Città faro insieme a Londra e Lisbona per l’innovazione cittadina in Europa, Milano ha centrato l’obiettivo riqualificazione prima e dopo Expo 2015 e ora continua a migliorarsi con l’aiuto della sharing economy e con la cura di iniziative a sostegno dell’ambiente
Sarà la grande trasformazione che la città ha attraversato per l’Expo del 2015. Sarà la peculiarità amministrativa degli ultimi anni che ne ha fatto il modello politico più convincente in Italia. Sarà una fisionomia urbana rivoluzionata in pochi anni con la crescita della zona Gabribaldi-Isola-Porta Nuova e la riqualificazione della Darsena.
O forse sarà stata l’unione di questi fattori con una straordinaria tendenza all’innovazione economica e sociale ad aver reso Milano il migliore esempio di smart city in Italia. Il programma del Comune e della Camera di commercio per fare del capoluogo lombardo il punto di riferimento della tecnologia urbana nella Penisola va avanti dal 2013.
In tre anni i due enti hanno tenuto traccia delle iniziative già avviate, hanno fatto una mappatura dei possibili promotori delle iniziative e dei soggetti, scuole e università soprattutto, in grado di dare grande slancio alla creatività e al progresso cittadini.
La Milano wi-fi
Esisitono già in città dei segni tangibili del processo in atto. Innanzitutto le infrastrutture della comunicazione: la rete in fibra ottica consente ai milanesi di connettersi a internet con la banda larga. E poi ci sono gli hot spot wi-fi all’interno di molti edifici pubblici e in diverse piazze e strade per accedere al web in maniera gratuita e con qualsiasi dispositivo.
Per non parlare delle 30 isole digitali disseminate sul territorio urbano nelle quali è possibile ricaricare i propri smartphone o tablet, ottenere informazioni turistiche o di mobilità e collegare all’alimentazione i propri veicoli elettrici. Il tutto in un sistema che vede sempre più diffuso l’utilizzo di un’illuminazione stradale intelligente – 300 lampioni intelligenti dotati di wi-fi e sensori di vario tipo per la raccolta di dati – con una sorveglianza del territorio tramite telecamere sempre più capillare.
Lo sguardo internazionale, sempre
Milano è inserita nella rete internazionale di città che si impegnano per lo sviluppo smart. Una competizione e un confronto tra i centri più all’avanguardia nel mondo in quetso settore l’hanno aiutata a migliorarsi e a poter portare avanti dei progetti in collaborazione con istituzioni dell’Unione europea.
Uno di questi è il progetto Boosting Social Innovation che coinvolge 11 città europee e punta a strategie urbane che siano sostenibili dal punto di vista sociale. La Commissione europea ha finanziato anche un altro piano di azione che riguarda l’assistenza sanitaria. Si chiama Open care e sfrutta le esperienze di cura dal basso unite all’utilizzo della moderna tecnologia della fabbricazione digitale e dell’open hardware per la tutela della salute della persona.
Insieme a Londra e Lisbona, Milano è diventata una delle tre città faro per lo sviluppo del settore energia, trasporti e inormation technology per altrettanti centri gemellati: Bordeaux, Varsavia e Burgas. Il progetto è stato finanziato a livello europeo per 8,65 milioni all’interno del programma europeo Horizon 2020. Al centro di questa iniziativa la tendenza alla condivisione e alla tutela dell’ambiente.
Una città partecipata e condivisa
Milano è la patria del car, bike e moto sharing: sono 2.000 gli utenti che ogni giorno si affidano a servizi come enjoy e Car2go, E-go, GuidaMi e Twist ai quali si aggiungono i 10mila utilizzatori giornalieri di BikeMi Tra i veicoli da noleggiare sul territorio urbano ce ne saranno 212 alimentati a energia elettrica con 76 stazioni di ricarica entro il 2020. Ci saranno a disposizione anche 11 veicoli elettrici destinati alla distribuzione merci.
Sono in realizzazione inoltre 125 stalli di parcheggio intelligente, in grado cioè di segnalare i posti liberi agli automobilisti connessi. In ognuno di questi direttrici di azione fondamentale rimane la partecipazione dei cittadini che entrano attivamente nell’ideazione dei progetti e nella loro realizzazione, portando le diverse esigenze dei vari quartieri. E a dimostrazione del fatto che non tutto si ferma ai piedi del Duomo e nel centro della città, c’è interesse anche per le periferie.
Un esempio per tutti è il progetto degli architetti del gruppo di lavoro G124. Grazie al finanziamento e al supporto del senatore a vita Renzo Piano, il quartiere Lorenteggio-Giambellino sarà rigenerato anche a partire dalle proposte dei suoi abitanti e delle associazioni della zona. Parola d’ordine “ricucire” le varie parti di quell’area della città.
Il modello Bosco verticale
Altro capitolo importante del cambiamento di Milano è l’efficientamento energetico degli edifici: la riqualificazione è rivolta a 4.633 metri quadri di strutture pubbliche e 20 mila metri quadri di edifici a proprietà mista. Sarà creata anche una rete di informazione per la distribuzione e l’utilizzo dell’energia rinnovabile allo scopo di ottimizzarne la domanda e l’offerta.
I simboli di questa rinascita amica dell’ambiente sono senza dubbio i due grattacieli noti come Bosco Verticale. Le due strutture progettate dallo studio di architetti Boeri e inaugurate nel 2014 si trovano accanto ai Giardini di Porta Nuova e sono caratterizzate dalla presenza sui loro balconi di circa duemila specie di piante differenti, tra arbusti e alberi.
L’idea alla base del progetto è quella di riportare del verde nel centro cittadino, aumentando anche la biodiversità animale e vegetale. Il Bosco verticale è in grado di agire anche sul microclima della zona circostante: crea umidità e riduce la concentrazione delle polveri sottili nell’aria.
La vita delle piante è assicurata da un sofisticato sistema di approvvigionamento idrico con impianto a goccia che permette di sfruttare le acque piovane e di bloccare l’erogazione in caso di temperature troppo basse. Inoltre, l’edifico è realizzato in modo da essere isolato dal punto di vista termico e di permettere la dissipazione delle vibrazioni legate alle vicine stazioni ferroviarie e metropolitane.
Se non la capitale, sicuro il centro della startup scene
Milano si conferma anche capitale italiana delle startup non solo per la sua vocazione economica, ma anche per le politiche avviate a favore delle imprese nascenti. Ha attivato dei processi per rendere più snella la burocrazia e ha pensato all’assegnazione di 22 mila metri quadri ad associazioni, cittadini e aziende.
Ha raccolto con il crowdfunding civico più di 400 mila euro per finanziare la realizzazione di idee imprenditoriali a impatto sociale. Il Comune di Milano ha lanciato una campagna su Eppela per raccogliere i fondi necessari a sostenere economicamente iniziative per l’abbattimento delle barriere architettoniche, per l’aumento della connettività urbana e per la riduzione del digital divide.
Sul territorio cittadino sono presenti 49 spazi di co-working e 5 incubatori tra i quali spiccano Fabriq, l’ex Ansaldo con 9000 metri quadri dedicati alla creatività e lo Smart City Lab di via Ripamonti.