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Il 12 luglio 2023 il Parlamento Europeo ha approvato la legge per il ripristino della natura (Nature Restoration Law), un progetto mirato al ripristino della biodiversità e al recupero delle aree naturali gravemente compromesse. I voti a favore sono stati 336, 300 i contrari e 13 gli astenuti. 

La legge si inquadra nel framework generale del Green Deal Europeo e fa parte della Strategia per la Biodiversità al 2030. Con esso, la Commissione ha voluto porre le basi per poter svolgere un ruolo di leadership ai negoziati sul Global Biodiversity Framework post-2020 che si concluderanno alla COP15 (Convenzione sulla biodiversità), in programma a Montréal il prossimo dicembre.

Il ripristino della natura rappresenta un tema di primo piano anche nell’agenda internazionale: l’anno scorso le Nazioni Unite hanno proclamato il decennio 2021-2030 “Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi” (UN Decade on Ecosystem Restoration 2021-2030).

Cosa stabilisce la Nature Restoration Law: un ripasso

Innanzitutto, il provvedimento proposto è un regolamento e quindi, a differenza di una direttiva, entrerà immediatamente in vigore a livello degli Stati membri una volta adottato dagli organi comunitari.

In secondo luogo, a differenza di quanto avvenuto con le precedenti direttive in materia, che erano su base volontaria, il raggiungimento degli obiettivi sarà giuridicamente vincolante per gli Stati membri. Entro due anni dal completamento dell’iter legislativo, gli Stati avranno l’obbligo di adottare dei Piani nazionali di Ripristino.

Gli obiettivi della legge prevedono di mettere in atto misure che coprano almeno il 20% del territorio terrestre e marino dell’Unione, tutto questo entro il 2030, secondo quanto stabilito dagli impegni internazionali del programma delle UN “Kunming-Montreal Global Biodiversity”, con estensione entro il 2050 a tutti gli habitat che necessitano di recupero.

La proposta si articola su 7 specifici target per diversi habitat (foreste, ecosistemi agricoli, aree urbane, fiumi, mari). Verrà data priorità agli ecosistemi con il maggior potenziale di rimozione e stoccaggio del carbonio e che permettano la prevenzione o la riduzione dell’impatto degli eventi estremi. Si tratta delle cosiddette NBS (Nature Based Solutions) come le torbiere, le zone umide, le praterie marine (mangrovie, Posidonia).

Chi ha supportato il regolamento

«Questa legge va bene anche per coloro che hanno votato contro», ha dichiarato César Luena, l’eurodeputato spagnolo. «Voglio ringraziare in particolare gli scienziati e i giovani perché ci hanno convinto che abbiamo bisogno di avere questa legge. E la avremo!»

Oltre agli europarlamentari che da tempo supportavano l’approvazione del regolamento e che si sono battuti contro le posizioni più conservatrici del PPE (Partito Popolare Europeo), anche in Italia c’è stato un forte sostegno ai movimenti ambientalisti europei. 

Nei mesi precedenti all’approvazione, oltre 200 organizzazioni italiane nonché centinaia di ricercatori, accademici, enti e istituzioni avevano compilato il Manifesto per la Nature Restoration Law in cui chiedevano agli europarlamentari l’approvazione del regolamento, sottolineandone l’importanza per la biodiversità europea e più in generale per l’ambiente, la sostenibilità, il benessere delle persone ed evidenziando come il tempo della vera transizione ecologica stesse finalmente arrivando.

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Re-plant, come l’immagine in alto

Per affrontare il cambiamento climatico potrebbe non bastare il Ripristino

Tuttavia, è importante notare che il ripristino della biodiversità e il recupero delle aree naturali gravemente compromesse da soli non possono risolvere l’intera sfida del cambiamento climatico.

A tal fine, un approccio legato al ripristino deve essere integrato dalle altre strategie di sostenibilità descritte dai 4 principali pillars definiti dal Parlamento Europeo:

  1. Sequestro di carbonio: ecosistemi sani, come foreste, zone umide e praterie, agiscono come aree di assorbimento del carbonio, immagazzinando CO2 dall’atmosfera.
  2. Regolazione del clima: gli habitat naturali contribuiscono alla regolazione del clima influenzando i modelli meteorologici locali, regolando la temperatura e influenzando le precipitazioni.
  3. Protezione della biodiversità: il ripristino degli ecosistemi contribuisce a promuovere la biodiversità e ai servizi ecosistemici come l’impollinazione, il ciclo dei nutrienti e il controllo dei parassiti.
  4. Adattamento e resilienza: gli ecosistemi ripristinati possono migliorare la resilienza delle comunità agli impatti dei cambiamenti climatici.

Un approccio completo per affrontare il cambiamento climatico richiede, infatti, una combinazione di strategie di mitigazione (riduzione delle emissioni) e di adattamento (costruzione della resilienza). Interventi legislativi come la Legge sul Ripristino della natura possono aiutare a favorire un quadro per stabilire le priorità, ma dovrebbero far parte di una serie più ampia di azioni per combattere il cambiamento climatico.

Boschi Vivi e Re-plant, le startup italiane che fanno ripristino ogni giorno

In Italia, tale approccio integrato viene portato avanti, tra gli altri, da due realtà molto dinamiche che si occupano di tematiche ambientali e forestali. Seppur attraverso attività di differente natura, la genovese Boschi Vivi e la milanese Re-plant si occupano di tematiche di conservazione ambientale in contesti urbani e rurali.

Boschi Vivi è una cooperativa che gestisce il bosco a scopo commemorativo, nel rispetto della persona, del territorio e della natura. Un’alternativa al tradizionale sistema cimiteriale che permette l’interramento delle ceneri in area boschiva. Tramite l’acquisizione o la presa in gestione di un’area boschiva da Enti sia pubblici che privati, Boschi Vivi provvede a restituirla alla comunità, con la rigenerazione dell’area in oggetto, sia per quanto riguarda il recupero ambientale e vegetazionale sia per il miglioramento della fruibilità. L’area dove viene attuato il servizio viene monitorata e gestita nel tempo, e l’accesso è libero per tutti.

Re-plant è un’associazione che ha come scopo quello di promuovere una cultura del riciclo e del verde. Il progetto nasce da professionisti e appassionati del settore, al fine di creare una rete di persone che si impegnino nella cura dell’ambiente, utilizzando il riciclo delle piante e dei materiali legati al mondo green. Si occupano di recuperare piante e arbusti in stato di abbandono in città e di ripristinarli in un ambiente accogliente, attraverso tecniche adattive, e offrono consulenze personalizzate, servizi di custodia e/o cura della pianta, noleggio delle piante recuperate e trasporto delle piante.

Entrambe, a loro modo, non solo contribuiscono al ripristino della natura, ma svolgono anche un ruolo nella mitigazione dei cambiamenti climatici, in quanto le foreste e i “sistemi verdi” in città agiscono come serbatoi di carbonio, assorbendo e immagazzinando anidride carbonica dall’atmosfera. 

Secondo Anselma Lovens, fondatrice di Boschi Vivi, le misure previste dalla Restoration Law sono interessanti e promettenti, ma necessitano di un completamento e di una garanzia di attuazione. 

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Re-plant

Per questo motivo, le due realtà agiscono con un approccio integrato che comprende azioni di ripristino, ma anche di manutenzione, cura e diffusione di una nuova cultura della sostenibilità e del riutilizzo.

Il bosco commemorativo di Boschi Vivi ha già usufruito in passato della misura 5.1, focalizzata sulla conservazione ambientale, della Pac (lo strumento di finanziamento all’agricoltura della Commissione europea) e ha potuto realizzare interventi volti a rendere più stabile l’ecosistema autoctono, eliminando le specie estranee invasive. Allo stesso modo, Re-plant, negli anni, ha collaborato con cittadini privati, associazioni e diversi attori pubblici e privati milanesi in opere di ristorazione e conservazione con un impatto visibile sul sistema del verde cittadino. 

A proposito della Restoration Law, i professionisti di Re-plant serbano la speranza per il futuro che possa essere implementata nel modo più efficace e che i decisori politici inizino a concepire la questione ambientale come una possibilità e non come un problema, attraverso una visione olistica. Sulla realizzabilità della legge, non si dimostrano molto ottimisti, in quanto, nonostante il supporto dei gruppi verdi di europarlamentari e delle 200 organizzazioni italiane del Manifesto per la Nature Restoration Law, esistono ancora importanti lobby economiche in opposizione alla sua piena messa in opera.

Nature Restoration Law: la visione delle startup italiane

La loro visione è caratterizzata dall’intervenire a difesa di un patrimonio verde già esistente oltre che a generarne di nuovo.

«È certamente importante riforestare la terra, ma è altrettanto importante mantenere e curare le piante che già abbiamo. Inoltre, i due anni della nostra attività ci insegnano che le piante recuperate, che hanno con sé una storia di vita e sopravvivenza, sono più forti», sostiene Sonia Magnifico, Team assistant Re-plant Milano.

Inoltre, ci spiega Boschi Vivi, in Italia, così come in altri stati europei, bisogna fare i conti con la frammentazione delle proprietà boschive che rende gli interventi sulle foreste di difficile attuazione. Sarebbe necessario lavorare alla creazione di un tessuto boschivo più unificato, capace di attrarre maggiori fondi e incentivi.

È importante, inoltre, non trascurare l’impatto ambientale delle produzioni industriali e del modello consumistico attuale sugli ecosistemi e riflettere sul ruolo che le imprese potrebbero svolgere nell’attivazione di interventi volti al ripristino ambientale. 

Concentrare l’attenzione meramente sui comportamenti individuali rischia di colpevolizzare i privati cittadini e trascurare l’impatto sociale e ambientale di un’offerta non sostenibile. Rischia inoltre, sottolinea Anselma Lovens, di indebolire il meccanismo di premiazione di attori virtuosi e di disincentivo di quelli che generano maggiori esternalità negative, in una dinamica consumistica incontrovertibile.

Allo stesso modo, quando si parla di “ripristinare” o “manutenere” un ambiente naturale non si può intendere semplicemente lasciare evolvere un ecosistema a suo piacimento, in quanto millenni di interazione tra uomo e natura hanno portato con sé una serie di elementi di unione, come i sentieri o i muretti a secco nei boschi, creati proprio per evitare che il passaggio dell’uomo avesse un impatto troppo invasivo.

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Boschi Vivi

La conservazione e il ripristino della natura sembrano quindi argomenti molto dibattuti, ma che non sempre vengono analizzati nei loro aspetti più concreti e di urgente intervento. 

«Si rischia, infatti, di generalizzare il concetto di protezione naturale e non andare a fondo veramente nel contrasto di determinate problematiche», sottolinea Anselma Lovens, fondatrice Boschi Vivi.

C’è chi però lavora all’attivazione di misure volte al ripristino ambientale con un approccio olistico, come Boschi Vivi e Re-plant, che ogni giorno si impegnano nel perseguire gli obiettivi di diversi pillars tra quelli definiti dal Parlamento Europeo, quali ad esempio Protezione della Biodiversità e Adattamento e Resilienza.

In questo modo, Boschi Vivi e Re-plant, insieme a tutte le altre realtà che operano in questo campo, contribuiscono al ripristino e alla conservazione degli ecosistemi naturali e alla promozione di pratiche sostenibili in Italia, in modo non generalista e fortemente pragmatico.