Si tratta probabilmente dell’ennesima prova della tropicalizzazione del Mare nostrum. Un bacino sotto stress termico che cambia volto e abitanti, provenienti dalle zone tropicali del mondo
Non è la prima volta che accade e – con ogni probabilità – non sarà nemmeno l’ultima. Proprio nei giorni in cui sulla spiaggia di Ischia si sono riversati migliaia se non milioni di minuscoli gamberetti, l’Isola d’Elba si è ritrovata assediata dalle meduse. “Colpa della tropicalizzazione del Mediterraneo”, sentenziano gli esperti.
Migliaia di meduse dalla Toscana alla Sardegna
Sono infatti diverse migliaia le meduse segnalate nel Mediterraneo in questi giorni e non solo attorno all’Elba. Da San Giovanni a Portoferraio, nel Livornese, ma il WWF ha raccolto testimonianze analoghe anche ad Alghero, in Sardegna. Non stanno creando problemi perché non è stagione di balneazione, ma potrebbero rappresentare l’ennesima prova che il Mediterraneo è sotto stress termico e sta cambiando non solo volto ma anche abitanti.
Fonte: WWF
WWF: “Nel mare sempre meno pesce e sempre più plastica”
“Questo fenomeno potrebbe essere ricondotto – ha commentato Carmelo Spada Delegato WWF per la Sardegna – alla “tropicalizzazione” del Mediterraneo ovvero al riscaldamento delle acque che amplierebbe il periodo di permanenza delle meduse”. “Nel mare c’è sempre meno pesce mentre aumenta la plastica – ha continuato Spada – l’inquinamento da plastiche è una minaccia che colpisce tante specie marine: 8 milioni di tonnellate di materie plastiche ogni anno finiscono in acqua, oltre 150 milioni di tonnellate navigano in tutto il mondo. In mare aperto e sulle coste italiane la plastica rappresenta il 70-80% dei rifiuti marini. Il Mediterraneo è tra i mari più colpiti”.
Gli ospiti indesiderati nel Mediterraneo
Non solo meduse, perché l’aumento delle temperature sta rendendo il Mare Nostrum l’habitat ideali di specie tipiche di latitudini tropicali. E spesso si tratta di alieni molto più pericolosi per la salute dell’uomo, come il pesce scorpione (Pterois miles), ormai assiduo frequentatore delle coste siciliane, le cui tossine velenose perdurano nel corpo umano anche fino a 48 ore dalla puntura, o il pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus) che può essere facilmente confuso con la variante autoctona, prelibatezza in molte zone del Mediterraneo in grado però di causare spiacevoli intossicazioni alimentari.
L’elenco potrebbe continuare, perché sono sempre di più le specie aliene che finiscono nelle reti dei pescatori. Spesso vengono trasportate dalle navi – quindi anche l’aumento del traffico marittimo in un bacino chiuso come il Mediterraneo ha le sue responsabilità e non solo sul fronte dell’inquinamento dell’acqua – e quando non si rivelano pericolose per l’uomo rischiano comunque di danneggiare irrimediabilmente un ecosistema delicato e dall’equilibrio assai precario.
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Temperature sempre più alte, acqua più salata
Che il Mar Mediterraneo si stia tropicalizzando, ormai è più di una semplice teoria. Lo dicono le evidenze scientifiche, lo testimoniano le specie aliene rinvenute con sempre maggiore frequenza dai pescatori e, soprattutto, lo indicano le temperature. Secondo gli esperti, il 2018 è stato l’anno più caldo dal 1961 (+1,77°C rispetto al valore normale di riferimento 1961-1990) in tutta Europa (per esempio, secondo i dati dell’Osservatorio Meteorologico Milano Duomo, il 2018 è stato il più caldo degli ultimi 122 anni a Milano), ma nel Mare Nostrum la situazione è persino peggiorata dato che l’acqua impiega molto più tempo della terraferma a rilasciare il calore, con picchi anche di 2-3° sulle medie (già alte) degli ultimi periodi.
Se dunque il Mediterraneo prima consentiva al nostro Paese di godere di un clima mite, ora si sta trasformando sempre più velocemente in un gigantesco radiatore, in grado di dare vita a fenomeni atmosferici estremi come i venti fino a 200km orari che lo scorso autunno hanno devastato i boschi del Nord Est. Questo perché l’aria sempre più calda che sale dal Mare si scontra con le correnti fredde che scendono da Nord o arrivano dalla Russia dando vita a mini-uragani. Ma queste non sono le sole conseguenze nefaste del surriscaldamento globale, perché il Mediterraneo è sempre più salato e ha sempre meno ossigeno: rischia insomma di diventare un gigantesco Mar Morto.