«Credo fermamente che la collaborazione tra le grandi aziende del settore e le startup sia fondamentale per accelerare il processo di innovazione». Francesca Portincasa, direttrice generale di Acquedotto Pugliese, ci ha spiegato come funziona un sistema complesso costruito per distribuire sul territorio la risorsa più preziosa che abbiamo, l’acqua. Per potenziare l’infrastruttura è stato lanciato “SETE: 100 idee per cambiare il mondo”, progetto ideato per sondare soluzioni innovative per la gestione efficiente della filiera dell’acqua. Sono molte le proposte candidate finora, ma c’è ancora tempo per le application, che chiuderanno il 28 ottobre.
“SETE: 100 idee per cambiare il mondo”: candida il tuo progetto
Ci può spiegare come funziona la rete e quali sono i principali passaggi che garantiscono l’arrivo dell’acqua potabile nelle case dei cittadini? Partendo dalla storia dell’Acquedotto Pugliese.
Portare acqua potabile nelle case dei cittadini è un’operazione complessa. L’acqua va captata dalla fonte, se necessario potabilizzata, quindi distribuita in modo capillare e uniforme, preservandone la purezza. Richiede risorse naturali, competenze e investimenti continui. Per una realtà come la Puglia, regione storicamente priva di risorse idriche, l’operazione non è solo complessa, è stata ed è una vera e propria sfida perché l’acqua viene trasportata da molto lontano e distribuita nel territorio più ampio d’Italia gestito da un unico operatore, circa 20mila chilometri quadrati. Il caso Puglia è particolare e ne è prova il fatto che questo è l’unico acquedotto nato con una legge dello Stato.
Qualche cenno storico?
Dal 1915 l’acqua arriva in Puglia dalle sorgenti del Sele, in Irpinia, attraverso il Canale Principale, un’opera idraulica straordinaria e studiata in prestigiose università internazionali. Negli anni abbiamo incrementato e diversificato fonti. Le sorgenti del Calore, sempre in Irpinia, si sono aggiunte a quelle del Sele e insieme rappresentano il 30 per cento del nostro approvvigionamento. Gli invasi in Basilicata, Campania, Puglia e al confine col Molise ci danno circa il 60 per cento dell’acqua. Ci sono poi circa 180 pozzi, l’unica fonte di approvvigionamento pugliese, che nel mix di fonti pesa per il 10 per cento. Il sistema è organizzato in 6 schemi idrici fortemente interconnessi e digitalizzati, gestiti costantemente dalla nostra Control Room. La rete idrica è lunga oltre 24mila chilometri, di cui 5mila solo di grande adduzione e 3.500 di allacci. Il sistema idrico nel complesso conta anche 5 potabilizzatori e altre 1.500 opere tra serbatoi, partitori e impianti di sollevamento. E fin qui abbiamo ‘solo’ portato acqua a casa delle persone. Acquedotto Pugliese gestisce anche il sistema fognario, composto da altri 13mila chilometri di reti e circa 700 opere di sollevamento. Tutto confluisce in 185 impianti che restituiscono risorsa ben depurata all’ambiente, con una spinta sempre più marcata sul riuso di acqua e fanghi.
Quali sono le principali criticità che affrontate nel gestire un’infrastruttura così complessa? Ci sono particolari problematiche legate alla morfologia del territorio pugliese?
L’estrema lunghezza delle reti e l’ampiezza del territorio servito richiedono una particolare attenzione e una grandissima capacità gestionale, oltre che investimenti importanti. Le condotte col tempo sono naturalmente soggette a deterioramento, per cui è fondamentale sia monitorare il loro stato sia gestire al meglio portate e pressioni idriche, al fine di prolungarne la vita. E la stessa cura è richiesta per tutte le altre opere. Ci sono poi le sfide della transizione energetica e dell’economia circolare. Cerchiamo sempre più di trasformare i rifiuti in risorse e incrementare il riuso di acqua e fanghi di depurazione, provando anche a valorizzarli energeticamente. La morfologia del territorio è una variabile importante e incide anche sul costo dell’energia. La sfida è sempre quella di adattarsi al meglio al territorio e la nostra stella polare è la grande opera ingegneristica degli inizi del ‘900, il Canale Principale. Dalle sorgenti di Caposele, in provincia di Avellino, a Montefellone, in Valle d’Itria, il dislivello è di soli 45 metri. E l’acqua, nel suo lunghissimo percorso di 244 chilometri, non viene mai assistita dall’uomo. È la nostra ispirazione per continuare, con l’aiuto delle tecnologie, a gestire l’acqua in modo sostenibile.
Oggi la tecnologia gioca un ruolo fondamentale. In che modo le innovazioni tecnologiche vi stanno aiutando a monitorare e mappare le perdite d’acqua lungo la rete? Quali tecnologie utilizzate e quali sono i risultati ottenuti finora?
Siamo ben consapevoli dell’importanza strategica della tecnologia tanto che la transizione digitale è diventata un pilastro del nostro Piano strategico. Nella Control room, il ‘cervello digitale’ dell’azienda, grazie a strategie data-driven elaboriamo analisi predittive per ridurre le perdite e gestire le manutenzioni in maniera mirata, tracciando l’intero ciclo delle segnalazioni dei clienti. La Control room utilizza la piattaforma di Smart water management, il progetto di AQP di gestione integrata grazie alle tecnologie digitali. I sistemi di informazioni geografiche, l’internet of things, il work force management, la modellazione delle reti, la business intelligence e gli indicatori di performance ci hanno consentito di creare un digital twin su cui è possibile simulare manovre e prevederne gli effetti consentendo così interventi sempre più mirati.
Che tipo di tecnologie usate per la gestione dell’infrastruttura?
Tramite circa 11mila sensori controlliamo da remoto gli impianti idrici della rete di adduzione primaria, secondaria e urbana, gli impianti di sollevamento, di depurazione e i contatori per le grandi utenze. La tecnologia ci permette anche di regolare i flussi, in remoto e in automatico, sulla maggior parte della rete. Utilizziamo poi i droni sottacquei per la video ispezione del Canale Principale e robot telecomandati dall’esterno anche per la pulizia delle vasche di sollevamento della fogna e degli impianti di depurazione. È inoltre in corso la sostituzione di 1 milione di contatori Smart Meters. L’obiettivo è arrivare ad una lettura continua in grado di segnalare le variazioni di consumi ed eventuali anomalie. Questo garantirà una maggiore capacità di analisi. I contatori sono georeferenziati e identificati, cosa che permetterà di localizzarli e farli dialogare con la rete per ottimizzare la distribuzione idrica.
Un tema sempre più rilevante è la sostenibilità. Cosa sta facendo Acquedotto Pugliese per migliorare l’efficienza nella distribuzione dell’acqua e ridurre gli sprechi?
La sostenibilità è al centro della nostra visione ed è nel nostro DNA visto che l’opera che ha dato il via a tutto, il Canale Principale di cui le accennavo prima, da oltre un secolo porta l’acqua per gravità in Puglia. Siamo convinti che avere un approccio sostenibile sia fondamentale per raggiungere gli obiettivi di equità e resilienza. Da quest’anno abbiamo anche un sito dedicato, reportsostenibilita.aqp.it, un contenitore dinamico con approfondimenti dedicati a temi ESG. Tra gli obiettivi più significativi del nostro Piano di Sostenibilità ci sono quelli rivolti a garantire l’incremento di produzione di energia elettrica, la gestione sostenibile della risorsa, la riduzione dell’impronta ambientale dell’azienda, la realizzazione di processi circolari tramite nuovi impianti innovativi per la gestione dei rifiuti, l’innalzamento della qualità del servizio al cliente anche tramite l’innovazione tecnologica e il miglioramento dell’inserimento paesaggistico delle opere. In tema di attenzione alle persone, di rilievo l’obiettivo di incentivare le politiche di welfare e wellbeing per il miglioramento della qualità della vita, della salute e del benessere dei professionisti che lavorano per Acquedotto Pugliese.
Come vi rapportate alla crisi idrica e ai cambiamenti climatici?
Questo 2024 particolarmente siccitoso si inserisce in un contesto di cambiamento climatico ormai ben noto. L’attenzione è sempre alta e ci muoviamo su più fronti, dagli studi di scenario allo sviluppo ad hoc di modelli tarati sul nostro sistema. Abbiamo una collaborazione con il CMCC, il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, per lo sviluppo dell’AQP climate change, un modello di valutazione dei rischi climatici e della vulnerabilità del sistema. Nella prima fase ci siamo concentrati sulla disponibilità della risorsa idrica con la sperimentazione di modelli di valutazione dei cambiamenti climatici in corrispondenza degli invasi che servono Acquedotto Pugliese. La tendenza climatica attuale prevede fino al 2050 un alternarsi di siccità e alluvioni, eventi estremi che non varieranno tanto la quantità totale di risorsa idrica disponibile, quanto la sua distribuzione nel corso dell’anno. In particolare, si registrerà un aumento graduale delle temperature, specie nel periodo autunnale. E nello stesso periodo si registrerà anche un aumento delle precipitazioni a discapito del periodo primaverile. Una distribuzione meno omogenea dell’acqua nel corso dell’anno che richiede un nuovo approccio al fine di garantire quotidianamente le stesse quantità agli utenti. Ci siamo inoltre dotati di strumenti previsionali sviluppati ad hoc che tengono conto sia delle grandezze climatiche sia dell’evoluzione della domanda.
Negli ultimi anni, molte startup stanno portando innovazione nel settore idrico. Come si inserisce Sete in tutto questo?
Le startup sono portatrici sane di idee fresche e visioni innovative. La loro agilità, la loro capacità di pensare fuori dagli schemi e la loro profonda conoscenza delle nuove tecnologie offrono un contributo alla risoluzione delle sfide che il nostro settore si trova ad affrontare. Penso ad esempio alle potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale, dall’Internet delle cose e dalla sensoristica avanzata. Credo fermamente che la collaborazione tra le grandi aziende del settore e le startup sia fondamentale per accelerare il processo di innovazione. È con questo spirito che collaboriamo al progetto Sete e siamo certi che da questa call potranno arrivare idee utili per sfide importanti come quella del cambiamento climatico.
Le perdite idriche sono un problema diffuso in molte reti italiane. Qual è la situazione in Puglia e quali strategie avete messo in campo per ridurre gli sprechi e intervenire tempestivamente sui guasti?
La tutela della risorsa idrica è la nostra priorità assoluta e su oltre 2 miliardi di investimenti, il Piano Strategico 2022-2026 di Acquedotto Pugliese ne riserva 1,7 solo a questo capitolo con l’obiettivo di recuperare 44 milioni di metri cubi d’acqua. Le azioni previste sono tante, dal recupero perdite all’aumento della ridondanza della rete, fino alla ricerca di nuove fonti. Rispetto alle perdite idriche, i dati confermano il percorso di miglioramento delle performance. In particolare dal 2019 al 2023 Acquedotto Pugliese ha recuperato quasi 20 milioni di metri cubi d’acqua. È il risultato di significativi investimenti di risanamento reti, distrettualizzazione e razionalizzazione delle pressioni. Attualmente abbiamo avviato interventi di risanamento che interessano quasi 1.300 chilometri di condotte per un investimento di 800 milioni di euro. Dal 2024 al 2029 stimiamo di recuperare altri 62 milioni di metri cubi d’acqua.
Guardando al futuro, quali sono i progetti principali che Acquedotto Pugliese ha in cantiere per migliorare ulteriormente la rete e i servizi ai cittadini? Che tipo di investimenti prevedete per potenziare l’infrastruttura e implementare nuove soluzioni tecnologiche?
Per gli investimenti continueremo a muoverci nella cornice ambiziosa del Piano Strategico 2022-2026 che mette in campo oltre 2 miliardi di euro. Nel solo 2023 abbiamo investito 503 milioni, il 60 per cento in più rispetto al 2022, con una quota pro capite record di 127 euro per abitante, ben oltre la media italiana e superiore anche alle migliori realtà europee. Per il futuro puntiamo sempre più su economia circolare, transizione energetica, ricerca di nuove fonti e innovazione tecnologica. Sul riuso dell’acqua siamo già ad un ottimo punto. Attualmente 6 impianti di depurazione gestiti da Acquedotto Pugliese forniscono acqua affinata per usi irrigui. Altri 24 depuratori sono già dotati di impianto di affinamento e sono inoltre in corso o in fase di pianificazione interventi per adeguare altri 44 impianti. Entro il 2027 ne avremo dunque 74 sui 185 depuratori complessivi, per un volume d’acqua affinata di circa 160 milioni di metri cubi l’anno. Stiamo accelerando anche sulla cogenerazione a biogas dei fanghi di depurazione e sugli impianti fotovoltaici.
Qual è l’obiettivo nel medio termine?
L’obiettivo è raggiungere i 45 GWh di energia rinnovabile auto-prodotta entro fine 2026. Per quanto riguarda le fonti alternative, il progetto più prossimo a realizzarsi è il dissalatore sulle sorgenti salmastre del fiume Tara, a Taranto, che rappresenterà un’importante fonte integrativa a beneficio di circa 350mila cittadini dell’arco ionico salentino. Rispetto all’innovazione tecnologica, AQP sta implementando un ambizioso piano di digitalizzazione che coinvolge vari aspetti operativi, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi interni, dei servizi al cliente e dei progetti di sostenibilità. Tra le principali iniziative rientra la creazione di una Smart Grid dell’Acqua per una gestione intelligente delle risorse idriche integrando servizi IT e IOT. Insomma, innovazione al servizio di un acquedotto sempre più efficiente, efficace e sostenibile. La rotta è tracciata e auspichiamo che altre realtà, come le startup, possano accompagnarci verbo l’obiettivo di una sempre maggiore tutela dell’acqua bene comune.
“SETE: 100 idee per cambiare il mondo è un progetto realizzato da StartupItalia in collaborazione con Regione Puglia, Acquedotto Pugliese (AQP) e l’Ufficio italiano per la Promozione Tecnologica e degli Investimenti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO ITPO Italy), inserito nell’ambito delle politiche di coesione e nella strategia di #mareAsinistra volta alla valorizzazione dei talenti in Puglia, attraverso le opportunità dal Programma Regionale Puglia FESR-FSE+ 2021-2027.”