Sono piccoli, silenziosi, spesso dimenticati nei cassetti o abbandonati in fondo a un mobile oppure utilizzati in giornate ordinarie. Eppure, nascondono una quantità sorprendente di plastica. Che cosa sono? Oggetti che se non correttamente gestiti, finiscono per diventare un problema ambientale in termini di inquinamento e di mancate materie prime seconde generate. E sono molti di più di quelli che pensiamo.
Leggi anche: Meta a tutto nucleare. Perché Mark Zuckerberg ha deciso di non fare chiudere una centrale negli Stati Uniti?
Quanta plastica abbiamo in casa?
In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, Ecolight, consorzio del Sistema Ecolight impegnato nella raccolta e nel riciclo dei RAEE, afferma: «Oggetti elettronici come telecomandi, asciugacapelli e caricabatterie sono una “miniera“ di plastica. Gestire correttamente questi rifiuti elettronici è restituire alla plastica contenuta in questi RAEE una nuova vita con il riciclo».
Secondo recenti stime del consorzio, ogni famiglia italiana può custodire inconsapevolmente circa 3 kg di plastica “fantasma” nei piccoli elettrodomestici presenti in casa. Di questi oggetti, meno di 1 su 5 viene gestito correttamente.
Tra i prodotti di uso quotidiano che presentano un’elevata quantità di plastica ci sono:
- Il telecomando: piccolo, maneggevole, onnipresente. Dal divano alla camera da letto, è il re degli oggetti perduti tra i cuscini. Circa l’85% del suo peso è plastica. Quando smette di funzionare o viene sostituito, spesso finisce dimenticato in un cassetto. E con lui, anche la plastica che potrebbe essere recuperata. Importante: le pile vanno sempre tolte e conferite correttamente;
- L’asciugacapelli – lo usiamo quasi ogni giorno, ma raramente ne valutiamo la composizione. In media, un asciugacapelli può contenere fino a 500 grammi di plastica, tra scocca, impugnatura e griglia protettiva. Eppure, alla fine della sua vita utile, molti lo gettano nell’indifferenziata, perdendo materiali preziosi e generando un impatto ambientale invisibile ma significativo;
- Il caricabatterie, spesso dimenticato quando si cambia il telefono o accumulato in eccesso, contiene plastica in proporzioni notevoli, fino al 75% del suo peso totale, tra rivestimenti e componenti. Nonostante questo, raramente viene trattato come un rifiuto elettronico, finendo, invece, troppo spesso nei rifiuti generici.
Che cosa si dovrebbe fare?
Anzitutto, il consorzio riconosce che il primo passo è quelli di identificare i RAEE: quando un apparecchio elettrico o elettronico smette di funzionare deve essere conferito correttamente. Il secondo passo è metterlo nel posto giusto: non va nascosto in un cassetto e neppure buttato nell’indifferenziata ma deve essere portato in un centro di raccolta comunale oppure in un negozio che vende apparecchiature elettroniche. C’è, infatti, il diritto al ritiro “uno contro uno” che prevede la possibilità di restituire gratuitamente il vecchio prodotto al momento dell’acquisto di uno nuovo di equivalente funzionalità, ma anche al ritiro “uno contro zero” che vale per i piccoli elettrodomestici fino a 25 cm, senza obbligo di acquisto. «Solo attraverso questi semplici accorgimenti possiamo evitare che plastica preziosa venga sprecata, e contribuire concretamente a una filiera più sostenibile», conclude il direttore generale.