Poche semplici parole in grado di far discutere per giorni, ridestando un dibattito politico che, negli ultimi giorni d’estate s’era impantanato nell’affaire Boccia – Sangiuliano. Sono quelle pronunciate a Cernobbio dal titolare del dicastero dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che, di fatto, ufficializza l’intenzione del governo di aprire la porta al nucleare. Ma il ministro va oltre, parlando di nucleare di Stato.
Cos’ha detto Picchetto Fratis sul nucleare
«Noi siamo un Paese che ha esperienza e conoscenza. Credo che ci siano le condizioni per avere un player nazionale del nucleare, naturalmente aperto». Queste le parole di Gilberto Pichetto Fratin, che poi ha aggiunto: «Questa è la sfida che ci attende per il futuro».
Per il il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica i tempi sarebbero dunque maturi per accantonare i risultati referendari coi quali, prima nel 1987 e poi nel 2011 gli italiani dissero no all’energia nucleare prodotta sul territorio nazionale.
Ma la situazione geopolitica attuale, secondo Gilberto Pichetto Fratin, spariglia la situazione: «La crisi energetica dovuta alla guerra della Russia in Ucraina ha fatto emergere che non avevamo un mix energetico adeguato. Il quadro attuale sul fronte dell’energia è che abbiamo un terzo della produzione che arriva da fonti rinnovabili e due terzi dal fossile. Abbiamo ancora il carbone, per il quale c’è l’impegno a eliminarlo», ha osservato.
Non è la prima volta che membri del governo Meloni affrontano il tema della necessità, per l’Italia, di tornare a produrre energia nucleare. Il più attivo in tal senso è risultato il ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini, che aveva creato non poche polemiche dichiarando: «Da milanese vorrei un reattore di ultima generazione a Milano», candidando anche il quartiere Baggio, in cui vive. Si tratta però della prima volta in cui un esponente dell’esecutivo parla apertamente della volontà del governo di dotarsi di un «player nazionale».