti capaci di renderla concreta. Il che, spesso è difficile, anche a causa della burocrazia. In questo senso, Biopiattaforma ha dimostrato che attraverso il dialogo con gli stakeholder è possibile arrivare in maniera abbastanza rapida a ottenere le autorizzazioni necessarie”.
Il percorso partecipativo, chiamato “BiopiattaformaLab” è stato avviato nel novembre del 2018.
Lo scorso settembre è stato costituito il RAB (Residential Advisory Board), un comitato di monitoraggio e controllo composto da cittadini, rappresentanti delle imprese e delle amministrazioni coinvolte con l’obiettivo di facilitare con l’obiettivo di facilitare la comunicazione, l’informazione trasparente e l’interazione tra l’impresa e i cittadini residenti nelle aree urbane circostanti gli impianti dell’impresa. L’idea alla base è quella di garantire trasparenza su tutte le informazioni legate all’attività dell’impianto. Tutti gli atti degli incontri sono scaricabili dal sito www.biopiattaformalab.it.