«Un piccolo passo per l’uomo, un salto gigantesco per l’umanità» oggi potrebbe essere dimostrare un po’ di civiltà. Attorno alla Terra gravitano oltre 1 milione di rifiuti
In questi giorni ricorre il cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna. Tutti noi, una volta tanto, ci prendiamo una pausa dalla nostra routine terrestre quotidiana per volgere lo sguardo al cielo e porci mille e più interrogativi filosofici ed esistenziali. Il Moon Day potrebbe essere allora l’occasione perfetta per ricordare anche qual è stata “l’altra faccia”, quella rimasta in ombra, della conquista spaziale: abbiamo “riempito” lo spazio di rifiuti. Almeno quello attorno al nostro pianeta.
Quanti satelliti orbitano attorno alla Terra?
Bella domanda. Perché dai tempi dello Sputnik I, in cui la conquista dello spazio era esclusivo appannaggio degli Stati, oggi la situazione è cambiata parecchio. Sono soprattutto i privati a mandare in orbita oggetti. In genere satelliti, essenziali per le telecomunicazioni.
Qualche anno fa Richie Carmichael, software developer di Esri, azienda che sviluppa sistemi di geolocalizzazione, ha avviato un progetto curioso che mappa più o meno in tempo reale i satelliti tra la Terra e la Luna. Quelli tenuti d’occhio sono circa 15mila. Oltre l’80% ha smesso di funzionare da tempo, ma essendo troppo complesso – e costoso – riportarli giù sono rimasti lassù, a schizzare sulle nostre teste a oltre 28.000 Km l’ora.
Cosa sono i space debris?
Ma nello spazio c’è ben più di qualche satellite. In gergo sono chiamati “space debris” e, come la spazzatura terrestre, ricomprendono una categoria assai ampia: pezzi di moduli, rottami di satelliti in disuso, ciò che resta di sonde e robottini e persino oggetti lasciati dagli astronauti durante le missioni spaziali.
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I più pericolosi sono gli space debris più piccoli, persi nello spazio a seguito di impatti tra satelliti, perché diventano veri e propri proiettili, capaci di forare tanto le tute degli astronauti durante i già delicati momenti di riparazione dei mezzi su cui viaggiano o stazionano (pensiamo alla Stazione Spaziale Internazionale) ma persino la “carlinga” delle stesse astronavi. Un pulviscolo altamente mortale.
Credit: NASA ODPO
L’ultimo censimento parla di oltre 30mila space debris da 30 centimetri e di circa e un milione di dimensioni inferiori. La NASA studia il fenomeno, le sue evoluzioni ed eventuali modi di intervento per arginarlo con l’Orbital Debris Program Office.
Credit: NASA ODPO
Le soluzioni pensate per raccogliere i rottami spaziali (che un giorno – come ricorda l’Agenzia Spaziale Europea – potrebbero anche tornare sulla Terra e rendersi doppiamente pericolosi sia per l’impatto con il nostro pianeta sia per la dispersione di materiali particolarmente velenosi), non mancano, ma faticano a essere finanziate. Perché lo spazio, nell’attesa che venga conquistato, viene ritenuto “di nessuno”.