“Vista la preoccupante diffusione di stili di vita non salutari intendo affrontare il contrasto del tabagismo”, ha affermato il ministro Schillaci
Dopo vent’anni dall’approvazione della legge Sirchia che introdusse i primi divieti per i fumatori, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha spiegato, alla Camera, di voler introdurre regole più stringenti ed equiparare in tutto e per tutto alle sigarette tradizionali a quelle elettroniche e al tabacco riscaldato. Il punto di arrivo lo ha fissato il Piano europeo contro il cancro, nel quale si invitano i Paesi a lavorare perché nel 2040 fumi meno del 5% della popolazione e si arrivi a una “generazione libera dal tabacco“.
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Le idee del ministro per una generazione “tobacco-free”
Tra le ipotesi allo studio alla Camera c’è il “divieto di pubblicità ai nuovi prodotti con nicotina”; lo stop al fumo all’aperto se ci sono minori o donne in gravidanza nelle vicinanze; l’addio definitivo alle sale fumatori nei locali al chiuso e un giro di vite anche per le sigarette elettroniche e i prodotti del tabacco riscaldato, che sarebbero vietate nei luoghi chiusi. Una sorta di “aggiornamento” delle norme volute da Girolamo Sirchia, che, 20 anni fa, varò norme che cambiarono drasticamente le abitudini dei tabagisti. “Vista la preoccupante diffusione di stili di vita non salutari – ha detto il ministro Schillaci in audizione in Commissione Affari sociali della Camera – intendo affrontare il contrasto del tabagismo, che è tuttora la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile in Italia”. L’obiettivo, ha spiegato il ministro, è quello di raggiungere gli obiettivi del Piano Europeo contro il Cancro 2021 che vorrebbero una “generazione libera dal tabacco entro il 2040”. Le nuove misure dovranno tenere conto “della crescente diffusione di nuovi prodotti come le sigarette elettroniche e il tabacco senza combustione, e delle sempre più numerose evidenze sui possibili effetti dannosi per la salute”. Come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, infatti, “il fumo non è responsabile del solo tumore del polmone, ma è anche il principale fattore di rischio per le malattie respiratorie e cardiovascolari” tanto che, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, entro il 2030 provocherà 8 milioni di morti l’anno nel mondo.