Per gli scienziati si è assistito a una progressiva erosione di tutte le specie, anche le più diffuse. Le cause? Strettamente collegate all’attività umana
Sono i reali discendenti dei dinosauri quindi, in qualche modo, esistono da milioni di anni, eppure sono anche fragili e più di altri esposti ai cambiamenti climatici. Parliamo degli uccelli. La loro vitalità viene considerata spia importante dello stato di salute del pianeta. E, secondo un recente studio, in solo mezzo secolo negli USA ne sono spariti oltre 3 miliardi.
Foto: Lipu
La strana e rapida moria degli uccelli
Ritornava una rondine al tetto / l’uccisero: cadde tra spini/ ella aveva nel becco un insetto/ la cena deì suoi rondinini. Questi pochi versi presi in prestito da Giovanni Pascoli che hanno fatto piangere generazioni di studenti forse aiutano meglio a comprendere il dramma in atto nei cieli statunitensi. Nel caso i numeri – incredibili – non fossero sufficienti. Quante rondini non hanno più fatto ritorno al nido nelle afose serate estive? Quanti pulli (i piccoli degli uccelli) sono morti di stenti nel nido attendendo inutilmente il ritorno dei genitori?
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Secondo lo studio “Decline of the North American avifauna” pubblicato sulla rivista Science, sono almeno 3 miliardi gli uccelli deceduti negli ultimi 50 anni. Solo negli Stati Uniti d’America. Una cifra a dir poco spaventosa e difficile persino da raffigurare. A compilare questo macabro elenco un team di scienziati guidati da Ken Rosenberg del Laboratorio di ornitologia della Cornell University che ha condotto ricerche per circa cinque anni.
Foto: Lipu
A sorprendere negativamente gli studiosi non solo i numeri, ma anche il fatto che non sembrino esserci specie immuni ai cambiamenti apportati dall’uomo. Infatti, mentre ci si aspettava un forte arretramento delle specie a rischio controbilanciato però da una sostanziale tenuta di quelle più comuni, i dati hanno dipinto ben altro scenario, con una sparizione generalizzata che non presenta “superstiti”. A farne le spese, insomma, tanto aquile e condor quanto passeracei e canarini.
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Le cause di questa moria tanto diffusa? Come si anticipava, in gran parte legate all’attività umana: riduzione delle foreste e degli habitat naturali e progressiva sparizione degli insetti per l’uso intenso dei pesticidi in agricoltura. Per gli stessi motivi si teme che anche specie insettivore di un’altra presenza fissa dei cieli, il pipistrello, possa aver subito declini analoghi, riducendo a poche colonie la famiglia del simpatico mammifero volante.
Foto: Lipu
I cieli europei sono più vivaci?
E in Europa? Il Vecchio Continente potrebbe forse essersi mosso per tempo: quarant’anni fa, ovvero il 2 aprile del 1979, veniva infatti siglata a Bruxelles la direttiva “Uccelli” ancora oggi ritenuta pilastro fondamentale per la tutela della biodiversità avicola. Si deve infatti a quel documento, recepito dai Parlamenti nazionali dei singoli Stati membri (in Italia tramite la legge 157 del 1992), l’istituzione di 5.646 zone zone protette e, secondo i dati di Lipu (Lega italiana protezione uccelli), il consequenziale salvataggio di 500 specie di uccelli nidificanti o svernanti a rischio estinzione. Ma questo non ci faccia dormire sugli allori: sempre Lipu ricorda infatti che solo in Italia 77 specie di uccelli oggi versano in uno stato di cattiva conservazione (su 250 nidificanti in Europa). Insomma, occorre fare molto di più perché nessuno di noi vuole piangere ancora al pensiero di rondini che moriranno attendendo che la mamma faccia ritorno al nido.