L’ azienda pavese dal 2009 studia soluzioni per la produzione e l’utilizzo sostenibile di fertilizzanti organici rinnovabili
“L’eredità di Giulio Natta è un modello di sviluppo fondato sull’innovazione culturale. Un cambiamento di prospettiva che non prevede lo sviluppo di nuove tecnologie, ma utilizza in modo creativo quelle esistenti, secondo i principi dell’economia circolare. L’approccio deriva da un nuovo punto di vista, più interdisciplinare, che interpreta i nuovi scenari economici e sociali, e sfrutta le conoscenze esistenti per soddisfare nuovi bisogni”, racconta a StartupItalia! Francesco Natta, Amministratore Delegato di Acqua&Sole.
Che cos’è la circolarità agricola?
Anche le risorse indispensabili all’agricoltura per soddisfare il fabbisogno alimentare della collettività (elementi nutritivi), proprio come quelle energetiche, sono non rinnovabili e destinate all’esaurimento, con conseguenze catastrofiche a livello socio politico, Acqua&Sole, azienda del pavese, dal 2009 studia soluzioni per la produzione e l’utilizzo sostenibile di fertilizzanti organici rinnovabili ottenuti a partire da scarti e sottoprodotti derivanti dalla zootecnia o dal ciclo di produzione e consumo degli alimenti. Nulla di nuovo se si pensa alle modalità di gestione degli elementi nutritivi dei nostri progenitori che recuperavano per la concimazione gli scarti organici e gli effluenti derivanti da cascine e stalle.
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Grazie all’impianto di digestione anaerobica di rifiuti organici di Vellezzo Bellini (PV), entrato in esercizio ad aprile 2016. Acqua&Sole ha ottenuto la menzione d’onore nell’ambito dell’European EMAS Awards 2017 per l’impegno profuso nell’applicazione dell’economia circolare in agricoltura
L’impianto di Vellezzo Bellini
L’impianto di Vellezzo Bellini nasce con l’obiettivo di soddisfare il fabbisogno di fertilizzazione del mondo agricolo con risorse rinnovabili, anziché di importazione, e incrementare così l’indipendenza “alimentare” del territorio. Il mondo agricolo, infatti, a causa della pressione demografica mondiale in aumento, dovrà sopperire in modo sempre crescente alla domanda di prodotti alimentari che si traduce di fatto in un crescente fabbisogno di fertilità, quindi di fertilizzazione. Tale fabbisogno è soddisfatto dall’agricoltura moderna perlopiù mediante fertilizzanti chimici, ottenuti consumando risorse non rinnovabili e detenute da pochi paesi, peraltro politicamente instabili, sancendo quindi la nostra dipendenza “alimentare” da tali Paesi. L’esaurimento, neanche tanto di là da venire, di tali risorse fondamentali per la nostra sopravvivenza rende indispensabile attuare il loro recupero da matrici organiche residuali, attivando in tal modo una “miniera circolante” di nutrienti.
L’utilizzo di fertilizzanti organici inoltre, apportando al terreno non solo elementi nutritivi di base, come avviene utilizzando fertilizzanti di sintesi, ma anche sostanza organica e microelementi, preserva e migliora la fertilità, la tessitura e la capacità di ritenzione idrica del suolo, incrementandone al contempo la biodiversità.
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L’interrelazione di tali effetti si traduce in una migliore qualità dei prodotti coltivati, una maggiore efficienza nella fertilizzazione ed un minore fabbisogno di fitofarmaci e di acqua di irrigazione. Su scala più vasta, altresì, l’arricchimento in sostanza organica del suolo costituisce sequestro della CO2 a livello globale, ovvero contribuisce alla riduzione delle emissioni ad effetto serra.
L’Impianto di Vellezzo Bellini, attraverso un processo di digestione anaerobica termofila consente di produrre materiali fertilizzanti igienicamente controllati e nel corso del processo si produce anche biogas, un combustibile gassoso costituito per circa il 60 % da metano, dalla cui combustione si ottengono l’energia elettrica e termica necessaria all’impianto, che in tal modo non solo si autosostiene energeticamente, ma immette nella rete di distribuzione elettrica nazionale l’energia elettrica rinnovabile prodotta in eccesso.
Dati e benefici della fertilizzazione rinnovabile
La sostituzione dei fertilizzanti di sintesi con fertilizzanti rinnovabili è un obiettivo, purtroppo, ad oggi abbastanza lontano: il fabbisogno di azoto connesso alle colture presenti al 2014 in Regione Lombardia, pari a circa 183.000 t/anno, può essere soddisfatto solo per circa il 38% dalla zootecnia presente sul territorio e per circa il 4% dai digestati agricoli.
Per implementare l’obiettivo della fertilizzazione rinnovabile e dell’indipendenza alimentare, pertanto, occorre colmare un gap di circa il 58% del fabbisogno, integrando le risorse rese disponibili dalla zootecnia e dal mondo agricolo con nutrienti e sostanza organica recuperati da altre matrici residuali, tra cui i rifiuti organici derivanti da processi specifici quali per esempio la FORSU, i fanghi di depurazione o i fanghi agroalimentari. Nel 2015 i fanghi recuperati in agricoltura hanno coperto circa il 4% del fabbisogno di azoto regionale.
L’applicazione dell’economia circolare in agricoltura, ovvero l’utilizzo di fertilizzanti organici rinnovabili, ottenuti dalla valorizzazione di matrici residuali ancora ricche di elementi nutritivi, micronutrienti e sostanza organica, quali gli scarti agroindustriali, i reflui zootecnici, gli scaduti alimentari, i fanghi di depurazione ed una frazione organica da raccolta differenziata di elevata qualità, consentirebbe non solo di restituire sostenibilità all’agricoltura, ma anche di preservare e migliorare in termini di fertilità e biodiversità il suolo, risorsa chiave per le generazioni future.