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Quando gli animali supportano le persone si apre la porta a un nuovo mondo, dove il rispetto e la tenerezza nascono come fiori. È il mondo della pet therapy, di cui parliamo con Simona Cao, presidente della cooperativa sarda Killia, e con Alessandra Calissano, che lavora al centro cinofilo ed equestre piemontese Ohana Ranch.  

Pet therapy: campi estivi e non solo

La cooperativa Killia si trova a Monserrato, comune della città metropolitana di Cagliari; Ohana Ranch, invece, è situato nella valle Spinti, nel basso Piemonte, poco distante da Milano e Genova. In comune hanno lamore per gli animali e la volontà di supportare le persone con l’aiuto degli amici a quattro zampe. Conoscenza della terra, della natura, del corpo e della mente, laboratori di musica, di cucina, artistici e di psicomotricità, ma soprattutto tante attività con cani, cavalli e altri animali: sono questi gli ingredienti dei campi estivi organizzati da Simona e Alessandra, adatti a bambini e ragazzi con e senza disabilità fisiche o cognitive. 

Un mondo di divertimento a contatto con la natura e con gli animali, per migliorare la consapevolezza di se stessi, le abilità relazionali e rilassarsi in meravigliosi contesti naturali. Ma non ci sono solo i campi estivi, perché Simona e Alessandra danno vita a progetti inclusivi “a 4 zampe” durante tutto lanno.

Quando gli animali aiutano le persone

Quali sono le caratteristiche  della pet therapy? «Lanimale è un facilitatore, un mediatore, che rende possibile una migliore interazione tra lutente e loperatore nei progetti a scopo terapeutico, ma anche educativo. L’apprendimento diventa più semplice, accessibile a tutti», spiega Alessandra, che è istruttore cinofilo, coadiutore del cane e degli animali daffezione in IAA (Intervento Assistito con gli Animali), coadiutore del cavallo in IAA, docente nazionale CSEN per la cinofilia e docente in corsi per IAA.

In che senso lanimale è un facilitatore? «Perché è estremamente aperto a tutte le persone, di ogni età, indipendentemente dalle capacità o dalla posizione sociale; non ha alcun tipo di pregiudizio e comunica in maniera silenziosa. Questo atteggiamento di apertura genera un rapporto di fiducia». Ovviamente, ogni utente ha i suoi tempi e le sue caratteristiche: «Sta a noi accompagnare la persona allanimale giusto, per far sì che si riconoscano e abbiano una comunicazione facile e spontanea».

killia, Simona Cao

Simona Cao (Killia)

«Attraverso la relazione con lanimale, strutturiamo progetti in qualunque tipo di situazione: questo richiede molta competenza, ma arricchisce molto», aggiunge Simona, che oltre a essere presidente della cooperativa Killia, è anche veterinario. Il beneficio della relazione lo può avere chiunque: si pensa sempre che la pet therapy sia rivolta solo alla disabilità, ma non è così. «Noi lavoriamo con anziani in Rsa, anche con Alzheimer, ma anche con bambini negli asili nidi, fino ai ragazzi delle superiori. Chiaramente se ci sono difficoltà si effettuano progettualità un popiù specifiche: la pet therapy diventa un mediatore per raggiungere gli obiettivi del singolo utente».

Non solo cani e cavalli per una relazione di rispetto

Non solo cani e cavalli. Nella pet therapy possono essere protagonisti anche asini, ma non solo. Alessandra, per esempio, sta lavorando anche con capre e capretti, che «hanno una forte propensione ad avvicinarsi e a salire in braccio», favorendo così le interazioni di persone con disabilità cognitive o fisiche. «Questi animali non convenzionali ancora non sono riconosciuti nelle linee guida della pet therapy, ma ci sto lavorando». 

Con dedizione e professionalità Simona e Alessandra portano avanti due realtà nate grazie allamore per gli animali e alla conoscenza di situazioni di disabilità. «La pet therapy  crea una partnership fortissima: tu e il tuo animale siete pari, vi aiutate lun laltro durante una seduta, ma anche durante tutta la preparazione; c’è comprensione e comunicazione tutti i giorni», spiega Alessandra. 

E così tra cani, cavalli, asini e altri amici a quattro zampe, Alessandra e Simona si impegnano affinché tutti abbiano modo di sperimentare una filosofia di vita basata sul rispetto reciproco. «Lanimale non è un mezzo e basta: è vivo e va rispettato», prosegue Alessandra. «Il rapporto deve essere equilibrato ed è fondamentale instaurare un rapporto di fiducia allinterno del quale si è entrambi tutelati, così si riesce ad avere tutti un beneficio».

Pet therapy grazie agli amici a quattro zampe

Ohana Ranch cane

Pet therapy – Ohana Ranch

In compagnia degli animali si possono coltivare tantissime attività allinsegna del benessere e dellinclusione: ognuno è libero di esprimersi nella sua unicità, allinsegna di un nuovo modo di vivere la quotidianità. 

Simona e Alessandra attuano progetti allinterno delle loro strutture, ma anche in RSA, centri diurni, scuole e comunità educative. «Lanno scorso, per esempio, abbiamo effettuato un ciclo di incontri di yoga con il cavallo: attività a terra, il cavallo libero, con momenti di contatto per entrare in sintonia a livello respiratorio ed energetico con questo animale, percependo la sua energia», racconta Simona. Se un bambino ha bisogno di un supporto didattico, attraverso dei giochi con lanimale si lavora sulla scrittura, sulla lettura o sui colori. «Per esempio, il bambino può costruire qualcosa con le costruzioni e nascondere allinterno pezzi di carota o di sedano che poi il cavallo andrà a cercare, oppure può nascondere il cibo in coni colorati oppure vicino a delle lettere, a seconda dell’esigenza specifica o, ancora, leggere una storia allanimale». 

Si lavora anche con gli anziani, in modo differente a seconda delle loro specificità, come sottolinea Simona: «Lanziano si deve attivare, anche attraverso una parte ludico comica: oggetti in legno o in plastica da riconoscere e lanciare al cane, giochi che suonano con forme e colori diversi, riconoscimento di immagini e così via».

Educare allinclusione con gli animali, anche selvatici

Il contatto con gli animali può avvenire anche in modo indiretto, andando alla ricerca di tracce di animali che normalmente non sono a contatto con luomo, come lupi o cinghiali. Chiaramente non si entrerà in relazione fisica con questi animali, ma conoscerli attraverso losservazione indiretta permette di toccare un altro importante tema: leducazione alla diversità. Ne parla Alessandra: «Sto organizzando progetti che permettano di avvicinare i bambini alla diversità, a ciò che non conoscono, attraverso gli animali selvatici. Perché si ha paura del lupo? Perché non si conosce. Invece, prima di giudicare bisogna conoscere. Sto cercando di educare le nuove generazioni allapertura mentale». 

Fotografare e identificare tracce di lupi e cinghiali, oppure riporre in una sorta di scatola del tesoro quello che si trova in natura – senza depredarla ma con silenzioso rispetto – permette di guardare la realtà con occhi diversi, di cogliere le specificità del mondo animale per poi arrivare a cogliere le unicità di ognuno di noi. E in questo senso la tecnologia aiuta, permettendo di utilizzare cellulari e dispositivi affini per immortalare nelle nostre menti aspetti di una realtà da esplorare: «Il linguaggio multimediale fa parte della nostra vita, ma bisogna conoscerlo e utilizzarlo nel modo giusto».

Una casa famiglia con gli animali, il sogno di Simona

Oltre ai sogni di Alessandra, volti a provare a regalare alle nuove generazioni una società più inclusiva e aperta, ci sono anche i sogni di Simona, che sta provando a realizzare una casa famiglia per accogliere i bambini orfani con disabilità: un luogo dove i bimbi possano trovare serenità, ma anche un centro specializzato in interventi assistiti con gli animali per tutti. «Il progetto della casa famiglia nasce da unesperienza personale, oltre che professionale: io e mio marito abbiamo tre figli e la terza è una bimba adottata con disabilità. È stata una scelta, che ci ha permesso di conoscere il mondo dei bimbi orfani con disabilità, di cui non si sente mai parlare». I lavori di ristrutturazione inizieranno a settembre: la struttura potrà accogliere cinque bambini. «Io, mio marito e i miei figli abiteremo con loro, in modo da poter offrire un senso di famiglia. Nello stesso edificio vorremmo realizzare il primo centro specializzato in pet therapy in Sardegna».