Cosa succede se l’arte si trasforma in musica? Succede che si abbattono le barriere. Questa è l’idea della app Multiart, ideata da un collettivo bresciano, The DouglaS MortimerS. Grazie a un algoritmo guidato dall’Intelligenza Artificiale, addestrata da musicisti e artisti, i dipinti di Picasso, Van Gogh e di tutti gli altri pittori possono essere tradotti in musica, rendendoli accessibili a tutti e a tutte, anche alle persone ipovedenti o cieche. L’app traduce in melodie non solo opere d’arte, ma qualsiasi immagine o oggetto. Non solo, ogni utente ha la possibilità di costruire la propria opera multimediale combinando immagini e suoni. Basta solo avere un telefonino.
Come nasce l’idea di Multiart
Multiart nasce in un modo immediato. Spiega Fabio Rebuschi, presidente e fondatore della The DouglaS MortimerS e ideatore di Multiart: «L’idea mi è venuta perché sono sinestetico e quindi volevo far sentire agli altri quello che posso provare». L’obiettivo? «Dare ai colori un suono e una voce in modo che possano esprimere ciò che veramente sono». Così il musicista Fabio contatta due suoi grandi amici: Igor Costanzo, poeta, insegnante e giornalista, e Mauro Maisel Zuliani, pittore. Dall’idea ai fatti, ecco unirsi musica, poesia e colori. Nasce Multiart, che permette di ‘ascoltare’ i colori.
Catturare un’immagine e tradurla in melodia
Già disponibile in 170 paesi e in cinque lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco), sia in versione gratuita sia in versione premium, Multiart segna la strada di una vera e propria rivoluzione. L’app permette di catturare con la fotocamera dello smartphone una qualsiasi immagine – dai dipinti alle fotografie agli oggetti – e trasformarla in musica. Alla sua realizzazione hanno già partecipato oltre cinquanta artisti.
Come funziona Multiart
Il meccanismo è semplice: una volta che è inquadrata l’immagine, l’algoritmo elabora i pixel per raggruppare tra loro i colori ciano, magenta, giallo, nero, arancione e verde, abbinati alle 88 note del pianoforte e a ulteriori 12 matrici. In sostanza, ogni pixel è abbinato a delle note musicali ma la melodia che ne deriva dipende dal tipo di inquadratura. «Con inquadrature diverse – spiega Fabio – le ombre cambiano e quindi anche i colori. Se l’opera è inquadrata in una data maniera, suonerà in una data maniera. Le combinazioni sono pressoché infinite».
Le funzioni di Multiart
Non solo. Una persona ha molteplici possibilità: per esempio, può scegliere una musica di un particolare artista oppure riarrangiare la musica creata per l’immagine, ascoltando dipinti in versione funk, jazz o rock, sulla base della medesima melodia (questa funzionalità è ancora in fase di implementazione). Insomma, con Multiart è possibile non solo trasformare le immagini in musica, ma anche creare opere multimediali personalizzate, accedere a gallerie online di opere multimediali e avere uno spazio virtuale all’interno dell’app, dove si possono esporre le proprie creazioni e interagire con altri utenti.
Sentire i colori: il racconto
Grazie a Multiart, anche le persone cieche o ipovedenti possono «provare un’emozione artistica, sentire i colori» e avviconarsi al mondo dell’arte. Racconta Fabio: «Una ragazza ipovedente ha sentito delle melodie a partire da un quadro», con colori tendenti al rosso. «Lei ha ricollegato Parigi, città dell’amore, ha provato emozioni, ha percepito la sensazione di amore. Il fatto che lei è riuscita a percepire ciò che noi volevamo trasmettere è stato una delle più grandi soddisfazioni della mia vita. Questo aspetto è ciò che più ci appassiona».
Abbinare i suoni delle lingue del mondo ai colori
Il team sta già lavorando a nuove versioni, una delle quali permetterà di abbinare nuovi suoni delle lingue del mondo, anche in quelle in disuso, ai colori. «Per esempio, nella zona di Tenerife parlano con il fischio; è una meraviglia!», racconta Fabio. Il riferimento è al silbo gomero, una particolare lingua formata dai fischi praticata, oltre alle lingue tradizionali, sull’isola di La Gomera, nell’arcipelago delle Canarie, a ovest di Tenerife.
Multiart , valore alla creatività
Multiart può essere utilizzata sia come strumento di lavoro sia come un gioco sia nel mondo scolastico, per avvicinare i bambini all’arte. «Noi diamo spazio e valore alla creatività umana, a qualsiasi cosa che una persona voglia esprimere e che può essere condivisa in tutto il mondo. Cerchiamo di abbattere delle barriere che a oggi sembravano invalicabili. L’unico limite è nella fantasia della persona che sta utilizzando l’app».
«Nuovo Umanesimo digitale»
E’ un «Nuovo Umanesimo digitale» che passa attraverso la tecnologia. Racconta Fabio: «Vogliamo umanizzare il web. Se la bellezza salverà il mondo, lo può fare anche attraverso un’app che permetta alle persone di esprimersi, di esplorare l’arte in forma nuova, nel caso dei ciechi finalmente di sentire ciò che fino a oggi non era stato possibile vedere». I membri del collettivo immaginano «una nuova era di consapevolezza, nella quale sarà l’umanità a sottomettere la tecnologia e non viceversa, al fine di una reale crescita civile e sociale».
Parola d’ordine: inclusione
Multiart è per Fabio e gli altri membri del team una «giostra, un gioco per far divertire con musica, poesia e colori». Tuttavia, Multiart è anche un’app che vuole includere il più possibile: uomini e donne, artisti, giovani, anziani e anziane, persone cieche o normodotate, bambini e bambine di ogni nazionalità. Del resto, le emozioni non possono avere barriere.