A denunciarlo Cittadini per l’Aria. L’intera baia avvolta da una pesante coltre di inquinamento. Superati di cinque volte il limite di legge
Napoli affoga, letteralmente, nello smog. Ma, sorpresa, il principale imputato questa volta non è il traffico cittadino e nemmeno il riscaldamento urbano. Se nella città partenopea si registrano picchi di inquinamento atmosferico fino a 220 volte più elevati rispetto alle aree con aria pulita, la colpa è del porto. O, per meglio dire, delle grandi navi che vi stazionano per ore con i motori accesi.
Che brutta aria che arriva dal mare
È questo il risultato delle misurazioni condotte in vari punti della città e nel porto di Napoli il 26 e 27 aprile scorsi da Cittadini per l’Aria in collaborazione con il Comitato per la Vivibilità Cittadina e il supporto tecnico degli esperti dell’ONG ambientalista tedesca NABU. Queste concentrazioni di particelle ultrafini, fanno sapere dalla onlus che ha effettuato le misurazioni, hanno origine dalle emissioni delle navi “e mettono a grave rischio la salute dei cittadini, oltre che l’ambiente”.
Il golfo di Napoli avvolto da una coltre di inquinamento
“Durante il primo giorno di monitoraggio – ha denunciato Anna Gerometta, Presidente di Cittadini per l’Aria – l’intero golfo di Napoli era avvolto da una pesante coltre di inquinamento. I livelli di PM10 (220μg/m³) sono risultati fino a oltre cinque volte il limite di legge (40 μg/m³). A questo risultato hanno certamente contribuito i fumi delle navi. Infatti, vengono ormeggiate per decine di ore a motori accesi a pochi metri dalle case dove abitano i napoletani”.
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…E non solo Napoli
“Un problema enorme – ribadisce Gerometta – che abbiamo già constatato e misurato a Genova, Livorno, Venezia, Civitavecchia, La Spezia, Savona e Ancona. Il Governo italiano deve farsi avanti per sostenere la designazione del Mar Mediterraneo come Area a Controllo delle Emissioni di zolfo e azoto (SECA e NECA)”.
L’appello ai ministri Costa e Toninelli
“Studi recenti indicano che – ha continuato Gerometta – , con questa misura, si salverebbero in Italia 500 vite all’anno e si avrebbero benefici socio-economici fino a 2,5 miliardi di euro. Ci appelliamo ai ministri Costa e Toninelli perché facciano subito un passo avanti per sostenere il progetto di ECA nel Mediterraneo. Dimostrino, come già fatto da Francia e Spagna, di avere davvero a cuore la salute dei cittadini”.
“Chi inquina, paghi”
“Allo stesso tempo – ha proseguito la numero 1 di Cittadini per l’Aria -, è essenziale che le società di navigazione si rendano responsabili del danno che provocano alla qualità dell’aria e la salute della popolazione e adottino subito misure rendere più pulite le loro navi. Al contrario, queste aziende, che pure beneficiano di contributi pubblici, rifiutano di sostenere i costi per adottare i sistemi e le tecnologie necessarie a ridurre le emissioni. Si smetta subito di investire denaro pubblico per sostenere armatori con navi che inquinano l’aria che respiriamo”.
Quell’ordinanza rimasta lettera morta
Eppure, proprio Cittadini per l’Aria ricorda che Napoli ha adottato, unica città in Italia, un provvedimento vincolante che governa le emissioni delle navi. Secondo la onlus, però, le misure previste non sono sufficienti. “Napoli sia d’esempio anche nella richiesta al Governo per il sostegno all’adozione di un’area ECA nel Mediterraneo”, auspica Gerometta.
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“I dati presentati oggi confermano quanto emerso a seguito del campionamento realizzato dai cittadini del Comitato di Vivibilità Cittadina a luglio 2018. Risultò che in prossimità del porto i livelli medi di NO2 misurati erano fino a 93 μg/m³. Ben oltre il doppio del limite di legge (40 μg/m³), con conseguente gravissimo rischio per chi lavora e chi vive nelle vicinanze”, ha aggiunto Mario Fontana, responsabile per l’ambiente del Comitato di Vivibilità Cittadina. “Invitiamo tutte le autorità competenti, dalla Regione al Comune, ad assumere al più presto ogni iniziativa volta a ridurre le emissioni navali a Napoli e negli altri porti campani”.
Lo smog delle navi arriva in tutta Napoli
Il Dottor Axel Friedrich, l’esperto che ha effettuato le misurazioni, ha dichiarato: “Ho potuto intercettare le polveri emesse dalla nave da crociera in arrivo nel porto (Mein Schiff Herz di TUI) che hanno innalzato la media del particolato a 25.000 pt/cm³ con picchi di 98.000 pt/cm³, anche con rilievi effettuati anche oltre gli 800 metri di distanza. In tal modo si è dimostrato come le emissioni navali impattino immediatamente in una vasta porzione di Napoli. Per fare un esempio, il livello di particelle ultrafini in una situazione di aria pulita è inferiore a 1.000 pt/cm³. Nelle grandi città varia da 3.000 a 5.000pt/cm³ per arrivare a 10.000 pt/cm³ in strade con molto traffico”.
I danni per la salute
Gli inquinanti atmosferici emessi dalle navi – denunciano sempre da Cittadini per l’Aria -, danneggiano la salute umana, l’ambiente e il clima. Il particolato è collegato a gravi problemi di salute come le malattie cardiovascolari e respiratorie, ictus e cancro.
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“La Commissione europea – ricordano dalla onlus – stima che ogni anno, in Europa, 50.000 persone muoiano prematuramente per l’inquinamento causato dalle emissioni navali. Vivere in prossimità di un porto incrementa del 31% la probabilità di tumore al polmone. Del 51% il rischio di morte prematura ricollegabile a malattie neurologiche”.
L’esempio norvegese
“In un’Area ECA, gli operatori navali utilizzano carburanti a basso tenore di zolfo e catalizzatori per le emissioni di azoto. Usando questi carburanti possono ridurre grandemente le emissioni e utilizzare filtri antiparticolato per ridurre al 99% le emissioni nocive. La Norvegia dal 2026 vieterà le proprie acque alle navi che utilizzano carburanti inquinanti. Ed entro il 2030, consentirà la navigazione alle sole navi a emissioni zero”. Un esempio da seguire, per fare in modo che a Napoli si torni a respirare solo il piacevole odore salmastro del golfo.