Le Case Museo di Milano aprono le proprie porte ai chatbot per dare vita a caccia al tesoro tra reale e virtuale
Chi l’ha detto che le vacanze estive debbano per forza essere al mare? E chi ha detto, poi, che i musei siano solo luoghi strapieni di oggetti polverosi più o meno apprezzabili? Le quattro principali Case Museo di Milano, ovvero Poldi Pezzoli, Bagatti Valsecchi, Necchi-Campiglio e Boschi di Stefano si sono non solo consorziate tra loro grazie al progetto Di Casa In Casa finanziato da Fondazione Cariplo, ma si sono lanciate nell’innovazione digitale.
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Grazie allo studio di innovazione culturale InvisibleStudio, tra i primi al mondo, già dal 2017, hanno ideato e progettato un gioco educativo basato su un chatbot. Utilizzando Facebook Messenger e chattando con un personaggio virtuale, i visitatori delle 4 case Museo, in possesso della casa-museo card possono vivere un’avventura alla scoperta delle loro ricchissime collezioni, per nulla polverose. Abbiamo chiesto a Giuliano Gaia, co-fondatore insieme a Stefania Boiano di InvisibleStudio, cosa c’è di innovativo nell’uso che hanno fatto del chatbot .
“Una premessa – inizia Gaia – : il nostro chatbot game è innanzitutto rivolto ai teenager, notoriamente uno dei pubblici più difficili da coinvolgere per i musei. Ecco perché il personaggio che abbiamo scelto per il chatbot è proprio una ragazza adolescente, dallo stile colloquiale e informale” che prosegue “A differenza di altri chatbot museali il nostro è esclusivamente un gioco, una caccia al tesoro all’interno delle collezioni. In questo senso è il chatbot a fare domande al visitatore, ‘costringendolo’ a osservare con attenzione le collezioni e a scoprire dettagli inaspettati.”
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Sui problemi e gli ostacoli che inevitabilmente complicano un progetto innovativo Gaia racconta: “Per noi la sfida principale era evitare che i giocatori si concentrassero sullo smartphone perdendosi il museo; per questo abbiamo lavorato molto su una trama avvincente che portasse i giocatori a studiare gli oggetti di fronte a loro con maggiore attenzione.”
A poco più di un anno dal lancio si può fare un primo bilancio: ”Il riscontro è stato ottimo, soprattutto dal pubblico più importante, gli adolescenti. Abbiamo ad esempio testato il sistema con molte classi delle superiori ottenendo ottimi risultati e anche numerosi interessanti suggerimenti su come migliorare la trama. Per questo come InvisibleStudio abbiamo avviato una collaborazione con la prestigiosa Scuola Holden di Torino in modo da poter valorizzare ancora di più la dimensione narrativa dei futuri chatbot.”
I riconoscimenti non si sono fatti attendere, come ci racconta Gaia “ Abbiamo ricevuto una grande attenzione sia della stampa nazionale che degli operatori di settore; ci hanno infatti invitato a presentare il progetto nelle più importanti conferenze museali a Londra, Berlino e Vancouver. Inoltre il progetto è stato finalista al premio per l’Innovazione Digitale per i Beni Culturali del Politecnico di Milano.”
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Non è l’unica esperienza in Italia, come ci confermano “C’è molto movimento attorno ai chatbot nel settore museale. In Italia Reggia di Caserta, Venaria Reale e Maxxi hanno tutti i propri chatbot; in Europa ad esempio la Casa di Anna Frank è stata tra i pionieri. In generale però il nostro si differenzia per essere un esclusivamente un gioco e non un chatbot informativo o una guida virtuale come gli altri chatbot citati.” Una bella occasione quindi per andare a visitare le quattro case museo di Milano in un modo innovativo e divertente.