Il verde pubblico di Roma equivale a seimila campi da calcio, copre circa un terzo della superficie comunale. Quarantaquattro milioni di metri quadrati quasi sempre senza manutenzione, con un organico comunale composto da qualche centinaia di giardinieri. Ridaje, startup sociale fondata nel 2018, si è posta l’obiettivo di “risolvere due problemi sociale con un’unica soluzione” come si legge nella presentazione: riqualificare i parchi e i giardini abbandonati della città attraverso il lavoro dei senzatetto.
Le aree verdi in adozione
Alcune aree verdi vengono così adottate da cittadini e aziende, e affidate alle cure di soggetti in difficoltà, come ex detenuti o senzatetto (questi ultimi sono circa 14mila solo a Roma). Questa l’idea del fondatore Lorenzo Di Ciaccio, già a capo di Pedius, startup che ha creato telefoni per persone con disabilità uditive. Nel progetto c’è anche la formazione: “Li formiamo con un corso” fa sapere Di Ciaccio in una intervista, con quaranta ore di giardinaggio, botanica e sicurezza sul lavoro. “E poi li incarichiamo di pulire il verde abbandonato di Roma”. A loro va anche una piccola remunerazione di 400 euro. È previsto poi sostegno psicologico e un alloggio.
Un’altra chance ai senzatetto per reintegrarsi
Alle categorie svantaggiate, senzatetto ma non solo, si offre insomma una seconda opportunità. Le difficoltà a trovare lavoro sembrano infatti insormontabili: “Gran parte dei senzatetto non riesce a uscire dalla propria condizione, ed è tale da almeno cinque anni” è scritto nella presentazione del progetto. Di Ciaccio fa volontario da dieci anni in un centro Caritas di accoglienza per senzatetto. E lì si è reso conto che le persone erano sempre le stesse, proprio per le difficoltà a reintegrarsi.
Le raccolte fondi attive al momento
Sul sito di Ridaje vengono indicati i siti del verde pubblico che si possono adottare. A consentirlo è la delibera della Giunta Capitolina 207 del 9 luglio 2014, che prevede una speciale procedura con invio della domanda e successivo sopralluogo del Comune. Da allora sono stati adottati 98 ettari di territorio, “e il da fare è ancora tanto” si legge. Sono al momento sei le raccolte fondi aperte. C’è Piazza Trasimeno, per cui si è raggiunto il totale delle donazioni, con una raccolta di 7mila euro. Ridaje ha qui terminato il progetto, con tanto di foto a testimonianza del restyling.
Partecipano cittadini e aziende
Ma l’opera di pulizia non finisce, “si porta avanti nel tempo” specifica Di Ciaccio. E ancora ci sono Largo Beato Placido Riccardi, con 4mila e 144 euro raccolti su un totale di 5500 previsti, e il Mercato Ostiense, che ha raggiunto 2200 euro. In totale sono state otto le aree prese in carico da Ridaje. Partecipano i cittadini o i comitati di quartiere, oppure le aziende circostanti.
I buoni spesa per i negozi di quartiere
Una delle ultime iniziative è stata quella dei buoni di quartiere spendibili nei negozi aderenti. Invece di chiedere contributi ai negozianti, già stremati dalla pandemia, l’idea è stata di vendere ai cittadini attraverso dei gazebo buoni dai 5 ai 10 euro da utilizzare nell’esercizio. Un cittadino “può spenderli al suo interno” spiega Di Ciaccio, “consumando cibo nel ristorante o nella pizzeria; poi a fine giornata il negoziante devolve una parte di quel ricavato a Ridaje per la riqualificazione del quartiere”.
“Risolvere questioni sociali”
L’imprenditoria sociale, che ha l’obiettivo di “risolvere un problema sociale e non massimizzare il profitto” come precisato sul sito della startup, è stata così messa a servizio della città. Lanciata con un crowdfunding di 20mila euro, Ridaje conta adesso sul supporto di 19 soci. A capo del gruppo non solo Di Ciaccio, ma anche Luca Mongelli, professore del laboratorio di imprenditorialità sociale Social Impact Program presso l’Università Luiss.