E lo fa senza aprire il contenitore. Un aiuto tecnologico che permetterebbe di farci risparmiare il cibo che buttiamo ancora buono. Solo in Italia ne sprechiamo 149 kg annui e un 32% di questi sono latticini
A chi non è capitato almeno una volta di aprire un cartone del latte e chiedersi se il contenuto fosse ancora buono nonostante la data riportata sulla confezione avvertisse dell’avvenuta scadenza? “Ha un cattivo odore, meglio farlo bollire nel pentolino”, no? Ma ecco che arriva dagli Stati Uniti l’invenzione che potrebbe segnare la fine dell’era delle date di scadenza, con tutte le relative conseguenze.
I ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi Biologici della UI-WSU School of Food Science (University of Idaho-Washington State University) e di altri dipartimenti hanno sviluppato un sensore in grado di “annusare” se il latte è ancora buono o è ormai andato a male.
In cosa consiste questo speciale rilevatore?
Il sensore è formato da nanoparticelle rivestite chimicamente che reagiscono al gas prodotto dal latte e alla crescita batterica che indica il deterioramento. “Se sta andando a male, la maggior parte del cibo produce un composto volatile che non ha un buon odore”, ha illustrato Shyam Sablani, docente presso il Dipartimento di Ingegneria. “Questo deriva dalla crescita batterica del cibo, ma il più delle volte, non puoi sentire l’odore finché non apri il contenitore”.
E questa sarebbe proprio la chicca, poiché il sensore non è pensato per toccare direttamente il latte ma per essere posto sopra al contenitore, rilevando i gas volatili e cambiando colore a seconda del responso. Adesso, per i ricercatori, si tratta solo di capire come incorporare il rilevatore nella confezione in modo che i consumatori possano vedere facilmente quanto a lungo rimarrà fresco il prodotto.
Un modo per combattere le scadenze spesso fasulle
Tutto nasce dalla questione delle attuali date che indicano la “preferibile consumazione” del prodotto, premesse le ideali condizioni di conservazione. “La data di scadenza sui prodotti freddi o surgelati è accurata solo se l’alimento è stato conservato alla temperatura corretta per tutto il tempo”, ha affermato Sablani. La migliore delle ipotesi, insomma, che nella realtà, è qualcosa di difficile, se non addirittura improbabile.
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Basti pensare, ad esempio, al tempo che ci mettiamo a trasportare dal supermercato al frigorifero di casa la bottiglia di latte o qualsiasi altro prodotto che necessita di una determinata temperatura di conservazione.
Nella distribuzione avviene ciò che viene definito come “abuso di temperatura”, ovvero, l’esposizione del cibo a una condizione termica superiore rispetto a quella del frigorifero. L’alimento, così, non giova più delle condizioni di conservazione ideali per una consumazione inalterata e la data di scadenza riportata ne risulta falsificata.
Il sensore cambia colore appena “annusa” il latte
Ecco che, quindi, l’invenzione permetterebbe di cancellare ogni “da consumare preferibilmente” dalle confezioni e rendere sicura la data di scadenza degli alimenti. Il sensore è stato sviluppato appositamente per cambiare colore a seconda della freschezza e della durata di conservazione del prodotto.
Quando il latte viene pastorizzato, non può sbarazzarsi di tutti i batteri; sono questi che creano il gas portatore dei cattivi odori che tutti noi notiamo. Il latte meno prossimo alla scadenza, grazie alle microparticelle del sensore, reagirebbe per creare una tonalità magenta, mentre il latte marcio sarebbe più blu e più scuro.
Più sicurezza, quindi, ma soprattutto meno spreco
Eh già, perché, l’altra faccia del problema legato alle date di scadenza, è proprio quella dello spreco degli alimenti. Secondo la Global Academy of Agricolture and Food Security, il 16% dei prodotti lattiero-caseari, pari a 116 milioni di tonnellate, viene perso o scartato a livello globale ogni anno.
Il latte, come il resto: tra il 33 e il 50% di tutto il cibo prodotto a livello mondiale non viene mai consumato (il valore è di oltre 1 trilione di dollari). Secondo uno studio della FAO, ogni anno nel mondo si sprecano circa 1,3 miliardi di cibi di cui l’80% ancora ottimi.
E in Italia? Sprechiamo 149 kg di cibo pro-capite l’anno e un 32% di questi sono latticini.
Oltre i venditori, anche i consumatori sono responsabili della metà di questi rifiuti, per un totale pari a 60 milioni di tonnellate di prodotti lattiero-caseari all’anno. Nonostante ciò, la produzione casearia è cresciuta in tutto il mondo negli ultimi quattro anni, aumentando del 6% tra il 2014 e il 2018, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Si stima che questo abbia portato ad un surplus di 11 milioni di tonnellate di latte e latticini sul mercato mondiale.
I ricercatori guardano già oltre
Come precisa Sablani, la reazione chimica funziona perfettamente in un ambiente di laboratorio controllato e ora, si lavorerà a fianco dell’industria alimentare per implementare il sensore sui tappi del latte. Ancora non si conosce il costo di questa operazione ma, secondo gli studiosi, si tratterà di pochissimi centesimi.
Il sensore, per il momento, mostra solo se il latte è buono o meno ma il team sta già pensando a sviluppare un modo per mostrare visivamente quanto tempo resta a un prodotto prima che vada a male. “Abbiamo bisogno di ulteriori finanziamenti per poter perseguire idee più grandi”, ha affermato Sablani.
E quando sul tavolo ci sono temi così imponenti, largo alle idee ambiziose.