Si chiama i-Gym e sta per interactive Gym. E’ la prima palestra al mondo per bambini e ragazzi non vedenti e ipovedenti da 0 a 18 anni. A realizzarla è la Fondazione Mondino Istituto neurologico nazionale di Pavia e l’Istituto Italiano di Tecnologia che hanno stipulato una convenzione per la creazione di questo laboratorio congiunto volto alla realizzazione della palestra interattiva e multisensoriale dotata di supporti tecnologici, dedicata alla valutazione ed alla riabilitazione dei bambini non vedenti.
La collaborazione con i ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia
Nella i-Gym, che occuperà 60 metri quadrati, i pazienti con deficit visivo saranno supportati da medici e da riabilitatori professionisti della Fondazione Mondino, che si avvarranno del know-how nel campo delle tecnologie per la disabilità dei ricercatori dell’Istituto italiano di tecnologia. Tra le attività che verranno sviluppate, la creazione di una versione del celebre videogame Pacman che prevede l’applicazione di sensori direttamente sul bambino con disabilità visiva che si muoverà nello spazio guidato da stimoli multisensoriali e la progettazione di colonne sensoriali che attraverso luce, colore e vibrazioni possono aiutare neonati e bambini con deficit visivo anche nel mettersi in piedi.
A causa di queste disabilità, infatti, i bambini imparano a camminare più tardi rispetto alla media dei bambini con sviluppo tipico, compromettendo così numerosi processi legati al normale sviluppo. A oggi non esistono dispositivi che possano essere utilizzati a partire dalla nascita e risulta fondamentale intervenire in modo da facilitare il corretto sviluppo delle funzioni motorie, sociali e cognitive.
La prima volta in Italia
Per la prima volta in Italia verrà sviluppata all’interno di un istituto di cura – la Fondazione Mondino Irccs di Pavia – una struttura di questo tipo, nella quale gli strumenti tradizionalmente utilizzati per diagnosi e riabilitazione di soggetti con disabilità visiva in età evolutiva (0-18 anni) verranno migliorati mediante lo sviluppo di nuovi test e protocolli di valutazione e nuovi dispositivi.
I numeri a livello mondiale
L’Organizzazione mondiale della sanità stima in 285 milioni (4% della popolazione mondiale) il numero di persone con disabilità visiva severa nel mondo. Di questi 18,9 milioni sono bambini (17,5 ipovedenti; 1,4 milioni non vedenti). La disabilità visiva rende difficile l’interazione con l’ambiente e ciò può avere delle interferenze negative sulle diverse aree (sensoriale, emotivo-relazionale, motoria, cognitiva) dello sviluppo del bambino, limitandone l’autonomia e condizionando la qualità di vita e l’interazione sociale.
Per molte delle malattie neuroftalmologiche non esiste una terapia risolutiva e la riabilitazione si è mostrata da sempre un percorso indispensabile nella promozione dello sviluppo neuropsichico globale, pur in assenza di strumenti in grado di ‘misurarne’ l’efficacia.
Solo 2 dei 48 dispositivi tecnologici per i deficit visivi attualmente utilizzati sono stati testati sui bambini e non vi è alcuno studio clinico che ne dimostri la validità. Per questo, è necessario sviluppare e validare nuovi strumenti per la valutazione per l’intervento precoce nel bambino. In questo contesto si inserisce l’iniziativa congiunta dei team di ricerca di Mondino e Iit che saranno guidati rispettivamente da Sabrina Signorini, responsabile del Centro di Neuroftalmologia dell’età evolutiva della Fondazione Mondino, e Monica Gori, responsabile del team di ricerca Unit for Visually Impaired People dell’Istituto Italiano di Tecnologia. “Una sfida che ci impegna a fondo, al fianco di una delle vere eccellenze italiane nel campo dell’innovazione e di respiro internazionale – spiega Livio Tronconi, direttore generale della Fondazione Mondino – in un programma che disegna nuove prospettive per migliorare la qualità di vita di migliaia di bambini e ragazzi, e, nel contempo, apre nuovi percorsi di ricerca e sviluppo a Pavia e in tutta Italia”.
L’intervista
Abbiamo intervistato Sabrina Signorini, responsabile del Centro di Neuroftalmologia per comprendere meglio i risultati che si avranno con questa palestra.
Quali benefici potrete trarre da questa palestra?
Ad oggi la riabilitazione è un po’ carente di strumenti di misura. Quello che facciamo vediamo gli effetti sulla base delle osservazioni cliniche ma non è sempre misurabile. Ora avremo degli strumenti di monitoraggio della riabilitazione che saranno più obiettivi. Il mettere a punto dei dispositivi tecnologici che possono affiancare il lavoro dei riabilitatori fanno quotidianamente è un valore aggiunto che consente di potenziare al massimo le abilità di questi bambini e sostenere il loro sviluppo psicomotorio.
Quale sarà l’obiettivo futuro?
Quello di vedere se tali pratiche saranno trasferibili in altri contesti che non siano i centri di riabilitazione specifici, ma magari nel contesto di vita del bambino. L’obiettivo è avere un luogo dove questi strumenti siano pensati, sperimentati.
La palestra è stata pensata insieme? L’aspetto architettonico e terapeutico sono andati a braccetto?
Il valore aggiunto di questa collaborazione è che gli scienziati dell’Istituto tecnologico hanno seguito per un periodo le nostre sedute riabilitative. Tutto è nato dal mostrare loro il materiale che usavamo. Il lavoro congiunto è stato prezioso.