Arriva Enismaro, la piattaforma collegata a app e qrCode che traccia e racconta in visual storytelling il ciclo vitale del prodotto alimentare mettendo in rete tutti gli attori della filiera. L’idea venuta raccogliendo le olive. “Vogliamo che come noi, tutti conoscano davvero ciò che mangiano”
Ogni anno tornano per raccogliere le olive nel podere di famiglia, a Contursi Terme (Sa) e avere il loro olio. Così possono condire le pietanze quando sono in giro per il mondo e pensare alla loro terra d’origine. Non si fidano di ciò che circola nei mercati internazionale sotto il marchio Made in Italy. Allora, 3 fratelli, Marco, Isabella e Rossella D’Addeo, hanno deciso di ideare e lanciare Enismaro, la startup che vuol far conoscere a tutti ciò che stanno per mangiare.
“Enismaro è un sistema di tracciabilità alimentare end-to-end che permette di tracciare i prodotti lungo la filiera, con la sicurezza data dalla tecnologia”
La piattaforma, infatti, traccia l’intera filiera agroalimentare, dalla terra alla tavola, passando per trasporto e Gdo (grande distribuzione organizzata). Con app e qrCode applicato alle etichette, i consumatori possono scansionare e conoscere, attraverso il visual storytelling, tutto l’intero ciclo vitale del prodotto che andranno a consumare. Ma Enismaro è anche altro. Grazie al blockchain e all’innovazione, offre una serie di servizi agli agricoltori e mette in comunicazione tutti gli attori della filiera agroalimentare. Obiettivo: valorizzare il Made in Italy e le perle culinarie di ogni territorio.
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Come è nata Enismaro
L’idea della piattaforma non è venuta dopo che i tre founder sono stati colpiti dalla proverbiale mela di Netwon: sulle loro teste è caduta un’oliva. E la lampadina si è accesa subito. “Io, Marco e Rossella, visto che viviamo tra Londra, Parigi e il Nord Italia, torniamo annualmente in Campania per raccogliere le olive nel podere di famiglia – racconta Isabella D’Addeo, business developer e public relations internationalization Enismaro – Non vogliamo rinunciare alla qualità del nostro olio dato che sappiamo chi lo coltiva, come e le fasi di lavorazione. Ci sentiamo fortunati perché noi conosciamo da dove proviene quello che mangiamo. Molti consumatori vorrebbero saperlo, ma le etichette non sono chiare”.
“Enismaro permette di visualizzare e monitorare tutte le informazioni all’interno della filiera grazie al framework di sensori IoT”
“Allora, mentre eravamo a lavoro nell’uliveto, ci siamo chiesti come dare a tutti la possibilità di sapere cosa stanno per consumare, valorizzando anche il Made in Italy e le eccellenze gastronomiche del nostro Paese. E la tecnologia ci è venuta in aiuto”. È nata così Enismaro. La startup capace di rispondere alle esigenze di tutti gli attori della filiera agroalimentare.
Come funziona la piattaforma
“Enismaro è un sistema di tracciabilità alimentare end-to-end che permette di tracciare i prodotti lungo la filiera, con la sicurezza data dalla tecnologia, ma non solo – afferma Marco D’Addeo, Ceo di Enismaro – È anche IoT Management, permette cioè di visualizzare e monitorare tutte le informazioni all’interno della filiera grazie al framework di sensori IoT, implementato nella nostra startup. Inoltre è farm management visto che permette di monitorare numerosi processi che in un’azienda agricola devono essere propriamente controllati e gestiti come tener traccia dei semi piantati in una posizione del terreno e aggiungere informazioni relative alla crescita, al raccolto e all’utilizzo di additivi. Inoltre permette di compilare il quaderno di campagna in formato digitale. Infine Enismaro è visual storytelling visto che, attraverso il nostro qrCode, il consumatore finale potrà visualizzare tutta la storia del prodotto e conoscere ogni fase che lo ha portato sulla propria tavola”.
“Enismaro è Farm Management: permette di monitorare numerosi processi che in un’azienda agricola devono essere controllati e gestiti”
Tutti gli attori della filiera agroalimentare
In effetti, la piattaforma è pensata per mettere in rete tutti gli attori della filiera agroalimentare. Gli IOT installati nel luogo di origine, durante il trasporto, fino all’arrivo in retail, sono collegati automaticamente alla piattaforma. In questo modo è possibile tener traccia h24 della filiera e controllare che tutto proceda per il meglio. “Ogni informazione riguardante il prodotto lungo la filiera, incluse quelle fornite dai sensori IOT – specifica Rossella D’Addeo, business analyst e product owner – è registrata nel blockchain ledger. La blockchain agisce come garante dell’autenticità ed è una fonte immodificabile e affidabile per ogni singolo attributo del prodotto di qualità”.
“Enismaro è visual storytelling: attraverso il nostro qrCode, il consumatore finale potrà visualizzare tutta la storia del prodotto”
In questo modo comunicano gli attori della filiera. È possibile impostare le business rules, (decidere data e ora di consegna). Inserire in piattaforma degli smart contracts per verificare se alcune condizioni collegate ai sensori ( es. temperatura) siano rispettate lungo il percorso. Enismaro, quindi, è uno strumento in più nella mani del consumatore per essere sicuro che il prodotto sia arrivato a destinazione senza aver perso alcuna qualità organolettica. Ognuno di noi, scannerizzando il qrCode, potrà leggere tutte queste informazioni oltre a vedere foto delle varie fasi del prodotto.
Premi e riconoscimenti
Un’idea che è valsa ai tre fratelli campani la possibilità di vincere il Bravo Innovation Hub Agrifood, il programma di accelerazione promosso dal Mise nell’ambito del PON Imprese e Competitività e realizzato da Invitalia con Tree, Future Food, Talent Garden, Sud Speed Up e CETMA. Enismaro si è aggiudicata 41.500 euro, di cui 20.000 come grant e 21.500 sotto forma di attività e servizi di formazione, mentorship e networking.
“Ogni informazione riguardante il prodotto lungo la filiera è registrata nel Blockchain Ledger. La blockchain è garante dell’autenticità ed è una fonte immodificabile”
Inoltre, in estate, la startup ha ricevuto anche una menzione speciale nella competizione internazionale Global Finals Creative Business Cup dopo essere stata selezionata durante la Creative Business Cup 2022 italiana.
“Abbiamo intenzione a breve di lanciare un round – conclude Marco D’Addeo – per potenziare la fase di ricerca e sviluppo e portare la piattaforma anche all’estero”.
Sicurezza e tracciabilità: un’esigenza in crescita
6,2 miliardi di dollari è la cifra che il mercato dei sistemi di tracciamento raggiungerà entro il 2025, secondo le stime del Global Opportunity Analysis and Industry Forecast. E un’offerta di app e piattaforme di tracciabilità dei prodotti alimentari in forte crescita nell’ultimo biennio. Tra le più utilizzate, easyform, Weeshop, Gedi online, Campterra, trackyfood, Trusty, Haccp Trace, EatTrace, giusto per citarne alcune. Un interesse che nasce dalla costante domande dei consumatori di essere informati e consapevoli su ciò che mangiano. Facendo una sintesi dei vari sondaggi e analisi di mercato proposti sull’argomento, 5 consumatori su 10 ritengono le certificazioni presenti sui prodotti non attendibili. 7 su 10, invece, sarebbero invogliati ad acquistare un prodotto se ne conoscessero la storia e 9 su 10 vorrebbero sapere se, lungo tutta la filiera, siano davvero rispettati i requisiti di qualità.
“Abbiamo intenzione, a breve, di lanciare un round per potenziare la fase di ricerca e sviluppo e portare la piattaforma anche all’estero”
E poi c’è l’italian sounding (imitazione e contraffazione dei prodotti italiani all’estero) che, secondo l’analisi condotta dallo Studio Ambrosetti, porta nelle casse delle aziende estere 79, 2 miliardi di euro oltre a procurare un danno di immagine al Made in Italy. Per questo cresce, tra i consumatori italiani ed esteri, la necessità di essere a conoscenza della provenienza del prodotto, anche se dovesse significare pagarlo ipoteticamente un po’ in più.
Secondo il rapporto Coldiretti/Censis, infatti, il 62% degli italiani si dice disposto a pagare il 10% in più su un prodotto alimentare che abbia origini certe e tracciate. E voi, sareste disposti a spendere di più sapendo, però, cosa davvero mangiate?