Oltre all’obbligo di casco, che ha mandato su tutte le furie le startup dello sharing per ovvi problemi organizzativi, i proprietari dei monopattini elettrici presto dovranno fare i conti – nel vero senso della parola – con un nuovo onere imposto loro dalla riforma del Codice della Strada: l’immatricolazione attraverso una targa identificativa del mezzo.
La targa per i monopattini elettrici
Ogni monopattino elettrico dovrà essere equipaggiato con un contrassegno identificativo adesivo, plastificato e non rimovibile prodotto dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e distribuito dalla Motorizzazione civile.
Tutte le criticità della misura
Restano seri dubbi sulla sua funzione dato che si parla di una targa da 5 centimetri di altezza per 6 di altezza che, per via delle ridotte dimensioni, potrebbe comunque non raggiungere lo scopo di identificare il mezzo in caso di sinistro o effrazione qualora il proprietario si desse prontamente alla fuga.

Anche perché in quei sei centimetri saranno pubblicati ben sei caratteri alfanumerici neri su fondo bianco riflettente, per di più disposti su due righe. Per evitare ulteriore confusione, potranno essere utilizzate le lettere dalla B a Z, escluse A, E, I, O, Q, U. I numeri: da 2 a 9. In trasparenza saranno presenti l’emblema della Repubblica e la sigla del ministero dell’Economia e delle Finanze.
Le multe per chi è sprovvisto
La targa dovrà trovare alloggio sul parafango posteriore o, se assente, sulla parte anteriore del piantone dello sterzo, tra i 20 e i 120 centimetri da terra. Chi circolerà senza il rischia una multa da 100 a 400 euro. Il contrassegno, secondo le anticipazioni de Il Corriere della Sera, non sarà legato al veicolo, bensì alla persona che lo richiederà dal momento che allo stato attuale i monopattini elettrici non sono iscritti all’Archivio nazionale veicoli e non hanno numero di telaio.