Costruita con il metodo Super Adobe brevettato da Nader Khalil, non fa uso di condizionatori: sfrutta l’orientamento, le proprietà termiche dei sacchi di terra e il livello di costruzione 50 cm sotto quello del terreno circostante. Ecco Quetzalcoatl.
Nel 1980 l’architetto iraniano Nader Khalili presentò alla Nasa l’idea di moduli abitativi per il suolo lunare in mattoni di terra “ceramizzati”. Era la cosiddetta tecnica del Super Adobe, utilizzabile anche in condizioni di isolamento o di emergenza. Quel progetto verrà sfruttato però solo diversi anni dopo, allo scoppio della Guerra del Golfo, quando Khalili collabora con l’UNDP e l’UNHCR per combattere l’emergenza abitativa dei rifugiati.
A quasi trent’anni di distanza, seguendo i princìpi del Super Adobe, Ayal Bryant ha realizzato in Costarica una casa di circa 160 mq, con cupola bioclimatica. Casa Quetzalcoatl, questo il nome, è a tutti gli effetti un’eartshship, ossia un’abitazione sostenibile, perché costruita principalmente con materiali di recupero, combinati sapientemente con terra cruda, sabbia e acqua.
I princìpi del Super Adobe
Le eartships sono dotate di sistemi di riscaldamento e raffreddamento a energia zero, per pesare il meno possibile sull’ecosistema. Casa Quetzalcoatl infatti, sfrutta il metodo Super Adobe per mantenere una temperatura fresca durante tutto l’arco della giornata. In una zona del mondo dal clima caldo e secco, questa costruzione non fa uso di condizionatori, ma trae beneficio dall’orientamento – studiato in modo da sfruttare i venti del Pacifico – le proprietà termiche dei sacchi di terra e il livello di costruzione (circa mezzo metro sotto il livello del terreno), per proteggersi dagli agenti atmosferici e mantenere una temperatura costante.
Questa pratica di costruzione comporta inoltre notevoli vantaggi in termini di semplicità e economicità di realizzazione. Permette così di essere applicata nei luoghi più remoti del mondo e in casi di emergenza.
Comoda ed ecologica
Ancora in materia di efficienza energetica, in cima alla casa in terra cruda svetta una cupola bioclimatica. Inoltre, sempre sul tetto, è stato realizzato un sistema di raccolta dell’acqua piovana e uno di riutilizzo delle acque nere, collegate ad un compost esterno. Dagli scarti del primo, tramite un sistema di trattamento, viene presa l’acqua necessaria per irrigare orto e giardino. Il compost dalla seconda invece, viene usato come fertilizzante.
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“Abbiamo optato per il metodo Super Adobe – spiega Bryant – per le sue proprietà termiche, ma anche per come ci si sente a vivere all’interno di una tale struttura dai tratti primitivi”. In realtà, nella casa Quetzalcoatl non mancano le comodità. Salotto, due stanze da letto, tre bagni e una cucina. E poi, un guardaroba, una dispensa e persino un balcone. Nella costruzione è stato impiegato solamente materiale di origine locale. Tutta la terra rimossa negli scavi è stata riutilizzata, insieme ad altri materiali di riciclo, come per esempio il legno recuperato da vecchie case in rovina. Perché, in futuro, chiunque dovrà essere in grado di costruirsi la sua casa Quetzalcoatl. Rispettando così uno dei princìpi cardine del Super Adobe, che negli anni ha ispirato diversi progetti in oltre 40 paesi, dal Venezuela alla Sierra Leone.