Tra le emergenze di questa estate 2024 c’è anche quella riguardante gli incendi (qui le linee guida in caso di necessità). Le elevate temperature così come i comportamenti pericolosi (quando non addirittura dolosi) contribuiscono a mettere a rischio intere aree della penisola. Per monitorare l’evoluzione di ogni evento critico la tecnologia può dare una mano, soprattutto in ottica preventiva e di monitoraggio. Nel settore si è inserita da alcuni anni Inspire, spinoff dell’Università di Genova a cui hanno preso parte diversi docenti con esperienza in sistemi robotici, elettronici e ICT. «Non facciamo droni. Sviluppiamo una piattaforma, Mars, che può garantire la continuità di servizio», ci ha premesso Daniele Caviglia, socio fondatore di Inspire e Responsabile Scientifico della società, oltre che Ordinario presso la Scuola Politecnica di Ingegneria di Genova.
Filmato M.A.R.S. from suite3 on Vimeo.
Cosa fa Inspire
Come si vede dal video che abbiamo pubblicato qui sopra, la tecnologia di Inspire è contenuta all’interno di un cubo, che ospita sia il drone in partenza sia un braccio robotico che si occupa di automatizzare l’intero processo di ricarica e posizionamento/ritiro del carico (il payload). Mars è l’acronimo di Multiple Airdrone Response System e punta a velocizzare processi di salvataggio, controllo e monitoraggio in un determinato territorio.
«I droni in commercio sono alimentati a batteria, con una durata di volo di circa 20 minuti. La batteria viene cambiata manualmente. Il nostro obiettivo è automatizzare questo processo per servizi droni o sciami di droni». Il settore della drone economy in Italia è stato fotografato con i numeri del Politecnico di Milano: più di 700 tra imprese e startup coinvolte per un giro d’affari di quasi 120 milioni di euro. Stati Uniti e Cina sono i Paesi in cui il mercato viaggia su altre cifre, nell’ordine dei miliardi di dollari.
Il prodotto Mars non è ancora disponibile in commercio, ma poggia su partnership istituzionali come quelle con l’Esercito Italiano e il Corpo Nazionale Vigili del Fuoco, oltre a società del comparto droni. «Siamo al terzo prototipo. Dobbiamo ottimizzare gli ultimi passaggi, ma siamo vicini al lancio. Da ingegnere elettronico mi sono occupato di una parte delicata, il precision landing».
Monitoraggio continuo
Le possibili applicazioni di questa tecnologia che impiega la robotica sono differenti come ci ha spiegato il professor Caviglia. «Si pensi alla sorveglianza di un territorio, come il perimetro di un aeroporto. Se il drone deve fermarsi ogni volta per essere ricaricato è necessario più tempo. Un altro esempio riguarda il recupero di dispersi in montagna o in mare».
Inspire non si occupa della tecnologia che monta ciascun drone, ma del contesto hardware e software che velocizzerebbe le varie missioni in un’area. Tra i test finora compiuti c’è quello in ambito agritech con l’Università di Sassari. Questo cubo contenente la tecnologia sviluppata dalla startup si può trasportare a bordo di un pick-up e dunque servire da punto di decollo o atterraggio mobile dei droni.
In prospettiva, l’ingresso di Mars sul mercato può assistere i soccorsi anche grazie all’analisi predittiva. Lo scopo della piattaforma è infatti di acquisire dati ed elaborarli utilizzando strumenti di AI. In tal modo il sistema riuscirebbe a produrre una linea d’azione. Di fronte a un incendio potrebbe indicare i punti caldi più a rischio per la formazione di nuovi focolai.
«Con lo sviluppo sull’AI odierno abbiamo più dati e più capacità di elaborarli – ha concluso il co-founder di Inspire -. La difficoltà sta nel collezionare quelli giusti. Di fronte a un incendio serve conoscere la fonte, la direzione del vento, l’umidità del suolo. Sono informazioni che ci aiutano a prendere decisioni». Di recente Inspire ha raccolto quasi 2,5 milioni di euro attraverso i bandi ottenuti con i partner accademici, industriali e istituzionali.