Un nuovo concetto di mobilità che sfrutta la tecnologia di guida automatica di Google. La novità introdotta da Tommaso ed Emanuele è una struttura in moduli, capaci di collegarsi l’uno all’altro per offrire al consumatore servizi durante il viaggio.
“Immagina di prendere l’auto e partire per un viaggio. Immagina di volere un caffè. Fai una telefonata, la macchina modulo si attacca alla tua e si crea uno spazio interno dove tu puoi comodamente prendere il tuo caffè. Intanto, l’auto guida da sola”.
È questa l’idea di Tommaso Gecchelin, designer freelance classe 1985, per rivoluzionare il concetto stesso di mobilità. Le auto del futuro, secondo Tommaso, dovranno essere elettriche. Guideranno da sole e saranno in grado di collegarsi tra loro, per offrire qualunque tipo di servizio in movimento. Dopo la tesi di laurea ha deciso di rendere reale il suo sogno ed insieme all’amico Emmanuele Spera, manager nel settore dell’automotive, ha iniziato a lavorare sul primo prototipo di Next È questo il nome dell’auto del futuro.
Next: life in motion
Economicità e sostenibilità ambientale, senza dimenticare il comfort. Da questi semplici principi prende forma una nuova idea di mobilità, che mira a rivoluzionare la logistica e il trasporto. “Dal 2020 le automobili con autoguida saranno legali – ricorda Tommaso – e ciò comporterà un abbassamento dei prezzi del 70%”. Si riduce il costo dei viaggi ma aumentano le necessità dei passeggeri di domani. “Per agevolarli e per migliorare il traffico abbiamo pensato a piccoli moduli elettrici e con autoguida che possono agganciarsi l’uno con l’altro”. Ovunque ci troveremo, basterà chiamare uno di questi moduli attraverso un’app, per raggiungere la destinazione desiderata. Ma c’è di più. “Un’attività o un singolo imprenditore – spiega Tommaso – potrebbe comprare uno o più moduli per portare in giro i propri servizi on demand”. Ogni azienda, da Starbucks ad Apple, potrà noleggiare moduli e customizzarli per fornire il loro business in movimento.
Durante il viaggio dunque, sarà possibile chiamare moduli di servizi (dal bar ai servizi igienici, fino a ristoranti e negozi) che si uniranno a quello originario senza necessità di fermarsi. Una volta uniti, i passeggeri potranno alzarsi e camminare da un modulo all’altro, sfruttando i nuovi spazi e usufruendo dei servizi al loro interno.
Tecnologia in movimento
In prospettiva futura, utilizzare schiere di moduli Next potrebbe migliorare la fluidità del traffico, abbattere i tempi di spostamento per i pendolari, come anche i costi di gestione e l’inquinamento. Un privato ad esempio, potrebbe comprare un modulo da usare per muoversi in città e noleggiare on-demand altri moduli servizi da aggiungere per lunghi spostamenti.
Questa soluzione tecnologica potrebbe favorire anche i trasporti pubblici, grazie ad un’attenta gestione degli spazi interni negli orari di punta. “Sulla base del numero dei viaggiatori i moduli potranno attaccarsi o staccarsi”, sottolinea Tommaso. “Quelli non utili, su linee poco frequentate, potranno andare a collegarsi a linee più affollate e aumentarne la capienza”. Infine, anche il trasporto merci potrebbe beneficiare di questa innovazione. Lo scambio potrebbe avvenire direttamente su strada, senza bisogno di warehouse o parcheggi di sosta. “La modularità e la possibilità di aggancio di Next – conclude Tommaso – permettono anche la ricarica in movimento in pochi secondi, attraverso il battery swap”. In questo modo, un modulo Next con al suo interno molti pacchi batterie potrà agganciarsi a quello scarico e scambiare le due batterie, senza interrompere la corsa dei veicoli.
In strada dal 2020, ma non in Italia
In Italia non hanno creduto a questa rivoluzionaria idea di mobilità e Tommaso ed Emmanuele si sono rivolti al mercato americano, aprendo un’azienda nella Silicon Valley. “Non è stato facile. Si tratta di un progetto a lungo termine. Gli investitori mettono soldi di solito su progetti in grado di generare un ritorno in un breve periodo. Alla fine, dopo una serie di no, siamo stati contattati da una impresa tedesca che vorrebbe sviluppare il nostro progetto e ci aiuterà a creare i primi prototipi, da mettere sul mercato entro il 2020”. In realtà, una prima versione dei moduli Next, più tradizionale, potrebbe vedere la luce prima di quella data. L’idea è quella di servirsi di autobus guidati da un conducente umano, ma composti comunque da diversi moduli, così da poter testare questa soluzione e modificarla a seconda delle esigenze e del traffico.