Un’opera unica in Italia, intelligente, dotata di sensori e robot che ne verificheranno in tempo reale lo stato di salute
Non c’è nulla da festeggiare nell’inaugurazione di un ponte sorto per sostituire il crollo improvviso e luttuoso di quello che lo ha preceduto e questo articolo non deve essere inteso come un pezzo trionfalistico in occasione dell’inaugurazione della nuova infrastruttura. Ma il nuovo viadotto che collegherà la Liguria di levante con quella di Ponente, ricucendo i due lembi di una regione a due anni esatti dal drammatico strappo che è costato la vita a 43 persone, sarà una infrastruttura dotata degli ultimi ritrovati tecnologici, tra le prime in Italia ad adottare sistemi di scansione robotizzata. Ecco allora ciò che a oggi rende il ponte San Giorgio un unicum nel Paese.
Due robot per radiografare il ponte San Giorgio
All’estremità di ponente del ponte San Giorgio, il nuovo viadotto che, con le sue 19 campate e 1.067 metri (qui altre caratteristiche tecniche) attraversa da un capo all’altro la valle del torrente Polcevera, si trovano due robottoni gialli.
All’occorrenza, scorrono lungo binari sospesi posti sotto le carreggiate, radiografando il ponte San Giorgio così da rilevare in tempo reale eventuali lesioni della struttura, senza il bisogno di inviare apposite squadre, costruire ponteggi sospesi nel vuoto e interrompere il traffico autostradale.
Lungo tutto il ponte San Giorgio sono stati poi inseriti diversi sensori intelligenti che dialogano costantemente con una centralina, in modo da comunicare agli addetti eventuali spostamenti improvvisi della struttura (la Liguria, è noto, è anche una regione a elevato rischio sismico).
Inoltre, dato che il crollo del ponte Morandi sarebbe stato causato – oltre che dalla presunta incuria, che dovrà essere accertata dalla magistratura – dall’ammaloramento delle strutture in acciaio, esposte all’aria salmastra del mare, il ponte San Giorgio presenta un sistema speciale di deumidificazione per evitare la formazione di condensa salina che potrebbe intaccarne le giunture, fino a eroderle.
Ponte San Giorgio ponte green
Il ponte San Giorgio è poi un’opera green, come del resto lo sono tutte quelle progettate da Renzo Piano, che in merito ha detto: “È un ponte semplice e parsimonioso, ma non banale. Sembrerà una nave ormeggiata nella valle; un ponte in acciaio chiaro e luminoso. Di giorno rifletterà la luce del sole ed assorbirà energia solare e di notte la restituirà. Sarà un ponte sobrio, nel rispetto del carattere dei genovesi”.
Grazie ai pannelli solari fotovoltaici produrrà l’energia necessaria per il funzionamento dei sistemi del ponte e l’illuminazione dei 43 lampioni, uno per ogni vittima del crollo del ponte Morandi mentre tutto il viadotto è stato realizzato riciclando interamente i rifiuti di scavo.