Incrementare l’autonomia dei ragazzi autistici. Non si tratta solamente di un’esigenza importante, ma di un vero e proprio diritto ai propri spazi. E se è vero, come diceva Virginia Woolf, che “ognuno ha bisogno di una stanza tutta per sé”, allora il progetto “CasAutismo” ha centrato il segno. L’idea è tanto semplice quanto consistente: permettere ai ragazzi di vivere in un appartamento, accompagnati da educatori che li sostengono nelle più comuni attività quotidiane. 

Il progetto nasce nel 2015, grazie alla collaborazione di genitori, educatori, specialisti e volontari, che hanno tutti come base di provenienza il CSE per l’autismo di Bergamo. Ad oggi sono 25 i ragazzi inseriti, con 7 educatori e 6 volontari. Trascorrono un paio di settimane al mese nell’appartamento di via Mali Tabajani, che la Fondazione MIA (Congregazione Misericordia Maggiore) ha concesso con un canone agevolato. Arrivano alle 16 del lunedì, dopo aver trascorso la mattina – come ogni altro giorno – al CSE di Valtesse. Al quarto piano di via Mali Tabajani sono padroni di casa. Ci sono 4 camere, la cui proprietà è strettamente privata e dedicata a ognuno dei 4 inquilini che, a turno, vivono la casa.

Una casa per “allenarsi” all’indipendenza

“Dopo un primo periodo nel quale abbiamo cercato di capire in che direzione focalizzare le nostre forze, ci siamo resi conto che la questione residenziale avrebbe dovuto essere al centro delle nostre attenzioni. Da qui la ricerca di una casa, un’unità abitativa che avesse caratteristiche ben precise e potesse garantire alle persone autistiche spazi comuni ma anche spazi privati, camere dove poter stare in solitudine, se desiderato, se necessario, per dedicare tempo ed energie ai propri passatempi, per decomprimere la fatica quotidiana del ‘vivere sociale’, per poter rivendicare il diritto alla riservatezza a cui tutti hanno diritto”. Così spiega a StartupItalia la genesi di questa avventura Johnny Roncalli dell’associazione “CasAutismo”.

CasAutismo1

“Organizziamo fine settimana, settimane residenziali e altre soluzioni su richiesta delle famiglie, che rappresentano un allenamento alla vita indipendente, autonoma quanto più possibile e quanto nelle possibilità di ognuno. Da un anno abbiamo anche avviato un’iniziativa formativa chiamata ‘Il tè con l’autismo’, che si svolge al momento in uno dei due nostri appartamenti e coinvolge gli educatori che collaborano con l’associazione, ma anche persone interessate che mostrano particolare interesse e motivazione. Di volta in volta viene scelto un tema specifico su cui verterà il confronto e la discussione nell’incontro successivo”.

Vivere insieme all’insegna dell’autonomia e dei propri spazi

“L’autonomia è un obiettivo forte e importante, ma ogni persona che partecipa alle attività di casAutismo ha punti di forza e punti deboli che portano ognuno a raggiungere l’autonomia che è ragionevolmente praticabile. Ci piace parlare di autonomia, ma ancora di più ci piace parlare di indipendenza. Vivere una notte, due notti, cinque notti o più lontano dalla propria abitazione, dai propri genitori, è un atto di indipendenza, un’opportunità fondamentale per la propria autostima e per il proprio futuro”, aggiunge Roncalli. 

Ma come si svolgono le giornate in un contesto come questo? “Non c’è un decorso predefinito. Durante i fine settimana prevalgono proposte ‘fuori porta’, passeggiate, visite o altro che abbia a che fare con il tempo libero, lo svago, il piacere di fare e vedere cose e contesti che durante la settimana è più difficile frequentare. Per chi rimane nell’appartamento durante la settimana, dalle 16 al mattino dopo, viene assecondato il ritmo che appartiene un po’ a tutti noi: lavoro, relax, cena, dopo cena. Ognuno può decidere se trascorrere il tempo libero da solo o in gruppo, ma naturalmente a ognuno viene chiesto di partecipare alla conduzione della casa: preparazione dei pasti, spesa, pulizie, decisioni relative ai pasti o alle possibili uscite e proposte. A ognuno secondo le proprie capacità, disponibilità, umori ed energie del momento”.

La forza delle volontarie come cuore pulsante della casa

“Mancano al momento le risorse e, a volte, le energie, anche se l’entusiasmo, la serenità e il gradimento di ragazze e ragazzi, oltre che delle famiglie, tendono a farci dimenticare la fatica e il (miracoloso) equilibrio precario che ci tiene in vita. Un equilibrio che è tale grazie alla disponibilità di educatori che, dopo il lavoro, mettono a disposizione ore e competenze, grazie alla disponibilità di volontarie e volontari, che rappresentano il vero valore aggiunto delle nostre attività, grazie agli amici e alle amiche che non solo ci sostengono, ma che si ostinano inspiegabilmente (o forse in modo spiegabilissimo) a volerci frequentare, e grazie a tutti i soci, grandi e piccoli, che, grazie ai loro contributi – grandi e piccoli – tengono in vita l’associazione e i sogni che rappresenta”. 

“La nostra – conclude Roncalli – è una piccola associazione. Vanta molti soci (circa 150), ma al momento non ha la forza di potersi pensare casa stabile e definitiva per chi lo volesse o fosse pronto per il grande passo. Siamo una bella palestra, che certo coltiva anche il sogno di offrire un giorno una casa per chi lo desiderasse, per chi fosse pronto. Dagli inizi, la crescita è stata costante, per numero di iniziative e per persone coinvolte, quindi sì, l’ambizione c’è”.