Americani e giapponesi sono partner nello sviluppo di nuove tecnologiche a fine sociale: Bbeep e NavCog, app per l’assistenza aeroportuale
Per le persone con disabilità visive, viaggiare non è proprio così semplice. Prendere qualcosa da mangiare o usare i servizi igienici in aeroporti o stazioni sovraffollate rappresenta spesso una sfida enorme. È per questo che l’aeroporto internazionale di Pittsburgh ha iniziato a collaborare con una squadra di ricercatori della Carnegie Mellon University sperimentando due iniziative volte ad aiutare i viaggiatori non vedenti a muoversi negli aeroporti in modo sicuro. Ad affiancare la CMU per il primo progetto, i ricercatori giapponesi dell’Università di Tokyo e della Waseda University; il team ha così dato vita a Bbeep, una valigia in grado di aiutare i non vedenti negli aeroporti e in tutti i luoghi confusionari in cui ci si imbatte viaggiando.
Ma come funziona Bbeep?
Grazie alla telecamera posta in cima, la valigia traccia il percorso dell’utente garantendogli una maggiore sicurezza e autonomia; il suo meccanismo di rilevamento è esteso, ovvero, in grado di percepire con accuratezza gli ostacoli di qualunque tipo, anche gli eventuali cambi nella trama del pavimento.
La sensibile telecamera è in grado di scongiurare incidenti e pericolose perdite di equilibrio. Può capitare, ad esempio, che le persone si accorgano della presenza di un non vedente e cambino il proprio percorso facendogli strada, ma accade anche che qualcuno sia distratto dal proprio smartphone o da una chiacchierata con un amico. Ecco che la super valigia capta la presenza della persona sul tragitto dell’utente evitando l’impatto.
Un sistema di allarme impeccabile
Quando BBeep capisce che c’è un potenziale rischio di collisione parte un allarme sonoro che avvisa l’amico e tutte le persone presenti nell’area. La serie di segnali acustici inizia cinque secondi prima dell’eventuale collisione e la loro frequenza aumenta ogni 2,5 secondi. Nel caso in cui lo “scontro” dovesse essere imminente, la valigia emette un particolare suono di arresto, inducendo l’utente a fermarsi immediatamente.
Per affinare il suo funzionamento, sono stati effettuati dei test su sei partecipanti a cui è stata data in una mano BBeep e nell’altra un classico bastone; ciascuno ha proseguito, così, per cinque percorsi simili ma con tre modalità di allarme differenti affinché i ricercatori riuscissero a scegliere quella che conduceva agli attuali risultati ottimali.
Un’unica questione da perfezionare: i segnali acustici di allarme partono indipendentemente dal fatto che i pedoni notino il viaggiatore e pensino di spostarsi; per ovviare a questo, il team ha suggerito l’introduzione del rilevamento dello sguardo tramite la fotocamera di “super Bbeep”. Sembra fantascientifico ma sarà presto realtà.
Assistenza aeroportuale in un’app
I ricercatori della Carnegie Mellon University, stavolta insieme alla squadra dell’IBM, hanno messo a punto anche un’app per smartphone gratuita molto particolare; si chiama NavCog e anch’essa è stata creata per rendere i non vedenti più indipendenti.
Precedentemente testata nei campus e nei centri commerciali, l’app è in cantiere dal 2015 ma solo da poco è stata implementata nel settore aeroportuale.
Un “navigatore” per aeroporti e non solo
NavCog utilizza la tecnologia Bluetooth, è orientabile e fornisce istruzioni audio turn-by-turn, simili a quelle dei moderni navigatori per auto, cosi che gli utenti sapranno come raggiungere i vari luoghi. Come fa? Basandosi su una mappa del terminale annotata con le posizioni di servizi igienici, ristoranti, gate, ingressi, biglietterie e tutto quanto possa essere utile.
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Anche in questa occasione il progetto è approdato all’aeroporto di Pittsburgh che ha installato in tutta la struttura centinaia di beacon, ovvero, degli hardware che consentono ai dispositivi bluetooth di trasmettere e ricevere piccoli messaggi entro brevi distanze.
Come nel caso della valigia, l’app è stata testata da dieci non vedenti tramite degli iPhone 8: buonissimi risultati lungo tutti gli ampi spazi del terminal, le scale mobili e le passerelle.
Altri aeroporti hanno installato dei Bluetooth, ma…
“Nonostante i recenti sforzi per migliorare l’accessibilità, i terminal aeroportuali continuano a sfidare le persone con disabilità visive a navigare in modo indipendente”, ha affermato Chieko Asakawa, docente presso la CMU Robotics Institute, anche lui cieco da quando aveva 14 anni. “Il personale dell’aeroporto e della compagnia aerea è a disposizione per aiutarli a raggiungere i gate di partenza ma, di solito, non possono utilizzare i servizi come fanno le persone vedenti”.
Insomma, anche se queste sono ottime invenzioni, è vero anche che rappresentano il classico ago nel pagliaio. Prendiamo ad esempio i bluetooth: “Spesso vengono impiegati per migliorare i servizi per i viaggiatori vedenti, non per aiutare i non vedenti”, ha affermato Kris Kitani, ricercatore nel CMU Robotics Institute.
Non sappiamo ancora quanto tempo ci vorrà affinché invenzioni simili possano essere diffuse nel mondo ma sappiamo che, nel frattempo, sono state presentate a CHI 2019, la Conferenza dell’Associazione Macchine Computazionali sui fattori umani nei sistemi informatici, a Glasgow.
E se a Pittsburg hanno dimostrato di poter supportare l’autonomia delle persone ipovedenti semplificando di moltissimo la loro vita da viaggiatori, perché non potrebbero funzionare altrove?