Filippide corse da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria dei Greci contro i Persiani nel 490 a. C.: fu il primo maratoneta della storia, ispiratore di atleti di ogni epoca, e oggi il suo nome è stato scelto per un progetto che unisce le persone nel segno dell’inclusione della valorizzazione delle diversità. Un’idea visionaria nata nel 2001 da Nicola Pintus, ex atleta ed insegnante di educazione fisica, che da quarant’anni si impegna per permettere a chi ha una disabilità, in particolare a chi rientra nello spettro autistico, di praticare sport in modo strutturato, gratuito e sicuro.
Progetto Filippide: atletica leggera e non solo
Progetto Filippide è presente in diverse regioni d’Italia, ma anche in alcuni Paesi esteri, come Albania, Repubblica Dominicana, Cuba, Tunisia e, in ultimo, Libano: all’atletica leggera, che ne rappresenta il cuore, si affianca la possibilità di praticare anche altre discipline, tra cui nuoto, ciclismo, barca a vela, tennis da tavolo, canottaggio e trekking.
“Vogliamo dare alle persone la possibilità di allenarsi con regolarità, perché lo sport è riconosciuto dal mondo medico-scientifico come efficace strumento riabilitativo e terapeutico per tutti i disabili intellettivi e relazionali», spiega il presidente Nicola Pintus a StartupItalia.
Ad unire i diversi sport che si possono praticare attraverso Progetto Filippide sono alcune caratteristiche importanti per le persone con autismo: «Dalla corsa al ciclismo, si tratta sempre di movimenti facilmente replicabili e ripetitivi, che hanno una durata temporale piuttosto lunga. Nel caso del nuoto, poi, particolarmente indicato per i bambini, si aggiungono il beneficio dell’acqua, che richiama l’ambiente intrauterino, e il rapporto epidermico che si sviluppa con l’istruttore che accompagna in vasca i piccoli atleti, i quali magari a soli 18 mesi di vita hanno già ricevuto una diagnosi di autismo».
Come nasce Progetto Filippide
L’idea ha radici molto lontane: è il 1983 quando Nicola Pintus, allora atleta e insegnante di educazione fisica, fonda l’associazione “Sport e società”. In quegli anni la tematica della disabilità ha ancora poca visibilità all’interno della collettività (la legge 104 arriverà solo nel 1992), ma lui si dà da fare per favorire la pratica dell’attività sportiva nei centri delle circoscrizioni comunali, nelle palestre e nelle scuole nella Capitale.
Un giorno incontra Alberto, giovane con una forma di autismo profondo: non sa né leggere né scrivere e non è autonomo nella vita quotidiana, ma ama correre. Si sviluppa un legame che cambierà la vita di entrambi e che porterà alla nascita di Progetto Filippide. I due amici iniziano ad allenarsi, prima in palestra, poi nei parchi, e infine per le strade delle più grandi città del mondo, da New York a Boston, dove partecipano alle maratone insieme a migliaia di altre persone. In seguito Pintus, appassionato di montagna, porta con sé Alberto al campo base del Monte Everest, esperienza da cui nasce anche un film, “Avventure in Himalaya”, e quindi a una gara di corsa alle isole Svalbard.
Nel frattempo mette sempre più a fuoco il desiderio di permettere anche ad altre persone con autismo di avvicinarsi allo sport: nel 2001 prende il via Progetto Filippide, che da quel momento riceve anche molta attenzione mediatica, aspetto che contribuirà a far scoprire a tante famiglie i benefici dell’attività sportiva per le persone con disabilità. «Nel 2007, per esempio, abbiamo partecipato alla maratona di Praga: eravamo in 60 e la Protezione Civile ci ha aiutato organizzando un volo charter», ricorda Pintus. Nel 2016, grazie al progetto europeo Erasmus Plus (not-for-profit European sport events), inizia anche l’espansione all’estero, mentre nel 2019 l’associazione, che è affiliata alla Fisdir, Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali, e al Comitato Italiano Paralimpico, viene riconosciuta anche dalle Nazioni Unite.
A Roma la “Run for autism”
Progetto Filippide coinvolge oggi circa 600 sportivi con disturbo dello spettro autistico, che possono praticare l’attività prescelta sapendo di essere attentamente seguiti: «Abbiamo un gruppo di 2.500 tra operatori professionali, tecnici sportivi, istruttori, volontari e anche figure specializzate, come logopedisti e psicologi, che accompagnano gli atleti in ogni momento del loro allenamento, secondo il rapporto di uno a uno, e possono intervenire a seconda delle necessità».
Per tutti, comprese le famiglie e tutte le persone interessate ad approfondire e diffondere la conoscenza di questa tematica, l’appuntamento ricorrente è ormai quello della “Run for autism”, una gara su strada che si corre ogni a Roma dal 2009, sempre nel periodo che immediatamente precede o segue la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo (2 aprile).
Non solo: negli stessi giorni viene organizzata una convention internazionale, a cui partecipano anche le delegazioni straniere del Progetto Filippide. «In questa occasione si svolge il Trofeo Filippide di nuoto, oltre alla cerimonia protocollare di apertura, che ricalca quella olimpica, durante la quale si esibisce la nostra squadra di nuoto artistico per persone con sindrome di Down, ormai attiva da oltre 12 anni».
Protagonisti della propria vita
Dal 2020 il progetto può contare sullo stanziamento di fondi da parte del governo attraverso la legge di bilancio: «Un sostegno che ci permette di continuare a offrire alle famiglie la possibilità di far fare attività motoria ai figli con disabilità in modo totalmente gratuito”, conclude Pintus. «Partecipare alle competizioni, come le maratone, fa acquisire consapevolezza dei limiti psicofisici personali e spinge a tentare di superarli: lo sport aiuta tutti a diventare protagonisti della propria vita, ognuno con la sua diversità».