Il mondo della musica e dell’industria culturale è stato messo a dura prova durante il corso della pandemia da Covid-19 e le donne sono state coloro che hanno pagato maggiormente le conseguenze di questa crisi. Anche nell’industria musicale, le disuguaglianze di genere e gli ostacoli vissuti quotidianamente dalle professioniste del settore non lasciano spazio all’immaginazione.
Secondo il report Women in Music promosso da SAE Institute, a livello internazionale solo in ambito produzione il rapporto donna-uomo è 1 a 37, mentre nell’autorialità, quindi nel ramo di scrittura di testi e musica, la presenza femminile è poco più del 12%.
Attraverso un campione di donne e uomini presenti all’interno dell’industria musicale – in particolar modo divisi tra professionisti legati alla performance (musiciste, autrici, cantanti e cantautrici; professionisti del backstage) e nel mondo del management – il report Women in Music analizza, quindi, quelle che sono le maggiori peculiarità in termini di gender gap all’interno del settore.
E tra le maggiori cause di questa problematica, il report sottolinea la presenza di una cultura patriarcale radicata nel tessuto del nostro Paese e a causa della quale, le donne all’interno del panorama musicale italiano, non solo hanno un accesso limitato alle opportunità di crescita nel settore, ma anche un diverso trattamento economico rispetto ai colleghi uomini e continuano a sperimentare quotidianamente un linguaggio “al maschile” che non rispetta e riconosce i ruoli femminili specializzati eo apicali.
Un’analisi, quella di SAE Institute, di cui Alessandra Micalizzi, PhD, psicologa e internal lecturer di SAE, è responsabile e che punta a far luce sulla condizione femminile nel settore, cercando così di dare voce a tutte le professioniste del panorama italiano ed internazionale.
“Siamo abituati a pensare a questa disuguaglianza come punto di arrivo; in realtà, è una condizione che ci accompagna da sempre e semmai è il riflesso presente in tutta l’industria culturale, in tutto ciò che è cultura. La cultura è potere e, da sempre, la donna è stata esclusa da questa dimensione: inizialmente non poteva istruirsi, non poteva scrivere, non poteva quindi produrre contenuti. Se pensiamo alla letteratura che studiamo, sono pochissime le autrici donne che incontriamo sul nostro cammino. Adesso naturalmente il settore è cambiato, ma è stato il frutto di un cambiamento introdotto tempo prima in quanto l’editoria è un’industria sicuramente più vecchia rispetto a quella musicale. In realtà, l’industria musicale ha ereditato tutti quei modelli classici che funzionavano in altri settori dell’industria culturale – racconta a StartupItalia Alessandra Micalizzi – Nella musica si è taciuto di più sulla presenza delle donne nel settore perché ci si è sempre appellati al concetto di talento. Con l’alibi del talento, si sono sempre giustificate le disuguaglianze che, invece, hanno da sempre avuto differenze di matrice culturale oltre che identitaria e psicologica. In questa logica, le donne non vengono mai sfavorite ma semplicemente indicate come meno brave degli uomini. In realtà, non è così e dalla nostra ricerca abbiamo visto che gli ostacoli all’ingresso vissuti dalle donne nel settore non sono pochi e purtroppo si mantengono anche una volta superata quella barriera”.
E anche dal punto di vista di gender pay gap – ovvero di disuguaglianza salariale tra uomini e donne – i dati riportano una grave disparità in cui, spesso, il confrontarsi su retribuzioni e salari è ancora un tabù.
“Nella musica si è taciuto di più sulla presenza delle donne nel settore, perché ci si è sempre appellati al concetto di talento. Con questo alibi si sono sempre giustificate le disuguaglianze”
“Quello che caratterizza questa discriminazione è sicuramente una forte sessualizzazione. Sia negli uffici, che sul palco e nel backstage c’è questa tendenza del pensare alla donna non solo come figura valutata per le sue competenze ma come overall, in cui la dimensione fisica ha una sua preponderanza rispetto ad altri elementi. Dalla “bella presenza” ad altre doti fisiche, spesso questi elementi diventano strumenti per cannibalizzare delle competenze tecniche e professionali validissime e al pari delle figure maschili, ma passa spesso il messaggio che si sia arrivati ad un certo punto della propria carriera grazie al proprio corpo – racconta a StartupItalia Alessandra Micalizzi – Rispetto alla parte economica, nei contesti strutturati come nell’industria discografica, il gap è dato spesso da posizionamenti lavorativi differenti. Le donne vivono una sorta di segregazione verticale, per cui sono collocate solo in determinati ambiti e solo fino ad un certo punto della loro carriera, non arrivando a guadagnare quanto un uomo. Nell’ambito del backstage, invece, le artiste ci hanno raccontato che nella loro esperienza, hanno notato che con loro non parlano mai di soldi e retribuzione. E’ come se la parte economica in questo ambito dovesse essere negoziata da una figura che, in genere, è un uomo.”
Raccontare le donne e supportare la loro carriera nell’industria musicale
Ed è proprio per sensibilizzare, informare e combattere la violenza di genere e le disuguaglianze culturali all’interno del settore musicale che, progetti italiani come la community di Equaly, puntano a diffondere nuova consapevolezza sul tema..
“Siamo nati nel luglio 2021 dalla volontà di 7 professioniste del settore della musica: Sara Colantonio, Irene Tiberi, Francesca Barone, Josie Cipolletta, Irene Zamboni, Lucia Stacchiotti, Federica Pantini. Dopo qualche anno passato come attiviste per gruppi o associazioni internazionali, ci siamo rese conto come i tempi fossero prematuri per portare avanti la nostra battaglia in linea con altri paesi che, nei fatti hanno, non solo un’industria musicale specifica e spesso diversa da quella che viviamo in Italia, ma anche politiche in fatto di diritti sociali variegati e solitamente più avanzati. – racconta Equaly a StartupItalia – Partendo da qui abbiamo sviluppato una linea di azione che fosse concentrata sull’evoluzione dell’industria musicale italiana. In un solo anno abbiamo attivato molti progetti e consulenze e momenti formativi che hanno riscontrato una ricezione sempre positiva e costruttiva. Anche se c’è ancora molto lavoro da fare, siamo sulla strada giusta”.
Per arricchire la narrazione del settore musicale che, ad oggi, tratta ancora troppo spesso solo del genio maschile, Equaly aiuta le professioniste anche a fare rete e a condividere le proprie esperienze nella loro community.
“Se è vero che da una parte, offriamo formazione, opportunità di lavoro, postiamo in continuazione opportunità dal mondo della musica e affini, è anche vero che la meraviglia che abbiamo creato in poco più di un anno sta soprattutto nel luogo non luogo in cui ci conosciamo, ci scopriamo professionalmente e umanamente e ci confidiamo. Con gli incontri dal vivo in particolare abbiamo osservato come, ampliando la propria rete, sia come mutuo aiuto e alleanza tra donne, si faccia davvero la differenza: all’interno di questo settore è indispensabile darsi una mano a vicenda, consigliarsi, e costruire intorno a sé una solida community di sostegno.- racconta Equaly – È di importanza primaria che si parli il più possibile di donne che fanno musica, di donne che lavorano nella musica, delle disuguaglianze di genere e dell’importanza della parità di genere in questo settore: si sensibilizzano rispetto a questi temi e problemi donne e uomini che fanno parte del music business, persone che vorrebbero lavorarci, contribuendo così a diffondere, anche in aziende del settore, festival, associazioni, imprese e fondazioni una cultura che rispetti e rappresenti le diversità”.
Un progetto concreto per supportare le donne nella musica: nascono le borse di studio SAE
E nascono proprio come il frutto della collaborazione tra SAE Institute network di formazione in ambito creative media, POCHE Cltv, collettivo di music producer italiane, e Equaly, le due borse di studio del valore di 5.400 euro ciascuna per aiutare le giovani donne ad approcciarsi al panorama musicale. Le borse di studio sono riferite ai corsi in partenza a febbraio 2023 di Urban Music Production ed Electronic Music Production e rientrano in un più ampio progetto di analisi e lotta alle disparità di genere nell’industria musicale.
“Siamo state coinvolte da SAE insieme al collettivo POCHE per far parte della giuria che valuterà le candidature di quelle ragazze che richiederanno di accedere alla borsa di studio per partecipare al corso “Electronic e Urban Music Production” con scadenza 20 febbraio 2023. – racconta Equaly a StartupItalia – SAE condivide la nostra visione e oltre ad organizzare dei panel di sensibilizzazione sull’argomento vuole contribuire in modo pratico alla risoluzione del problema e partire dalla formazione è un’ottima strada, probabilmente una delle migliori. Abbiamo già fatto altre iniziative simili e continueremo a farne perchè crediamo che agire sulla formazione e sensibilizzare le ragazze su questi temi, anche con programmi di mentoring, sia uno dei modi migliori e più efficaci per fare dei passi sempre più lunghi verso il raggiungimento della parità di genere”.