Un’idea: trasformare l’anidride carbonica e l’idrogeno in metano. Un progetto: costruire un nuovo impianto sperimentale e conservare l’energia in eccesso. Un traguardo: oggi questo tipo di impianto, che ha sede a Cagliari, è unico in Italia. A mettere in atto questa serie di passaggi è RES Italia, azienda di Ravenna che ha scelto il capoluogo sardo per portare avanti il suo progetto pilota non a caso. Fondata nel 2004 da Chato Della Casa, originario di Vulcano (Messina), l’azienda è impegnata nello sviluppo e nella promozione di applicazioni e soluzioni impiantistiche innovative, basate sulla digestione anaerobica. Abbiamo conosciuto il suo CEO, Davide Bersani, che ci ha raccontato come è nata questa “pazza” idea e quali potrebbero essere le tante innovative potenzialità di un impianto del genere. Questo giovedì il nostro Viaggio in Italia è itinerante, e si muove tra Ravenna e Cagliari, alla scoperta di questo esperimento.
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RES Italia, tra economia circolare e innovazione
Prima di immergerci nell’esplorazione di questo nuovo esperimento, conosciamo più da vicino l’azienda che lo ha ideato: RES (acronimo di “Reliable Environmental Solutions“). Questa PMI innovativa è stata fondata a Ravenna nel 2004 da 3 soci: il presidente, Davide Bersani, laureato in Ingegneria Meccanica e progettista di macchine e impianti R&S, che in azienda si occupa di progettazione per la realizzazione di impianti prototipali ed attrezzature sperimentali, Chato Della Casa, vice-presidente, laureato in Scienze Ambientali e architetto paesaggista, che lavora nel settore biogas e collabora alle attività di progettazione di impianti, studio e analisi di biomasse e Stefano Silvi, laureato in Ingegneria Edile-Architettura e certificatore energetico. Sino dalla sua fondazione, RES ha sviluppato e maturato know-how e specifiche competenze sulla digestione anaerobica (in particolare riguardo ad applicazioni inerenti la produzione di biogas/biometano e il power-to-gas) e sui processi termochimici, occupandosi anche di diverse tipologie di pretrattamento su scarti e sottoprodotti organici. RES è impegnata in attività di ricerca applicata e progetti di innovazione tecnologica, affrontando problematiche inerenti diversi ambiti applicativi: dal monitoraggio e protezione dell’ambiente all’economia circolare.
Tra i progetti più importanti c’è Tethys, un veicolo aereo a pilotaggio remoto per il campionamento e l’analisi di corpi idrici, e Tapyro, un dispositivo eco-compatibile per il diserbo termico e la pirodisinfezione (ndr una tecnica innovativa a basso impatto ambientale per disinfettare). L’obiettivo principale di RES è fornire prodotti e servizi utili a sostenere il progresso tecnologico, conciliando i principi di tutela ambientale ed economia circolare con soluzioni per l’impiego di energie rinnovabili e per il risparmio energetico. Da Ravenna, RES ha scelto Cagliari per avviare un impianto pilota unico nel suo genere in Italia che sia in grado non solo di ricavare biometano da anidride carbonica e idrogeno ma anche di trattenere il surplus di energia. «Di impianti di questo tipo ce ne sono soltanto 2 a livello europeo», dichiara il CEO di RES. Scopriamolo nel dettaglio.
Da Ravenna a Cagliari
Realizzato per Sardegna Ricerche, a Cagliari, Res ha dato vita a un impianto di metanazione biologica, costituito da un reattore nel quale crescono dei ceppi batterici specializzati che si nutrono di anidride carbonica (immessa tramite bombole in questa fase sperimentale, ma di fatto uno degli inquinanti che più causano problemi all’ambiente) e idrogeno. Questo processo ha bisogno di energia per realizzarsi, che può essere green, prodotta da eventuali eccessi di energia rinnovabile. Questa viene immagazzinata sotto forma di metano attraverso la conversione dell’idrogeno. Si passa così, ad esempio, da un surplus di energia solare, non immagazzinabile a lungo termine in batterie, al biometano, che è una risorsa energetica stoccabile e conservabile senza grandi complicazioni. Inoltre, tramite il sistema di automazione e controllo è possibile acquisire, registrare e regolare i dati di processo rilevati tramite diversi sensori di cui la macchina è dotata, e l’impianto è monitorabile anche da remoto. «Il processo di metanazione biologica è noto da tempo, ma questo impianto è unico nel suo genere: qui è attivo un progetto di circolarità energetica ben integrato con altri impianti che avevamo installato negli anni passati – spiega il CEO di Res Italia – Si tratta di una tecnologia che richiede ancora un percorso di sperimentazione per rendere il più possibile stabile il processo che avviene gestendo e controllando una cultura batterica. Nel settore energia-ambiente è necessario, dovendo indagare le esigenze del committente, fare degli studi sul processo per controllare, attrezzare e strumentare l’impianto pilota affinché sia il massimo nelle sue prestazioni. Più alto è il potenziale, più biometano si produce». E le applicazioni possono essere molto virtuose.
Le potenziali applicazioni del processo
«Le applicazioni che prevediamo possibili, attraverso questo processo, sono davvero innumerevoli se pensiamo solo che si utilizza un inquinante come l’anidride carbonica per produrre energia rinnovabile – racconta Davide – Trasformando un processo di per se energivoro in un processo che permette di stoccare energia elettrica rinnovabile (in questo caso di biometano) questo impianto può rispondere a molte richieste di energia ed essere replicabile anche in altre zone non solo d’Italia ma del mondo». E per quanto riguarda i volumi, il CEO afferma: «Dipende da come sarà gestito dal mercato. Secondo noi, nei prossimi 5-10 anni dovrebbe iniziare a essere sviluppata l’idea a livello commerciale, con enormi vantaggi in tutta la filiera». Se tutto andasse bene, quindi, il progetto di RES Italia potrebbe davvero fare la differenza.
«Lavoriamo con Università, spin-off, aziende pubblico-private o private che abbiano una forte componente scientifico-tecnologica che ci supporti nello sviluppo di prodotti e servizi nel settore delle bioenergie – conclude il CEO – Dal 2008 lavoriamo anche a fianco di Sardegna Ricerche, anno in cui gli abbiamo fornito il primo impianto pilota che continua tutt’ora a essere usato per la produzione di biogas». Insomma, un work in progress che punta ad espandersi non solo a livello territoriale: «Queste tecnologie consentirebbero una maggiore indipendenza energetica nel contesto dell’isola sarda per efficientare al meglio la produzione di energia. In Sardegna, in particolare, c’è potenziale inesplorato per quanto riguarda il settore eolico. Non posso dare per certo che la Regione riuscirà ad arrivare all’autoalimentazione, non possiamo saperlo, ma sicuramente raggiungerebbe un buon livello di autonomia. E questo modello potrebbe essere replicato in tantissime altre zone, non solo della Penisola ma a livello globale».